Banchetto

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Uno stormo di gabbiani
dalle ali di rosso tinte,
gli artigli urlanti
"Vendetta!",
dai becchi amputati
sgorgano fiumi
taglienti urla.

E' nuovamente fermo,
m'attende ancora,
in-arrestato dai rissosi
graffiti da pareti;

Oh, caro treno,
a me proprio devi tenere:
al mio stanco camminare
rallenti,
alla mia fretta d'accelerare
permetti,
al mio sangue non badi,
oh treno,
al mio sangue non badi.

La mia valigia
è persa,
nulla ho più
per continuare...

Destino!
Porta via l'animo
viaggiante
di questo insulso corpo!

Portalo via...

VIA!

Ah! Addio,
addio...
Portami via...

Il cavalcare del branco,
l'Alfa in testa,
i denti che azzannan
(non di nuovo...).

Attende paziente
il treno astrale,
che il banchetto termini
nel nero silenzio
di chi, per disgrazia,
ancor vive.

Cantando e gridando,
il sangue gioisce,
respira libero:
non più prigioniero
d'arterie o vene,
non più costretto
in cartacei organi
vitali...

Bocche aperte
sulla pallida carne,
la Regina
corica il corpo nel treno
(freddo, sterile,
sì simile
ad ambulanza)
allaccia cinture
cucite da poco,
strette come folli cinghie,
strappa dalla mente
(da ciò che
di essa
rimane)
i cavi nervosi
come spine dal muro.

L'ultimo sorso
del mio silenzioso sangue,
giacente nei suoi wadi,
prende insieme al core
vomitato dalla bocca
più gravemente aperta.

Ancora cosciente,
la vedo allontanarsi,
mentre il Controllore
le porte chiude
come i miei occhi.

La Realtà dei Giacinti, Libro I -IntermondiAstralcorse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora