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Mi sedetti al mio banco, occhi stanchi, affaticato e concentrato a guardare lo spigolo del banco avanti al mio... Non so perché fossi così attratto da quello spigolo, era tutto scritto, scarabbocchiato, era un insieme di anni, ogni parola, ogni disegno, rappresentava la persona che lo aveva segnato.
Strabuzzai gli occhi e lessi il mio nome scritto in rosso sulla curva dello spigolo, lessi altre parole, confuse tra gli altri segni, c'era scritto:  George Omalley  ama April Madsen.
Mi sembrava tutto confuso nella mia  testa, chi l'aveva scritto? Chi lo sapeva? Ma soprattutto, lei ne era al corrente?
Mi sentivo attratto da quella calligrafia spigolosa, e mi sembrava come se mi chiamasse a sé ma io non mi muovevo, restai seduto a guardare quel banco fino al suonare della campanella, alla quale i miei compagni nei corridoi risposero con un sonoro:"NOOOO!!".
Durante la lezione stetti particolarmente calmo e tranquillo, nessuno siedeva in quel banco, tranne che nelle verifiche perché serviva a copiare dal mio foglio, ma nel resto della giornata, nessuno.
Passarono le 5 ore mattutine, tra lezioni e  prese in giro dai compagni; ma lei non era presente, lei non era al suo
suo banco, lei non era al suo solito posto, con la schiena contro il muro gelido.

Arrivò alla quarta ora, presa sottobraccio dall'insegnante di latino.
Stava sbuffando e si notava benissimo che era sul punto di esplodere: i prof raccontarono che l'avevano trovata  passeggiare fuori dal cancello della scuola, con lo zaino sulle spalle, insieme ad altri ragazzi e ragazze, perché mi chiedevo, lei non si doveva "sprecare" in quel modo.
Di pomeriggio venni sbattuto contro gli armadietti, un frullato in testa, cose normali d'altronde; ma quel giorno, quel pomeriggio d'autunno, ebbi un "trattamento speciale, che cambiò di colpo la mia vita, in meglio...

La Ragazza Col Nome D'aprileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora