Capitolo 22: Tempo per me

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Sento i ragazzi parlare concitati tra di loro. Sono preoccupati e non capiscono cosa sia successo. Mi sono sopra e provano a farmi calmare. Non gli rispondo, non mi muovo e mi sembra di non poter più respirare.

Non posso credere che sia vero. Se fossi pratica in matematica, come Robert, calcolerei quante probabilità ci sono che possa accadere una cosa del genere. Ma non è necessario essere un genio, per sapere che erano davvero poche.

Il Robert che è diventato il mio amico, il mio confidente, è il fratello di Logan, il ragazzo che ha distrutto la mia vita, prendendosi gioco di me.

Julyan mi tira su dal pavimento, prendendomi in braccio. Sento i suoi passi condurmi lontano dal balcone. Lontano dall'immagine di Logan che avevo il terrore di non rivedere mai più e di dimenticare.

Vorrei urlargli di mettermi giù, di farmi tornare là fuori, per poterlo guardare ancora. Per essere sicura che quello che ho visto non sia stato solo frutto della mia immaginazione. Vorrei correre giù per le scale e raggiungerli. Ma per dire cosa?

Ho sperato, in queste settimane, che Logan non venisse mai a sapere che ero ricoverata in una clinica di disintossicazione. Per non dovergli dare modo di pensare che aveva ragione, che non andavo bene per lui e che gli avrei solo rovinato la vita. Che ero inadatta,questa è la parola giusta.

Mentre Julyan mi sta conducendo lungo il corridoio, incontriamo un'infermiera. "Oh mio Dio!". Sento la sua voce squillare allarmata e venirci incontro. "Che cosa le è successo?".

È Britney a rispondere. "Non lo sappiamo, stavamo... stavamo guardando una cosa e si è sentita male, dal nulla. Senza motivo!". La voce di Britney è squillante ed angosciata. La intravedo mentre si slaccia la coda di cavallo, per poi rifarsela. Lo fa sempre quando è in ansia.

"Ok, non so se voglio sapere cosa stavate combinando voi tre! Portatela in camera sua, io chiamo il Dottor Turner". L'infermiera è risoluta ed efficiente.

Sono sdraiata sul mio letto, Julyan e Brtiney sono in piedi vicino alla porta. Stanno parlando a bassa voce ma non mi è difficile immaginare di cosa stiano parlando. Cose come questa se ne vedono tutti i giorni, e a turno abbiamo avuto tutti momenti difficili da affrontare.

Christian fa capolino nella stanza, e chiede ai miei due amici di lasciarci soli. Poi si avvicina con cautela, prende la sedia della scrivania e la accosta al mio letto, sedendosi.

"Catherine, vuoi dirmi che cosa succede?". Il suo tono è carezzevole.

Provo, a fatica, a recuperare un po' di voce. Al primo tentativo esce solo un rauco sussurro.

Ci riprovo, schiarendomi la gola. "Logan, il ragazzo di cui ti parlo, è il fratello di Robert".

Christian non si lascia sconvolgere. "E come lo hai saputo?". Chiede curioso. Lui lo sapeva?

"Eravamo curiosi di vedere chi fosse il fratello di Robert, e siamo andati a spiarli dal pogiolo delle infermiere all'ultimo piano". Mi sento vagamente imbarazzata, ma in realtà non mi importa.

"Capisco che questa cosa possa averti scioccata, ma questo non deve travolgerti. Non deve demolire quello che hai fatto fino ad ora, Catherine. Che cosa vorresti fare ora?".

"Vorrei uscire da questa clinica, e mettere un po' di spazio tra me e questa cosa. Ho bisogno di tempo per elaborare cosa vuol dire per me. Lasciami uscire, ti prego". Lo sto supplicando.

"E quale sarebbe il primo posto dove andresti?". Christian è sempre molto cauto con le parole.

"A passeggiare, vorrei camminare fino a farmi scoppiare le gambe, ma non mi farò mai più Christian. So che è quello che vuoi sapere. Ma fino a quando non mi hai fatto questa domanda, non ci avevo nemmeno pensato. Non ho intenzione di tornare ad essere quella persona e non ne sento il bisogno".

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