Theatre

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La bocca di Victoire era imbronciata, mentre fissava con sguardo torvo il termometro che reggeva tra le dita.
"Allora?" la incalzò Tiana.
"Trentotto e mezzo..." lesse con tono risentito.
"Ah! Lo sapevo!" esclamò l'altra, lasciandosi affondare nei morbidi cuscini. Victoire non riuscì a capire se fosse stizzita o contenta.
"Ma come diavolo hai fatto a prendere l'influenza ad agosto?" domandò incredula, appoggiando il termometro sul comodino della camera degli ospiti dove l'amica avrebbe alloggiato ancora per quindici giorni.
Tiana si strinse nelle spalle. "E che ne so? Magari me l'ha attaccata il fratellino di Abel l'ultima volta che l'ho visto..."
"Vuoi dire quando sei andata a casa di Stair per rompere con lui? Ma se è stato più di un mese fa!" protestò Victoire.
"Incubazione lunga?" offrì l'altra, distendendo le labbra rosate in un sorrisino debole.
"Non c'è niente da ridere..." borbottò accigliata, incrociando le braccia al petto. "Come si fa per stasera? Teddy e Powell saranno qui a minuti..."
"Semplice: io rimango qui e tu vai a vedere lo spettacolo con quei due. Poi mi racconterai come è andata."
"Assolutamente no! Non voglio lasciarti da sola!"
"Oh, ti prego, Vi! Ho solo un po' di febbre: non sto certo per morire! E poi ci sono i tuoi fratelli in casa."
"Già, ma lei non ci prende mai neanche in considerazione, vero Vic?" si intromise una voce vellutata.
Le due amiche si voltarono. Appoggiata allo stipite della porta c'era Dominique, la sorella minore di Victoire. I suoi occhi azzurro ghiaccio erano puntati sulla sorella come una lama tagliente. La bella bocca era piegata in un broncio che qualunque essere vivente di sesso maschile avrebbe trovato incantevole. Ma non certo Victoire: per lei Dom era solo una tredicenne rompiscatole.
Incrociò le braccia al petto, imitando la posa languida della sorella minore. "Non dirmi che credi di essere in grado di gestire questa situazione, Dom?" domandò velenosa, picchiettando un piede a terra.
Dominique rispose con un sorrisetto altrettanto maligno. "Come se te lo fossi chiesto, Vic! Se Tiana non si fosse ammalata, ci avresti lasciato a casa da soli senza pensarci due volte!" la accusò, mentre i capelli vaporosi le ondeggiavano attorno al viso come un'onda argentata.
Colpita e affondata, si disse, mordendosi la lingua. E, quando la testa fulva del piccolo Louis fece capolino nella stanza e i suoi occhioni color cioccolato cercarono feriti quelli della sorella più grande, Victoire arrossì di vergogna.
"Ma così salviamo capra e cavoli, no?" si intromise Tiana, tentando la via della diplomazia. "Vi può andare a vedere lo spettacolo e Dom e Lou non rimarranno soli."
"Sì, ma non è giusto che tu rimanga da sola con questa scimmia impertinente!" si accigliò Victoire, indicando Dominique. Prima che la sorella potesse replicare (e, a giudicare dall'intensità di rosso raggiunta dalle sue orecchie, doveva trattarsi di una replica particolarmente intensa), aggiunse: "Ora contatto Teddy e gli dico di rimandare..."
Ma, proprio mentre rovistava nella borsa alla ricerca della sua bacchetta, la voce familiare del figlioccio di suo zio Harry si riverberò nel piccolo cottage. "Ehi, di casa! C'è nessuno?"
"Teddy!" strillò Louis, fiondandosi giù per le scale.
Dom le rivolse un sorrisetto irrisorio. "Troppo lenta, Vic. Sarà l'età..." commentò, dandole la schiena e dirigendosi a passi felpati verso l'ospite che attendeva al pianterreno.
"L'età?!" ripeté oltraggiata Victoire, allargando gli occhi. Si voltò furente verso Tiana. "Ma l'hai sentita?!"
Tiana ridacchiava. "Comunque, ha ragione lei: ormai Teddy è arrivato. Va' da lui." Sorrise, mentre l'amica infilava la porta con un broncio ben visibile sulle belle labbra. "E divertiti!" aggiunse a voce alta per farsi sentire.
"E tu guarisci!" rispose severa Victoire. Giunta all'inizio dei gradini, strinse più forte il manico della borsa e prese un bel respiro profondo. Ce la poteva fare. Sì. Comunque, per precauzione inspirò ancora aria, prima di mettere il piede sul gradino, imponendo al suo cuore di calmarsi.
Non potevano esserci altre sorprese quella sera, no?
Giunta alla fine della scala, però, dovette ricredersi. Nel salone del piccolo cottage Teddy stava giocando alla lotta con Louis, mentre Dominique lo guardava con uno sguardo adorante che a Victoire non piaceva per niente. Ma di Powell nemmeno l'ombra.
"Oh, ciao Vic!" esclamò Teddy, rivolgendole un sorriso che, se non fosse stata così preoccupata a cercare tracce di Ethan Powell, le avrebbe fatto tremare le gambe.
"Teddy." lo salutò, nervosamente. Si schiarì la voce. "Uhm... E Powell?"
"Non viene. Influenza." spiegò brevemente Teddy, scostando per un attimo lo sguardo.
Un sopracciglio si inarcò. "Anche lui?"
"Perché? Anche Tiana è malata?" chiese Teddy con voce decisamente troppo candida per essere credibile.
Victoire assottigliò gli occhi, sospettosa. "Già, che coincidenza, eh?"
"Già..." ridacchiò nervosamente lui. "Cosa... uhm... Cosa vuoi fare?"
Cosa voleva fare? Improvvisamente il pensiero di passare la serata da sola con Teddy la riempì di panico. Certo, alla sua festa di compleanno avevano parlato molto (e il regalo che le aveva dato era stato riposto con ogni riguardo nella scatola di legno che conteneva tutti gli oggetti importanti), si erano fatti compagnia al compleanno dello zio Harry ed erano anche stati spediti dalla zia Ginny a riportare una strana pianta velenosa al professor Paciock, ma non si erano mai trovati totalmente da soli: c'erano sempre stati Tiana e Powell o i loro parenti. Non era psicologicamente pronta ad affrontare un'intera serata da sola con lui! "Forse dovremmo rimandare..." propose, cambiando peso da un piede all'altro, nervosa come non mai.
"Ah..." sospirò Teddy, con uno sguardo così afflitto che lei sentì una morsa stringerle il cuore. "Beh, capisco..." borbottò, guardandosi i piedi.
"Non darle retta, Teddy!" urlò Tiana dal piano di sopra. "Non potete sprecare tutti i biglietti!"
Victoire si accorse solo in quel momento dell'orecchia oblunga che correva lungo i gradini. Digrignò i denti per la rabbia. "E tu non dovresti spiare le conversazioni altrui!" gridò nel piccolo microfono, sperando di spaccare un timpano alla sua presunta amica malata.
"Vado io con Teddy!" si intromise Dominique. Victoire lasciò cadere il microfono e la guardò con gli occhi sgranati. Teddy sembrava altrettanto sorpreso. "Beh, che c'è?" continuò Dom, vestendo il suo famoso broncio. Si scostò i capelli argentei dal viso, sembrando per un attimo la perfetta miniatura di maman. "Ci metto cinque minuti a prepararmi: non ho mica bisogno di passare un'ora in bagno a nascondere le rughe, io!" esclamò, lanciando un'occhiata a Victoire.
"Cosa?!" strillò quest'ultima. "Te lo sogni, Dominique! Teddy, rimettiti la giacca: usciamo subito." ordinò, battendo stizzosa un piede a terra. Puntò il dito contro Dominique, fissando collerica il suo viso perfetto, perdendosi così il gigantesco sorriso che aveva illuminato il ragazzo. "Quando torno, voglio trovare la casa ancora in piedi, capito signorinella?" Poi rivolse uno sguardo a Louis. "Lou, tienila d'occhio."
Al cenno affermativo del fratellino, prese sottobraccio Teddy. "Andiamo." gli intimò, procedendo spedita verso la porta. Teddy ebbe giusto il tempo di dire un "Ciao!" generale, che la porta si richiuse con forza.
"Le rughe, dice lei! Ma quali rughe?! Ho solo diciassette anni! E lei è solo una mocciosa che gioca a fare l'adulta! Voglio proprio vederla quando avrà la mia età!" brontolò tra sé, calciando con il sandalo aperto la ghiaietta del sentiero, facendo entrare così nella scarpa una gran quantità di terriccio. Imprecò tra i denti, chinandosi per togliere la scarpa e pulirla. Quando rialzò nuovamente la testa, trovò Teddy scosso da risatine silenziose. "Che c'è?" domandò risentita.
"Se continui ad aggrottare la fronte in quel modo, ti verranno sul serio le rughe!" disse lui, con un piccolo sorriso obliquo.
Victoire gli lanciò un'occhiataccia. "Lupin, se ci tieni alla vita, chiudi il becco."
Teddy richiuse la bocca di scatto ed annuì, un po' teso. Con Victoire così di cattivo umore, sarebbe stata una lunga serata...
In realtà, il cattivo umore di Victoire svanì presto. Si accorse di non essere più arrabbiata quando Teddy le porse con espressione contrita un hotdog fumante in segno di pace. Nell'arco di tempo in cui ci mise a finirlo era addirittura sorridente, in gran parte a causa di tutta quella senape che era colata sull'elegante giacca di Teddy, senza che lui se ne accorgesse. Aveva ridacchiato nervoso, mentre lei lo ripuliva con un perfettamente eseguito Gratta e Netta. Poi, le aveva messo gentilmente una mano sulla schiena e l'aveva condotta all'ingresso del teatro.
Soltanto quando si erano già seduti sui comodi sedili in velluto rosso e le luci di sala si erano abbassate, si era ricordata del perché fosse stata presa dal panico al pensiero di restare da sola con Teddy: nonostante le luci di scena che facevano brillare i costumi degli attori, nonostante la sala fosse riempita da musica e parole recitate, l'unica cosa di cui era consapevole era la vicinanza di Teddy.
Non vedeva il palcoscenico: guardava il vuoto, dannatamente conscia di come i loro gomiti si sfioravano, lottando per avere più posto sul morbido bracciolo in comune. Non sentiva le battute, né apprezzava la musica: gli unici suoni che percepiva erano il respiro lieve di Teddy e le sue occasionali basse risatine di gola.
Gemette: era così patetica... Non si era forse detta che andava bene essere amici? Scosse la testa, chiudendo gli occhi e dandosi mille volte della stupida.
Un fruscio alla sua sinistra la fece voltare e trovò il viso di Teddy vicino al suo. Il cuore le batté fortissimo nella gola. Lui si avvicinò ancora e piegò di lato la testa. "Tutto bene? Non ti piace?" sussurrò nel suo orecchio con tono preoccupato.
L'area di pelle che il respiro di Teddy aveva sfiorato parve prendere fuoco, assieme a tutto il viso di Victoire. "No, no. Mi piace molto." squittì, girandosi di scatto verso il palcoscenico ed imponendosi di non voltarsi più verso di lui. Così rischiava l'infarto!
Inutile dire che rimase sulle spine per tutto il resto dello spettacolo e che, quando le luci si riaccesero, la sua conoscenza della trama non era affatto migliorata da quando aveva letto la locandina all'entrata. Pregò con tutte le sue forze che Teddy non le chiedesse pareri di alcun genere.
Fortunatamente per lei, sembrava che anche Teddy non fosse stato particolarmente attento, perché evitò con tutte le sue forze di fare riferimenti a ciò che avevano appena visto. Le chiese ancora del suo problema in Trasfigurazione e rinnovò la proposta di darle una mano. Le domandò se si fosse informata dei corsi al S. Mungo e, alla sua risposta negativa, le disse che casualmente aveva qualche brochure sulla sua scrivania in ufficio. Di fronte ai ringraziamenti sentiti di Victoire, si scompigliò i capelli in imbarazzo e per poco questi non diventarono rossi come il suo viso, proprio di fronte agli occhi di un passante Babbano.
Risero molto, tranne quando parlarono delle loro famiglie e Teddy si lasciò sfuggire un commento su quanto fosse diventata carina Dominique. Il broncio di Victoire durò per più di dieci minuti, durante i quali Teddy tentò di fare ammenda raccontandole episodi divertenti che gli erano capitati durante le prime ronde con Ethan. Al terzo aneddoto, Victoire aveva già le lacrime agli occhi per il troppo ridere.
Quella sera sembrava che niente fosse in grado di cancellare i sorrisi dalle facce dei due ragazzi. Victoire aveva voglia di ridere e gridare e cantare, nonostante il nodo alla gola che diventava sempre più consistente ogni volta che Teddy le lanciava "quello" sguardo. Proprio quello con cui l'aveva guardata la sera del Ballo di Carnevale, prima di scoprire chi si celasse dietro la maschera della Principessa...
Il momento migliore della serata, poi, era stato quando Teddy aveva sorpreso un passante a fare l'occhiolino a Victoire, esternando con un basso fischio il suo apprezzamento. Teddy aveva assottigliato gli occhi ed aveva afferrato la mano di Victoire, avvicinandola a sé. A quel punto, lei si era sentita il cuore scoppiare dalla gioia perché poteva anche essere un gesto dettato puramente da affetto fraterno, ma si era sentita protetta ed importante.
Però, si sa: tutte le cose belle hanno una loro fine. E così, anche quella splendida serata, alla quasi aveva quasi rinunciato per una sciocca paura, si era conclusa.
Teddy l'aveva riaccompagnata fino alla porta. "A casa prima di mezzanotte: proprio come ogni Principessa che si rispetti." aveva detto con un sorriso, mentre lei cercava nella borsa le chiavi di casa, mettendoci volutamente più del dovuto. "Sono proprio una brava Fata Madrina... ops, Turchina!" aggiunse, ovviamente cambiando i capelli da nero pece a turchese brillante.
Victoire rise di gusto. Quando le risa scemarono, giocherellò dispiaciuta con le chiavi. "È stata proprio una bella serata..." disse con un pochino di rimpianto.
"E tu che non volevi neanche venire! Cos'è? Avevi paura che ti mangiassi?" scherzò Teddy.
"Forse...!" replicò con un sorriso Victoire.
All'improvviso lui si schiarì la voce, in imbarazzo. Alla fioca luce del piccolo portico, Victoire notò le guance arrossate. "Sono stato bene in tua compagnia..."
Anche lei arrossì, abbassando lo sguardo. "Anch'io... Mi piacerebbe uscire ancora con te..." rivelò con una vocina piccola piccola.
Teddy la guardò per un attimo sorpreso e poi il suo viso si illuminò di un sorriso entusiasta. "Farò in modo che il tuo desiderio venga esaudito: sono o no la tua Fata Turchina?" esclamò divertito. "Verrà soddisfatto quante volte tu vorrai." aggiunse, con voce più calda. "Ma ad una condizione." impose, alzando un dito in aria con fare giocoso.
"Ah, sì? E quale?" domandò Victoire, decidendo di stare al gioco.
"Che questa Fata riceva la sua ricompensa come se fosse un Principe."
"Eh?"
Teddy perse lentamente il sorriso e la guardò intensamente. "Posso baciarti, Victoire?"
Lei spalancò gli occhi, sorpresa, mentre le guance le si imporporavano.
Teddy fece un passo verso di lei. Il nodo in gola si riannodò più stretto ed un brivido le percorse la schiena.
Lui avanzò di un altro passo. L'eco del cuore giunse alle orecchie, dove martellò come impazzito.
Ancora un passo e Victoire non si ricordava più come si respirasse.
Quando una mano di Teddy si posò sulla sua spalla e l'altra le sfiorò una guancia, Victoire si rese conto di non essere più in grado di sfuggirgli (ma, ad essere onesta, la cosa non le aveva mai neanche lontanamente sfiorato la mente). Si arrese, chiudendo gli occhi, attendendo, mentre il suo stomaco faceva i salti mortali per l'anticipazione.
E, finalmente, le labbra di Teddy trovarono le sue. Fu un bacio impacciato, un po' timido, con un gran scontrarsi di nasi. Ma per Victoire fu come rinascere all'improvviso.
Più tardi, avrebbe paragonato se stessa ad un bruco, che aveva atteso pazientemente il momento in cui sarebbe diventato una splendida farfalla.
Perché solo in quel momento, tra le braccia di Teddy, Victoire si sentì finalmente bella. E apprezzata. E amata.
Come una Vera Principessa...

10 spintarelle per Teddy Lupin e Victoire WeasleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora