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Tutti hanno dei segreti, e ognuno li custodisce dove o come meglio crede.

Io li custodivo sui fogli, si esatto, i mille fogli che tappezzavano le pareti della mia camera, il cui significato mandava in confusione i miei genitori.

Su quei fogli c'era la mia anima, la mia parte nascosta che proteggevo gelosamente, quel posto dove non fai entrare nessuno perchè parla troppo di te, e di ciò che sei.

Su quei pezzi di carta potevate trovarci di tutto : foglie e fiori oramai corrosi dal tempo, frasi, disegni di occhi e boschi che solo a guardarli ti ci perdevi dentro, in quel verde sconfinato.

La luce del primo sole oramai invadeva il mio piccolo rifugio, era la sveglia della natura, mi sussurrava il buongiorno, e mi offriva una colazione di profumi autunnali e il rumore incessante della pioggia.

Mi lavai il viso, presi la mia merenda per la scuola, una mela di un rosso pallido con alcune ammaccature, a dire il vero non ispirava tutto questo appetito, e camminai verso la mia scuola.

Non prendevo mai l'autobus, preferivo prendere la piccola scorciatoia che passava da quel piccolo ma fitto boschetto.

Quella mattina pioveva e il bosco cambiò colore, dal verde brillante nei giorni di sole divenne un verde smeraldo, un verde profondo. Proprio quel verde che riempiva i fogli nella mia stanza.

L'odore del muschio e di piantine selvatiche era qualcosa di estasiante, mi sentivo in armonia con la natura. Ero parte della natura.

Mi fermai un istante, strappai con dolce violenza un foglio dal mio quaderno di matematica e iniziai a disegnare un albero, un albero che non avevo mai notato in tutti questi anni, quel sentiero mi era amico da ben 17 anni, eppure quell'albero era vergine ai miei occhi.

Il tronco simile a dei capelli intrecciati, capelli di un castano splendente. Rami affusolati e lunghi dai quali scendevano delle lacrime verdi. Non avevo mai visto un salice così alto.

Diedi un nome a quell'albero, La dama piangente.

Disegnai la dama velocemente, non curandomi di tutti quei particolari che rendevano quella pianta così umilmente splendida. Non disegnai neanche quei fiochi raggi di sole, che coloravano di un d'oro splendente le lunghe foglie.

Iniziai a correre sotto la pioggia, e quelle gocce mi graffiavano il viso, e dopo aver corso per 10 minuti abbondanti mi ritrovai sotto il cortile della mia scuola. Un gigante di mattoni sgretolati, con nessun albero intorno. Entrai prima del suono della campanella per prendere posto nella mia classe.

Mi sedetti all'ultimo posto e presi dalla tasca del mio giaccone quel foglietto. Osservai la bellezza della Dama Piangente, si notava già da quell'incrocio di linee che molto goffamente ho riportato sul foglio.

La campanella suonò e tutti i miei compagni presero posto ignorandomi del tutto, entrò il professor Phil, il mio insegnante di storia e filosofia.

<<Oggi spiegheremo Empedocle e il concetto delle quattro radici>>.

Il professor Phil non parlava con nessuno, solo con me. Forse perchè eravamo in egual modo strani oppure perchè ero l'unica a seguire durante le sue lezioni, fatto sta che Empedocle mi incuriosì particolarmente.

Oltre ad essere un filosofo era anche un medico ed un mago (alchimista), e parlava delle quattro radici : Fuoco, Terra, Acqua e Aria; tali elementi sono animati da due forze cosmiche opposte fra loro, Amore e Odio.

Amore e Odio determineranno i cambiamenti in natura e le ''fasi cosmiche'', infine avranno il controllo sul mondo intero.

<<La prima fase cosmica è lo Sfero, dominata da Amore e il mondo sarà in completa armonia; pian piano subentrerà Odio e le quattro radici faranno il loro effetto, e questa fase si chiamerà Cosmo, dove le due forze cosmiche si equilibreranno fra loro; e come ultima fase troveremo il Caos, dominato interamente da Odio.>>

Spiegò il professor Phil e infine ci chiese <<In quale delle tre fasi compare la Vita?>>.

Tutti i miei compagni diedero la stessa risposta, la più banale. Nello Sfero, quando Amore domina.

Solo io dissi che la vita nasceva nel momento in cui nasceva l'equilibrio fra le due forze, quindi nel Cosmo. Il professore mi sorrise e mi diede ragione.

Era una conoscenza innata, ero già a consapevole di questa risposta senza aver studiato. Mi sorpresi di me stessa, e per un instante mi sentii speciale, capace di vedere ciò che gli altri non vedevano, l'aspetto nascosto delle cose.

Suonò di nuovo la campanella, la prima ora era finita. Il professor Phil mi chiese di seguirlo in una classe vuota e mi diede un libro dalla copertina rigida, fatta di legno ci avrei giurato. Pesava un bel pò, e sul dorso vi erano delle intagliature artigianali, di alcuni simboli.

Simboli che io disegnavo continuamente. Simboli che non avevo mai visto nella mia vita, se non nella mia mente.

<<E' un libro di vecchie favole, favole che centinaia di anni fa venivano raccontate ai bambini per farli dormire. L'ho trovato ad un mercatino delle pulci, prendilo è tuo. Ah dimenticavo, ecco la chiave per aprirlo.>>

Le ore successive passarono velocissime, il tempo si stava prendendo gioco di me. Suonò la campanella che segnava la fine di quella strana giornata scolastica e così mi incamminai verso il mio sentiero, volevo rivedere quell'albero.

Arrivai nel boschetto, nel punto esatto dove 5 ore prima c'era la Dama Piangente. Era sparito. Il salice non era più lì.

Lo avevo sognato? Eppure era così reale.

Mi sentii smarrita, pazza e confusa. Com'era possibile?

Era così grande e alto che occupava tutta la visuale.

Gotax. La terra dimenticataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora