"Perchè mi stai facendo questo? Cosa ti ho fatto? Cos'è che ti spinge ad essere così crudele?" Le parole continuavano a fuoriuscire dalle mie labbra come un fiume in piena.
"Sta' zitta" tuonó Daniel.
***
Quelle parole continuano a tornarmi in mente creando una confusione all'interno da farmi venire voglia di sbattere il cranio contro il cruscotto dell'auto. Come puó Dylan conoscere Daniel? Perchè non devo mai guardarlo negli occhi? È successo qualcosa tra di loro? Mille domande, nessuna risposta.
Il clima in auto è calmo, Dylan non ha più aperto bocca dalla sua ultima frase nonostante le mille domande che gli ho rivolto.
Arriviamo finalmente a casa mia e il ragazzo rallenta, accostandosi alla staccionata in legno che circonda la casa.
"Bene..." inizia "quindi questa è casa tua?"
"Giá, ti piace?" Domando, accorgendomi di aver detto una stupidaggine.
"Bè sì, non è proprio il mio genere... ma è carina" risponde lui, sorridendo.
"V-vuoi entrare?" Le parole escono da sole dalle mie labbra e prima di accorgemene sento le mie guance avvampare e mormoro uno "scusa", ma lui non sembra sorpreso. Forse non sono la prima ragazza da cui si è sentito chiedere questo.
"Mi piacerebbe" risponde lui secco.
Scendo dall'auto ancora imbarazzata dalla situazione e mi precipito ad aprire la porta.
"Mamma? Ci sei?"
Nessuna risposta. Di solito sarebbe stata giá a casa e preparare la cena... che strano.
"Bè, mia madre non c'è quindi.."
Ma quindi cosa? Alyssa ma che fai? Chiudi la bocca. Il mio subconscio mi rimprovera ed io arrossisco per l'ennesima volta.
Saliamo lungo la scala in legno per arrivare al piano superiore, da lí raggiungiamo camera mia.
"Quindi..." inizio "come conosci Daniel?"
Alle mie parole Dylan smette di camminare avanti e indietro per la camera e mi rivolge uno sguardo.
"Non è questo ciò che vuoi sapere." sputa lui ridendo.
"Ti stai chiedendo come facevo a sapere dove ti trovavi, e vuoi anche sapere perchè ti ho difesa."
Non aveva tutti i torti, anzi ci aveva preso in pieno. Volevo proprio sapere il perchè di tutto ciò che era successo poco meno di un'ora prima.
"Ho ragione, non è così?" La sua voce si fa sottile mentre accorcia la distanza tra di noi.
Annuisco.
"Prevedibile." Aggiunge ridacchiando.
"Pensi di riuscire a spiegarmelo oppure hai bisogno di una lettera di richiesta con tanto di francobollo?" Non mi riconosco più, questo ragazzo mi fa perdere il controllo.
"Qualcuno quì è irritato, o sbaglio? Sembra che il tuo cuore voglia esplodore, rilassati." Dice lui calmo, fin troppo calmo.
"Sei tu ad irritarmi." Sbotto.
"Bè, una persona che ti ha appena salvato la vita non vorrebbe sentirsi dire questo, ma se è così... forse è meglio che vada."
"No! Ascolta mi dispiace, ma voglio davvero sapere la verità." Dico, appoggiandogli una mano sulla spalla. Sento una scossa.
"Alyssa" inizia lui "sono successe cose che, se solo provassi a spiegartele probabilmente mi rideresti in faccia."
"Non lo puoi sapere, devi provarci."
Fisso i miei occhi nei suoi e aggiungo:
"Ho il diritto di sapere".Dylan prende un grande respiro sedendosi sul letto, sta per iniziare a raccontare quando, all'improvviso, un boato lo interrompe.
Un urlo assordante proviene dal piano di sotto.
Sono sicura di aver riconosciuto quella voce.
È mia madre.Cerco disperatamente di mantere la calma, e Dylan sembra capirlo dal momento che afferra la mia mano e la stringe per tranquillizzarmi mentre scendiamo le scale cautamente in modo da non farci notare.
Lo scenario che mi ritrovo davanti agli occhi è orribile. L'entrata è messa a soqquadro completamente: i mobili sono capovolti e i libri del soggiorno sono tutti per terra.
Dov'è mia madre? Avrei giurato di averla sentita urlare.
"A-alyssa..." una voce sottile come un sospiro mi giunge alle orecchie.
Mia madre è sospesa a testa in giù dal soffitto del soggiorno.
"Mamma!" Urlo. "Cosa ti hanno fatto mamma? Chi è stato quì?"
"Piccola mia, ci sono cose che avrei voluto dirti ma non ne ho mai avuta l'occasione.. e adesso è troppo tardi."
La sua voce è debole e mi si gonfiano gli occhi di lacrime a vederla in quello stato.
Dylan sale sul divano cercando di slegarla ma si accorge che non c'è nessuno filo attaccato a lei.
"Non c'è più tempo Alyssa, non potete fare più nulla. Non c'è modo di salvarmi."
La sua espressione è un misto di rassegnazione e dolore. Non l'ho mai vista così.
Mia madre è sempre stata una donna forte, mi ha allevata da sola, senza l'aiuto di un uomo poichè mio padre la abbandonò appena seppe della sua gravidanza.
Non si è mai tirata indietro, ha sempre fatto l'impossibile per rendermi felice e non farmi mancare mai nulla. Non è così che deve finire, non è ciò che si merita.
"Ti troverá Alyssa"
Il suo respiro si fa più lieve e la sua voce si assottiglia ancor di più.
"Nonostante io sia riuscita a tenerti al sicuro in questi diciassette anni, lui non si è mai arreso. Ha continuato a cercarti e ti ha trovata.
Adesso và via, sei ancora in tempo per salvarti."
Furono le sue ultime parole, dopodichè la stanza venne inondata da un'accecante luce bianca.Pochi istanti dopo, la luce era scomparsa.
E con lei anche mia madre.
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nevermind :: d.m.s
FanfictionCosa succederebbe se non fossi più tu ad avere il controllo della tua vita?