"Kate è da una settimana che ti rigiri quell'Ipod tra le dita!". Percy mi guarda con un ghigno di chi la sa lunga.
E' da una settimana che vivo in casa sua e devo dire che è una convivenza che funziona benissimo. Quando sono piombata in casa sua, quella sera, ero uno straccio. Non mi ha fatto domande, ha preso semplicemente il mio borsone dalle mani e mi ha ceduto il letto dormendo su divano senza mai lamentarsi. Casa sua non è molto grande, è un bilocale a Soho con un mobilio tendente allo stile cinese che non lo rappresenta per niente. Non sembra nemmeno che ci viva in questa casa, non c'è nulla di personale. La cucina è spoglia e il divano dove dorme Percy è logoro e polveroso. Insomma vive in una bettola e sospetto che la sua vicina di pianerottolo sia una prostituta.
Ma il modo in cui mi ha accolto e la pazienza che ha mostrato di fronte ai miei silenzi non mi fanno rimpiangere nemmeno un secondo la mia scelta di essermi rifugiata da lui. Sapevo che era l'unica persona capace di accogliermi senza destabilizzarmi e senza pretendere nulla.
"Non sono ancora pronta". E' quello che ripeto come un mantra da sette giorni. Mi chiedo in ogni momento cosa abbia pensato quando ha saputo che me ne ero andata via. So da mia madre che mi è venuto a cercare e l?ha supllicata di dirgli dove mi trovavo ma lei non ha ceduto di un millimetro. Io e mia madre ci stiamo sentendo spesso, mi sembra più serena ed è anche diventata molto più protettiva nei miei confronti. Siamo andate a pranzo insieme un paio di volte e quando ha insistito per vedere la casa e l'ho accontenta si è limitata ad arricciare il naso e a fare un sorriso tirato. L'ho apprezzato molto soprattutto considerando che Percy le girava intorno in mutande e facendole l'occhiolino ogni qual volta che lei osasse incrociare il suo sguardo.
Negli ultimi sette giorni, ho sistemato alcune cose. Sono andate da Mr. Varrel e mi sono prostata ai suoi piedi chiedendo perdono. All'inizio si è rifiutato di ascoltarmi quando ho provato a propinargli qualche scusa patetica. Ma come ho iniziato a raccontargli tutta la verità come un fiume in piena, mi ha fermato, si è alzato, ha messo il cartello di chiusura e ha girato la chiave. Abbiamo parlato per diverse ore, più che altro sono stata io a raccontargli la storia della mia vita mentre lui si limitava ad annuire o a fare qualche espressione di stupore o di dissenso di tanto in tanto. Quando ho finito si è alzato, mi ha accompagnato alla porta e mi ha detto solo "Ti chiamo io".
Ho accettato l'offerta di mia mamma di pagarmi l'Università e quindi frequenterò le lezioni quando possibile, compatibilmente con il lavoro che mi sto cercando per potermi mantenere da sola. Quello è il mio obiettivo primario: essere indipendentemente in modo da poter fare le mie scelte con serenità e senza nessuna pressione esterne.
Percy interrompe le mie riflessioni con una tazza di caffè e una ciambella con le scaglie di cioccolato. "Dai mangia qualcosa, ho una proposta da farti!". Prende posto sul divano accanto a me e giunge le mani davanti a sè: "Appena troverai un lavoro e avremo entrambi un pò di fondi davanti, cosa ne dici di prenderci un appartamento con due stanze? Ho bisgono anch'io di un cambiamento e questo posto doveva essere solo provvisorio e sono quasi tre anni che ci vivo!". Ved un lampo di tristezza passargli negli occhi, e so che sta pensando alla sua storia finita male, alla casa che ha perso e al matrimonio che non c'è mai stato portandosi via tutti i progetti fatti.
Mi dispiace per lui e mi rendo conto che non sono l'unica che è stata male, che ci sono anche altre persone che hanno passato momenti veramente di merda e che potrei essere io, per una volta, la prima a ridere e proporre di vivere invece che continuare a frignare.
"Sai Percy cosa ti dico? Che ci sto! Al diavolo, non sarà poi così male ammirare il tuo culetto in mutande che sculetta per casa!".
Iniziamo a ridere come due cretini e a raccontarci vecchi aneddoti risalenti a prima di tutto questo casino. A quando eravamo ragazzini che facevano ragazzate.
Veniamo interroti dal trillo del mio nuovo telefono, che contiene due numeri, e quindi quando suona in presenza di Percy non possono essere altri che mia madre. Ma è un numero che non conosco. E il cuore mi balza in gola all'istante perchè il primo pensiero è che sia Logan.
Vorrei dire che non ho una voglia matta di rispondergli e di dirgli dove mi trovo per vederlo, ma non posso farlo perchè non so come ma sento un'improvvisa scarica di adrenalina che mi rinvigorisce e mi paralizza in un'unica strana emozione.
Percy accorre in mio aiuto e sfila il telefono dalle mie dita tremanti. Me lo sventola in faccia e mi chiede se voglio che risponda lui. Ma non voglio più essere una codarda, non voglio più sentirmi come la sera in cui ho lasciato Robert sul ciglio della strada. Quell'immagine perseguita i iei sogni ogni singola notte trasformandoli in incubi, dove alla sua espressione affranta si aggiungono parole crudeli che mi fanno svegliare agitata e con il volto rigato di lacrime.
Quindi rispondo al telefono simulando una voce sicura che ora proprio non mi appartiene.
"Pronto?"
"Kate, sei tu?". La voce di Mr Varrel suona chiara nell'apparecchio.
"Si, Mr. Varrel. Buona sera!".
"Kate, che io sia dannato per questo, ma se vuoi da domani avrai un lavoro. Al primo sgarro sei fuori, se ho il sospetto che tu abbia assunto droghe o alcol sei fuori. Tutto chiaro?". Il tono è molto duro e formale e me lo merito tutto.
"Certo Mr. Varrel. Domani all'apertura?".
"Si. E portati i post-it". Lo dice così velocemente e sottovoce che stento a trattenere una risata. Butto giù il telefono e salto in braccio a Percy: "Ho un lavoro, quindi tra poco non dovrai più dormire sul divano!".
"La mia schiena ti ringrazia! Sono contento di averti accolto piccolo randagio, staremo benissimo!"
"Stiamo per diventare coinquilini Percy!".
Nemmeno il tempo di godermi tutta la gioia del momento che suona il campanello. Percy mi guarda con aria perplessa e si dirige alla porta con un alzata di spalle.
La porta di ingresso con il citofono rimangono dietro il divano e mi giro per guardare Percy rispondere al citofono. Percy schiaccia il pulsante e dice semplicemnte:"Chi è?".
Dopo un lungo momento di pausa sento la voce, la sua voce, quella voce.
"Sono Logan, ti prego fammi entrare".
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Una fantastica illusione
Lãng mạnKate ha 21 anni, è tornata a Londra da poco . Ha passato gli ultimi mesi a Madrid dopo aver lasciato l'Università di legge. Si è lasciata andare ad un vita dissoluta tra droghe e alcol. Terribilmente confusa circa se stessa e il suo futuro, cerca...