Stella Letteraria

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"Treno in arrivo
al binario 11,
non oltrepassare
la linea gialloverdegrigia."

Corre sferragliando
su rotaie immaginarie
l'IntermondiAstralcorse
che connette gli Universi
e le menti di chi vuol vedere,
viaggiare nelle arti
e nelle policromi scienze.

Scorrono indaco gli astri
al di là delle opache finestre
mondi differenti,
ma non molto,
figli dello stesso seme
e con gli stessi occhi.

Ore sei e settanta,
prima astral fermata:
il mondo delle piume d'oca
e dei calamai inchiostrati
dalla fantasia infinita
di chi vede sogni nelle stelle,
dei poeti e degli aedi,
di chi scrive le storie
portate dal vento:
Stella Letteraria.

Volano lettere color inchiostro
nella cartacea volta,
che sovrasta padrona
poeti e scrittori
danzanti come piume
intinte nel nero e scriventi;

La mente è Regina Madre,
fantasia è Sovrana,
sussurratrice narrante.

Sali-scendi di persone,
creatività alle stelle,
anch'io dentro alla calca,
diretta al piccolo parco
"La Siepe",
dal verde muro
che rompe la vista poetica
per cui ha fama quest'ermo colle;

Nella borsa bianche tele,
colori e pennelli...
No, no, non serve.
Spartiti, ance legnose,
accordatori luccicanti...
No!
Dov'è ciò che cerco?!
Il caos intorno a me,
sotto l'albero-luna,
la mia enorme valigia
aperta...
Ah-ah!
Il timido taccuino
di carta leggera come seta,
orientale tesoro puro,
ma resistente
come il tronco lunatico
di questo strambo...

"Signorina?
Le dispiacerebbe andarsene?
Qui non c'è posto per apprendisti
e innovatori, questo parco
è riservato a chi apprende dal passato...
Ma che parlo a fare...
Lei è troppo giovane per capire."

Dice lo stolto,
presumendo di esser genio,
con tono odioso ed insolente.

"Le dirò, con chiare parole,
che son qui riempiendo la mia valigia
di esperimenti,
studiando il passato,
rompendo i sigilli.

Viaggio tra i mondi,
per esser poliedrica
e cogliere il tutto
in ogni piccola cosa.

Quest'albero,
dai miei sogni,
come seme l'ho piantato,
in ogni mondo che frequento..."

Replico io spiegando,
volendo esser pacifica.

Ma lui
tuorlo chiuso nel suo guscio
calcareo,
nutrito d'ovvietà
e di paraocchi di cemento,
mi insulta così:

"Ma tu, che diritto pretendi,
seminando i tuoi sogni?
Forse vuoi inculcarci
il tuo pensiero incosciente?
Studia, e non mi seccare,
quando sarai dotta
con me potrai parlare."

Ritta balzo offesa,
dalle sue arrugginite parole,
e nei ciechi occhi lo guardo.

"Non si permetta,
i miei sogni son ideali,
che espongo per chi
i frutti vorrà far maturare,
perché sola , ahimè,
non posso far altro che questo.
Quindi, la prego, mi lasci parlare.
Se non mi vuole ascoltare,
se ne vada,
non mi fa danno...
Ma si sieda, la prego,
e osservi davanti a lei."

"Non vedo nulla,
c'è una siepe.
La smetta d'esser sciocca!
E' una perdita di tempo...
Devo andare a lavorare, io,
mica come lei,
che perde solo tempo!"

Detto questo,
s'alza.
Mi guarda storto,
coi suoi occhi coperti.

"C'è una siepe.
E' vero.
Se però vuole,
e dico,
deve volerlo  davvero,
vedere al di là,
vedrà.
Ora vado,
o perdo il treno.".

La Realtà dei Giacinti, Libro I -IntermondiAstralcorse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora