Piove sul bagnato.

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Lara era una ragazza come tante altre. Era come tutte quelle che a 17 anni si sentono perse. Come quelle che si sentono fuori dal mondo e non riescono a trovare un posto adatto a loro. 

Succede un po' a tutti: durante l'adolescenza, prima o anche dopo. Ma quel famoso detto "mal comune, mezzo gaudio" rimane una gran cazzata. Sapere che è un disagio comune non basta a cambiare le cose.

Il lunedì mattina è sempre una rottura, soprattutto se ti aspetta un compito in classe di matematica. Lara stava correndo giù per le scale infilandosi una felpa. «Lara muoviti, sono le sette e mezza!».

La voce della madre le arrivò alle sue orecchie attutita dal cappuccio. Aveva scelto la sua preferita, era una sorta di portafortuna. Indossarla era quasi un gesto scaramantico per affrontare il primo giorno di scuola dopo le vacanze natalizie.

Si sedette su uno degli ultimi gradini per allacciarsi le All Star.

«A che ora finisci oggi, tesoro?» 

«All'una, mamma. Avrò domani il pomeriggio.» Anno nuovo, orario nuovo. Lara afferrò la tracolla ed uscì di casa. 

C'era foschia e mentre aspettava alla fermata dell'autobus si accorse che il cielo era coperto. Controllò lo zaino e le sfuggì un'imprecazione quando si accorse di non avere l'ombrello. Avrebbe fatto senza, l'autobus stava già svoltando l'angolo.

Prese posto e si infilò le cuffie nelle orecchie. Era il momento della giornata che preferiva: nessuno dei suoi compagni di classe prendeva la sua stessa corsa ed era libera di appoggiare la testa al finestrino e socchiudere gli occhi, perdendosi nella musica. Trenta minuti solo per lei prima dell'inizio della giornata. Anche quella sarebbe stata come le altre. Pesante come le altre e vuota come le altre.

Da sempre cercava di farsi andare bene quella realtà, quelle materie di cui non le interessava nulla e quei compagni con cui non era mai riuscita ad integrarsi per davvero. Pensò che forse il problema fosse proprio quello: non riuscire a farsi accettare ed accettare gli altri. Se non si piaceva, come avrebbe potuto piacere anche al resto del mondo? Cerava in tutti i modi di essere socievole e disponibile, ma la timidezza non aiutava.

Scese dal bus e si incamminò. Qualche metro e sentì una goccia di pioggia bagnarle la fronte. 

«Merda»

Camminò di buon passo verso la scuola, ma la pioggia era sempre più fitta. Si riparò sotto una tettoia, decidendo il da farsi. L'avrebbe presa tutta in testa  e sarebbe finita a lezione con i capelli e i vestiti completamente zuppi. Il cappotto si stava già impregnando e un brivido di freddo le percorse la schiena. Non era la pioggia a darle fastidio, ma quella sensazione di imbarazzo che avrebbe provato durante la giornata: capelli crespi e vestiti umidi. Ogni mattina perdeva un sacco di tempo per cercare di apparire al meglio. Non lo faceva tanto per sfizio personale quanto per eliminare ogni possibile fonte di imbarazzo. Il guaio di non sentirsi a proprio agio con se stessi.

«Serve un passaggio?» Lara guardava alla sua destra quei pochi metri che la separavano dal portone della scuola.

 Si girò di scatto.

In piedi davanti a lei c'era un ragazzo, la pioggia che scrosciava sul suo ombrello. Non ci pensò due volte. «Mi farebbe molto comodo, grazie.»

Lara gli si affiancò e proseguirono sotto l'acqua. Era almeno quindici centimetri più alto di lei. Faceva fatica a vederlo bene in volto ma era quasi sicura di non averlo mai visto.  

«Io sono Lorenzo, comunque.»  

Light up || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora