Lui sapeva che era li, <<ah sei tu>> disse, lei rispose il suo solito <<buongiorno>> e lui come sempre non parlò.
<<Sei in grado di lavorare?>>
<<certo>>
Daniel si voltò e le guardò le gambe, <<ok, almeno hai messo i jeans, ti conviene non stare in ginocchio>>
<<ok>> rispose lei quasi boccheggiando,
Daniel la guardava in modo strano, come se fosse nervoso: <<ma chi te lo fa fare? Perché non vai a divertirti in città? perché
non vai a farti un bagno in piscina e ti prendi un po di sole? Sei bianca come uno zombie>> Dalila arrossì, <<sul campo ci sono persone interessanti>> "brava
stupida! Fagli anche una dichiarazione vera e propria" pensò nervosa, perché non pensava prima di parlare?
Daniel la guardò malissimo, quasi disgustato, sembrava davvero irritato, <<e tu, ti conci in questo modo per Adrien?>> schioccò la lingua e uscì senza darle l'occasione di spiegare; ma cosa poteva dire? In un certo senso ne fu sollevata, forse era meglio così, Daniel aveva dato per scontato che a lei piacesse Adrien e quest'ultimo, poteva essere un buon alibi, si! Adrien era perfetto.Per tutto il cammino di circa quindici minuti, Daniel non le rivolse la parola e lei a causa dei dolori non riuscì a
camminargli di fianco, lui le stava parecchio davanti.
La lasciò sul campo e se ne andò senza una parola, Dalila nemmeno ci fece caso, si sarebbe meravigliata del contrario.
Quando la videro, Marie, Adrien e gli altri le si avvicinarono, <<come stai?>> le chiese Adrien preoccupato, <<molto meglio grazie>> rispose lei sorridendogli, non voleva illudere quel ragazzo, ciononostante pensò di fargli credere il contrario, forse era un dispetto nei confronti di Daniel, un dispetto
inutile, visto che lui a stento le rivolgeva la parola, ma scattò in lei un piano: forse Daniel l'avrebbe notata di più? E poi
chissà, Adrien era così carino, magari con il tempo poteva piacerle, quello almeno, poteva essere un amore possibile.
Adrien le sorrise dolcemente, Marie l'abbracciò, <<anche io sono stata malissimo durante i primi giorni di lavoro ma che ci vuoi fare? Noi abbiamo bisogno di lavorare>> Dalila avrebbe voluto
risponderle: "anche io ne ho bisogno ma per un altro motivo" invece ricambiò l'abbraccio e non disse nulla.
Tornarono sul campo, Dalila non poteva piegarsi troppo, la schiena stava ricominciando a farle male, così si mise seduta, ogni tanto si riposava e respirava, poi ricominciava e si guardava intorno alla ricerca del selvaggio.
Lui le stava dietro proprio mentre si stava riposando, <<sei indietro>> esclamò con voce severa, <<vedi di muoverti, ci stai facendo perdere tempo!>>
Dalila si asciugò il sudore, erano quasi le undici del mattino e il sole le bruciava la pelle, <<ho riempito due bacinelle>>
rispose lei, lui andò da Marie, <<Marie! Quante bacinelle hai riempito?>>
Marie si fermò un momento, <<cinque>> rispose e bevve dell'acqua.
<<Visto? Sei inutile! O ti velocizzi o te ne vai!>> raccolse le bacinelle piene e se ne andò, <<ma è ovvio che sono più lenta,
sono qui solo da due giorni>> gli urlò, visto che stava andando via. Daniel posò le bacinelle sul terreno e tornò indietro, <<non me ne frega niente, Marie ha sempre riempito cinque bacinelle
anche dopo un giorno! tu sei un incompetente! Vattene!>>
Dalila bevve dell'acqua, <<no!>>
Lui si avvicinò ancora, Dalila teneva la testa bassa e vedeva le sue gambe muscolose nascoste dai jeans neri, <<vattene!>> ripeté <<no>> ripeté lei a sua volta, Adrien era arrivato da poco,
<<Daniel dai, lasciala fare, meglio di niente no? Se lei non ci fosse, non ci sarebbero due bacinelle piene a quest'ora>>
Daniel si voltò verso di lui, <<e a te chi cazzo ti ha interpellato? Vai a lavorare invece di perdere tempo!>> gli disse
con voce inquietante, Adrien cercò di rispondere ma Marie s'intromise, <<Adrien>> esclamò, <<ti prego, abbiamo bisogno di lavorare, lascia stare>>.
Adrien strinse i pugni...
<<segui il consiglio di tua sorella e
sparisci>> continuò Daniel, Adrien andò via, Daniel andò via dal lato opposto.
<<Visto?>> bisbigliò Marie, <<siamo sempre noi donne a sistemare
le cose, dai su, cerca di velocizzarti!>>
Dalila le fece di si con la testa, si voltò verso Daniel che era ormai lontano e un senso di vuoto nella testa la fece bloccare.
Quell'uomo era capace di svuotarle l'anima con poche parole.
A mezzogiorno, la situazione era insostenibile, il sole era alto e le braccia erano ustionate, lei cercava di bagnarle ma aveva bisogno di crema protettiva. La schiena le pulsava, pensava che
si sarebbe spezzata presto, <<È ora di pranzo>> disse Marie, Dalila s'accorse che stava malissimo ma meglio di due giorni prima. Riuscì ad entrare nella casetta e mangiò mezzo panino offerto da una signora grassoccia con capelli sale e pepe e occhi piccoli, porcini ma aveva uno sguardo materno. Marie, uscì con una scusa e Dalila immaginava dove stava andando. Le persone parlavano francese e lei cercava di concentrarsi sulle parole incomprensibili anziché il dolore che le penetrava nel petto.
Adrien entrò scuro in volto e lei gli si avvicinò: <<non te la prendere, ho apprezzato il tuo coraggio>> cercò di tranquillizzarlo.
<<coraggio? Ma se sono andato via come un codardo!>> replicò lui
<<l'hai fatto per il lavoro, hai pensato a tua sorella, alla tua famiglia, sei stato bravo>>
Adrien le sorrise e lei gli sorrise subito sollevata dal fatto che lui si fosse ripreso, <<sei davvero molto bella lo sai?>>
Dalila arrossì, <<hai una bellezza sofisticata, fine, il colore dei tuoi occhi è molto particolare e i tuoi capelli sono più
accecanti del sole>>
Dalila sorrise ancora, poi il sorriso sparì quando ricordò che Daniel in quel momento era con Marie.
Adrien la guardò preoccupato, <<cosa c'è? Ho detto qualcosa che
non va?>> Dalila scosse la testa, <<torniamo a lavoro>>
Adrien si mise in piedi <<potremmo vederci al di fuori del lavoro,
cosa ne pensi?>>
<<si, perché no?>>
<<dici sul serio?>>
<<certo>>
Si avviarono sul campo, era passata più di mezz'ora, Marie stava
arrivando e Adrien le gridò <<dove sei stata?>> Marie si sistemò
il panno sui capelli, <<in bagno, posso>> gli fece una linguaccia e lui le sorrise, Dalila pensò che quel ragazzo fosse
troppo buono e poco furbo.
Verso le 15 Daniel ritornò, Dalila sentì che stava per svenire, il caldo era soffocante, i jeans erano appiccicati alle gambe, la T-shirt era zuppa e il viso acceso, si sentiva scoppiare. Quando vide Daniel le girò la testa, al punto di non capire più dove si
trovasse, non si era mai sentita così male; la testa, lo stomaco, tutto in subbuglio. Cadde nel terreno senza forze.
Quando aprì gli occhi, non era al sole, era nella casetta di legno, seduta per terra, una signora la guardava con compassione,
le disse qualcosa in francese, o forse non parlava con lei.
Daniel le rispose in francese e la signora andò via.
Dalila ancora non riusciva a capire dove fosse lui, dove fosse lei, quando iniziò a mettere in moto il cervello, capì di essere
vicina a Daniel, il quale la guardava con lo stesso sguardo della cena, in un modo limpido, semplice, uno sguardo indecifrabile.
<<lo vedi che non è per te questo lavoro>> le disse ironico,
Dalila voleva rispondergli che il lavoro non era un problema, voleva dirgli che era lui a provocarle emozioni troppo forti.
<<ce la posso fare>> rispose con un filo di voce.
<<Ne vale la pena ridursi così per un ragazzo?>>
Lei non rispose e lui si mise a sedere vicino a lei, troppo vicino, il braccio di Daniel toccava il suo, e Dalila rabbrividiva come se la sua pelle potesse accarezzarla, <<vuoi andare a casa?>>
Dalila scosse la testa e quel gesto le fece girare ancora la testa, cadde quasi sulla spalla di Daniel, profumava, "come
faceva a profumare dopo tutto quel sudore?" Daniel calò la testa
di lato, verso di lei e alcuni ciuffi di capelli gli caddero sulla guancia, <<vai a casa ragazzina e restaci, non vorrei sotterrarti nei miei campi>>
Dalila rise e chiuse gli occhi, <<mi porti tu a casa?>> Daniel si staccò e si allontanò, <<no, chiamo Adrien>> rispose freddo, <<no, voglio andarci con te>> Dalila si faceva forza dal fatto
che tenesse gli occhi chiusi. Daniel non rispondeva e quando Dalila aprì gli occhi lo vide che fissava la porta, pensava
qualcosa.
<<puoi portarmi tu?>> gli chiese e le parve che la sua voce fosse diversa, come melodiosa, quell'uomo la stava trasformando.
<<ho da fare>>
<<ma... Adrien ha la bici, mi gira la testa, come faccio?>> si lamentò; la scusa era perfetta, quasi sorrise per quella trovata.
Daniel sbuffò, si mise in piedi e si diresse verso la porta, <<aspetta>> le ordinò.
Dalila stava per vomitare dall'emozione, immaginava di stare tra le sue braccia e non poteva fare a meno di sentirsi scombussolata dalla testa ai piedi.
Dalla porta entrò un uomo grassoccio, simile alla signora di poco
prima, con piccoli baffetti e braccia e gambe corte, le porse la mano, lei voleva tanto piangere. L'uomo l'aiutò ad alzarsi, le girava la testa vorticosamente, l'uomo la prese in braccio, aveva un forte odore di sudore dopo tutto il giorno passato nei campi, Dalila fece fatica a trattenere le lacrime. Perché Daniel non
voleva accompagnarla a casa? cosa gli costava? Erano solo 15
minuti di cammino e con un triciclo cinque minuti, era pur sempre
suo zio; quell'uomo, Daniel, era davvero cattivo dentro!
L'uomo grassoccio e basso, la fece salire su un triciclo e la trasportò fino a casa, Dalila respirò profondamente e l'odore di
sudore e di sediolini vecchi, non l'aiutarono. L'uomo parcheggiò
il triciclo davanti il ponticello, fece per aiutarla ma lei rifiutò l'aiuto gentilmente, <<merci sto meglio, tres bien>>
mormorò, l'uomo la guardò non troppo convinto, <<tres bien>> ripeté lei che per fortuna, riuscì a mettersi in piedi, l'uomo
mise in moto e fece retromarcia. Lei si aggrappò letteralmente al ponte, entrò nel grande salone, grazie ad Amish, <<tutto bene signorina?>> le chiese l'uomo chiaramente in apprensione, Dalila
notò che tutti erano preoccupati fuorché Daniel.
<<Sto benissimo, fa solo troppo caldo>>
<<per fortuna è sabato, domani non lavorerà>>
<<già, dov'è mia madre?>>
<<in biblioteca>>
<<potresti evitare di dirle che mi hai vista... Diciamo, stanca?>>
<<ovviamente, non sono affari miei, non avrei mai detto nulla>>
<<grazie>>
Barcollò fino alle scale, <<ha bisogno di aiuto?>>. Dalila scosse
la testa, <<ce la faccio, grazie>>
Infatti, salì fino in camera, si lasciò cadere sul pavimento di parquet e ci rimase per quasi un'ora.
Non poteva continuare così, quel lavoro era troppo, troppo faticoso, si ricordò di Marie che era una giovane donna e delle
altre signore e pensò che se loro ci riuscivano, anche lei poteva farcela, "ancora un altro giorno" pensò, "un altro e poi basta".
Pianse, perché si era innamorata di un uomo così? Perché non si innamorava di Adrien? Mangiò un pacco di crackers tra una lacrima e l'altra, forse quei giramenti di testa, erano dovuti al fatto che stesse mangiando davvero poco. Entrò nella doccia, ne fu subito sollevata e quando uscì stava molto meglio, si sistemò
sotto il lenzuolo, sentiva brividi di freddo per il troppo sole preso sul viso e le braccia; era nuda, umida, i capelli dorati ovunque e, senza il suo permesso, il corpo cadde nel sonno.
Fu svegliata da un tonfo, qualcosa che cadeva, sobbalzò, sentì un altro tonfo, sollevò la testa sul soffitto e immaginò che al piano di sopra doveva esserci la camera di Daniel. Un raggio arancio di
tramonto le sfiorò il seno nudo, guardò l'orario, era quasi ora di cena, al solo pensiero, lo stomaco brontolò. Si scelse un vestito azzurro e si piacque poco, la sua pelle era ancora troppo chiara a parte il viso e le braccia ustionate. Il viso poi era anche gonfio e le lentiggini sembravano ancora più evidenti, si sentiva bruttissima. I capelli li lasciò sciolti, non faceva molto caldo, poteva tenerli giù, le punte dei capelli le sfioravano il sedere, erano troppo lunghi, prima o poi avrebbe trovato il coraggio di tagliarli.
Scese per cena, il tavolo come sempre, era apparecchiato per due, si mise a sedere svogliatamente e mangiucchiò qualcosa mentre ascoltava Isabella che le raccontava come si evolveva la storia
del suo libro; il soldato si era innamorato della moglie dell'amico morto, purtroppo però, la donna, aveva scoperto una
grave malattia.
<<bello mamma ma ti prego non farla morire, non voglio piangere come con l'ultimo che hai scritto>>
Isabella sembrava entusiasta e lei era felice per sua madre, finalmente le vedeva la luce della vita negli occhi, quella luce
che si era spenta da qualche mese.
Udì i passi di Daniel, stava scendendo le scale, Dalila si irrigidì, <<dove vai così bello fratellino?>> esclamò Isabella,
Daniel le baciò la guancia, profumava di profumo costoso, indossava dei jeans aderenti neri e una camicia firmata di qualità pregiata, i capelli sciolti e ribelli, sorriso ironico come suo solito. Afferrò del pane e ne mangiò un pezzo, Dalila osservò la sua bocca in movimento e rabbrividì, tutto il corpo le formicolava; sperò che non avesse detto nulla a sua madre della tragica giornata lavorativa.
<<vado da Charl, cosa ne pensi di lei?>>
Dalila si mise a sedere con la schiena dritta, i gomiti sul tavolo, un mezzo sorriso infastidito sul viso, Isabella gli toccò la mano, <<beh, mi sembra presa>> silenzio <<lei>> sottolineò.
Daniel ritirò la mano, <<questo basta. A presto>> uscì lasciando la scia del suo profumo e del suo fascino, Dalila si rilassò come un palloncino sgonfio, lei si sentiva proprio così; Daniel andava da Charl, non le aveva rivolto la parola e non l'aveva neppure guardata, stava ritornando ad essere trasparente?
Quella sera andò in camera, si spogliò, si mise il pigiama ma prima di mettersi a letto, pensò che non aveva mai visto cosa ci fosse al piano di sopra, moriva dalla voglia di vedere la camera di Daniel...
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Il profumo dell'innocenza
RomanceCosa faresti se ti innamorassi di un uomo che ha nelle vene il tuo stesso sangue?