-10- La regola dei cellulari spenti

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10 La regola dei cellulari spenti

Jason infine molla Caleb solo perché il suono acuto della campanella annuncia che l'intervallo per il pranzo è finito, si allontana dalla stanza in coda a Clare e Kelly.  Caleb con lo sguardo segue i loro movimenti, spero non si sia invaghito di una delle due ragazze, quando i tre spariscono nei corridoi mi raggiunge e si siede di fronte a me.

«Che c'è di così urgente? Non potevi  aspettare che ritornassi a casa?» 

«È importante»

 «Ho poco tempo, vieni al dunque»

Mi protendo verso di lui «ho visto Kelly!» gli sussurro

Mio fratello mi guarda immobile sembra non capire.

«Kelly Preston! L'ho vista! Morta! Indossava il suo tutù e  le scarpe da ballerina rosa. Succederà presto».

Mantengo il tono di voce basso, per paura che qualcuno possa sentire, anche se nella stanza siamo rimasti solo noi due.

Caleb spalanca gli occhi neri, li apre così tanto che la loro bella forma a mandorla sparisce «merda! Ne sei sicura?» abbassa la testa, si porta le mano tra i capelli lisci e scuri! Poi solleva il capo, le sue dita lunghe e affusolate scendono sul viso magro e sbarbato, torna a fissarmi immobile per qualche secondo. Stacca le mani dal volto e afferra le mie «Ne sei proprio sicura? Sicura, sicura?».

«Non c'è bisogno di chiedermelo, lo sai che è così!»

Mi ritiro le mani, mi sposto indietro con la sedia, mi sento quasi offesa, «che c'è, adesso tutta un tratto credi che siano solo fantasie?»

Mio fratello fa un lungo sospiro. «No, certo che no! Ma adesso... Cristo Santo, dovevi dirmelo proprio adesso! Lo sai che fra un po' ho la verifica. Ora non farò altro che pensare a questo!»

«Mi dispiace, scusa». Sto per piangere, ha ragione lui, è quel tipo di distrazione che in questo momento non può permettersi, forse avrei dovuto aspettarlo a casa, mi sento una stupida «è che  io ho provato a chiamarti al cellulare... ma tu non rispondevi».

«È per quella stupida regola dei cellulari spenti!»

«Ero così preoccupata pensavo di non riuscire ad avvisarti in tempo per...»  

«Per interrompere la cosa».

Annuisco

«Non so se riusciremo a impedirlo Rose».

«Io, però dovevo dirtelo»

 «Certo che dovevi, tu puoi dirmi tutto, lo sai» torna a stringermi le mani. «Non so come farò, ma ti prometto che troverò il tempo per occuparmi di questa faccenda» questo è il Caleb che conosco affettuoso e rassicurante «stamattina ho contattato lo zio Vinnie, mi ha comunicato che sarà in città il giorno della Parata delle rose. Non ce la fa a stare lontano da noi, vorrebbe riappacificarsi con papà per riallacciare i rapporti».

 «Papà ti ucciderà, perché l'hai cercato?»

«Stanno succedendo delle cose strane  qui a Paradise Rose. La scomparsa dei Foster mi insospettisce. Mi interessava avere una sua opinione, così oggi l'ho chiamato, ma sul più bello quell'idiota del professor Spenser mi ha sequestrato il telefonino, così tu non sei riuscita a rintracciarmi e con  lo zio Vinnie non ho concluso la conversazione».

«Quando lo saprà papà... non avrai un nuovo cellulare». Se non fosse tutto così assurdo mi verrebbe da ridere, mio fratello Caleb senza il suo preziosissimo cellulare.

«Papà non lo saprà mai. I professori sbraitano, minacciano, ma in realtà non avvisano mai genitori del sequestro del cellulare e i figli per paura di una punizione peggiore non lo dicono a mamma e papà. Il cerchio si chiude dopo un paio di giorni esattamente da dove è cominciato: con lo studente indisciplinato che smanetta felice con il proprio cellulare e i ragazzi recidivi non vengono più puniti. Ho scoperto una cosa inquietante: quelli requisiti erano tutti cellulari nuovi, i ragazzi li avevano appena comprati e nessun cellulare è stato mai sequestrato due volte di fila.

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