L'oscuro Oblio

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Le urla . Gli schiamazzi. Le voci stridule arrivano fino alla mia camera, piccola e confortevole, al secondo piano di una modesta villetta costruita da neanche 5 anni. Nonostante la porta chiusa riescono a penetrare all'interno della mia mente mescolando quei pochi e confusi pensieri che vi sono al suo interno. Forse dovrei provare di nuovo, provare a fare un cappio in cui infilare il collo e sperare che questa volta si rompa con un colpo secco "CRACK". L'ultima volta non era andata molto bene...corda sfilacciata, asta del lampadario mal fissata al soffitto, é stato un attimo che cadessi per terra trascinandomi dietro il tutto. Sono passati solo 6 mesi dall'accaduto, mesi passati con gli occhi dei compagni del liceo tutti addosso a me, con i sussurri dei vicini riguardo la mia dilagante pazzia, con il disprezzo costantemente stampato sulla faccia della mia famiglia. Mio padre é un alcolizzato che passa le sue giornate a tagliare alberi e a tradire mia madre con ogni donna della città. É un uomo alto, di bel l'aspetto, con capelli neri mossi e occhi di un azzurro ghiaccio. Ogni settimana va in palestra per pomparsi come se non ci fosse un domani e forse proprio per questo ha così tanto successo con le donne. Con tutte le donne tranne mia madre. Non la considera più come se stesse lentamente scomparendo dalla sua vita come la sottoscritta. Almeno mia madre, una donna magra di mezza età con rughe ovunque e capelli castani stepposi e pieni di doppie punte, trova conforto nei miei tre fantastici fratelli. Loro sono i numeri uno in tutto e per tutto; belli, intelligenti, pieni di autostima e carisma. Hanno successo in ogni singola cosa e non fanno che rinfacciarmelo dalla mattina alla sera. Jack e Paul, i due gemelli di 24 anni, sono i numeri uno nel loro college grazie all'uso di steroidi che gli permettono di giocare a football ma non di aumentare le loro limitate capacità intellettive. "Ahahahah", mi viene da ridere ogni volta che penso a quanto stupidi siano, con i loro muscoli così sproporzionati rispetto al loro minuscolo cervello con il quale non riescono a risolvere neanche i problemi più semplici. Sono stupidi é vero, ma mai quanto il mio fratellone di 21 anni, Michael. É apprezzato dalla mia famiglia solo perché porta altri soldi a casa lavorando insieme a nostro padre come taglialegna e passando il restante tempo in strip club e squallidi motel. Io a differenza loro sono la pecora nera della famiglia non solo dal punto di vista caratteriale ma anche fisico. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso lo specchio posto sul vecchio cassettone lasciatomi in eredità dall'unica persona a cui io abbia mai voluto bene, mia nonna Caroline. Mi guardo attentamente. I capelli biondi mi cadono fin oltre le spalle permettendomi in qualche modo di coprire i segni del mio piccolo "incidente" e danno al mio volto minuscolo una grazia che forse solo i miei disegni attaccati sul muro della mia camera riescono a rivelare. Si intonano però alla perfezione con i miei occhi azzurri, unica cosa degna di nota che i miei genitori mi abbiano dato. Ripensando alla mia famiglia e guardandomi non solo esteriormente ma anche interiormente allo specchio, capii che non potevo più continuare a vivere lì con quelle persone. Era ora di lasciare Grangeville.

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