21/10/2011
Ore 7:30 

Ero sveglia già da un pò. 

Narciso chiedeva insistentemente la sua colazione, latte e croccantini. Io non avevo tempo per lui. 

Fissavo quel libro. Al centro vi era uno strano disegno, con al centro un piccolo specchietto. Era strano. Tutti i simboli intagliati sulla copertina di legno erano ugualmente riportati sui miei fogli, ma quello al centro no. 

Un cerchio i cui raggi si attorcigliavano in una magnifica treccia. A pensarci bene somigliavano tanto a quei rami della Dama Piangente. 

Non era più tempo di pensare al libro o all'albero. Dovevo vestirmi, fare colazione e correre a scuola. Decisi di farmi accompagnare da mia madre, non mi andava di ripercorrere quel bosco dopo l'incontro inaspettato di ieri. 


<<Eireen, ma che ti succede?>>

<<Perchè mamma?>> Non ha ancora capito che odio le domande. 

<<Non ti confidi più con me. Non hai amici. Sei sempre così pensierosa e..>>

La interruppi. Non volevo che continuasse. Mi faceva male sapere di essere un così grande peso per lei.

<<Mamma, non voglio parlare di questo. Lo sai che fare amicizia non rientra nella mia top ten. A dir la verità non mi interessa un granché dei miei coetanei, affatto. >>

Emanò un sospiro. Sapeva che mentivo ma mi conosceva troppo bene e sapeva che non sarebbe stato piacevole continuare quella conversazione. 

<<Ok tesoro. Siamo arrivati.>>

<<Grazie mamma ti voglio bene.>> Le diedi un bacio. Aprì lo sportello dell'auto ed entrai a scuola. 


Non dico che quell'istituto mi sia mai piaciuto. Ma quel giorno era qualcosa di terrificante. Gli stessi alunni. 

Una massa di zombie pronti a mangiarmi. Mi fissavano tutti ma non capivo il motivo. Odiavo essere fissata. Soffrivo di Oftalmofobia, la paura di essere guardati. 

Sgattaiolai in classe. Mi irritavano tutti quei lupi pronti a sbranarmi. 

Sentii i professori sussurrare. Appena mi videro smisero di parlare fra di loro e mi fissarono. 

<< Buongiorno >> 

Nessuna risposta. Allora decisi all'istante che non avrei parlato con nessuno quel giorno. 

Prima.

Seconda.

Terza.

Quarta ora. 

Passarono tutte d'un lampo. La quinta ora avevo il professor Phil. Ma lui non c'era. 

Era successo qualcosa. Qualcuno aveva visto me e il professore parlare il giorno prima in prossimità del bosco. 

Ecco perchè tutti mi fissavano. 

Oppure era semplicemente partito per un viaggio. C'era da aspettarselo dai  professori di filosofia. C'era da aspettarlo dal professor Phil. 

Inevitabilmente. Senza che io decidessi o potessi fermarlo, il pensiero di quella strana frasi in rima mi tornò in mente. 


''Luna Nascente, non guarderai più con gli occhi ma con la tua Mente'' 


Tutto era così strano e se non bastasse tra un mese era il mio compleanno. 18 anni. 

Il pensiero non mi entusiasmava granchè. I miei coetanei aspettano questo giorno impazientemente, facendo addirittura il conto alla rovescia. Come se cambiasse qualcosa. Diciassettenni o diciottenni la loro maturità sarebbe stata sempre discutibile, sotto tutti i punti di vista : intellettualmente, moralmente, il modo in cui si approcciano anche alle piccolezze. Tutti segni di grave immaturità. 

Ai miei genitori ho già ben specificato che quel giorno non vorrò né feste a sorpresa, né regali super costosi. Mi basterebbe solo un weekend in un bosco. Campeggio in poche parole. 

Ma non nel boschetto vicino casa mia, uno di quei boschi grandi. Dove ti ci puoi perdere.

Dove i vecchi tronchi cavi possono offrire un tetto in caso di pioggia, o di freddo. 

Dove gli animali, ignari dinanzi le crudeltà dell'uomo, si avvicinino a te senza timore di essere uccisi. 

Mio padre, ovviamente, non mi avrebbe mai lasciata da sola in un bosco. Non aveva tutti i torti, ma l'istinto di andarci era troppo forte per reprimerlo e loro lo sapevano. 

E' strano come ai miei genitori questa storia della natura risultasse ''normale''. Alla mia età dovrei pensare alla moda e ai ragazzi, invece che ai boschi e alla magia che si cela dietro quei pezzi di paradiso. 

Tornai a casa. Mangiai un piatto italiano e tornai in camera mia.  



Ero fortunata a vivere a Galway una città medioevale sulla costa occidentale dell'Irlanda. 

Amavo il mio paese. La storia che aleggiava ancora nei borghi delle piccole città. La natura. 

Se mi avessero chiesto un aggettivo per descrivere l'Irlanda avrei utilizzato senza pensarci due volte : Magica. 


15 Pagine di letteratura inglese. 

4 Esercizi di matematica, Derivate. 

3 Pagine di biologia. 

Mi aspettava un pomeriggio interessante, non c'erano dubbi, ma non aprii libro. Ero sovrappensiero e l'unica medicina era il disegno. 

Potevo disegnare ciò che non volevo dire. 

Dalla mina uscì un piccolo naso a punta, due grandi occhi verdi e un corpicino esile. Phil. 

Dov'era finito? E cosa significava quella frase? Era veramente la risposta a tutte le mie domande questa ''Luna nascente'' ?

Accesi il pc. Aprii il motore di ricerca e cercai ''Luna nascente''.

Il primo link mi portava ad un sito di astrologia.

Il secondo al calendario di quest'anno. La luna doveva essere nascente, qualunque cosa essa volesse dire, proprio il giorno o meglio dire la notte, del mio compleanno.  


Il terzo link. Un blog sulla stregoneria. 

''Luna crescente, nascente o prima madre. E' la luna giovane, ottima per iniziare un progetto o un cammino mai affrontato prima.'' 

Che voleva dire? E soprattutto chi credeva più alla stregoneria? Per quanto affascinante fosse, ovvio. 


Tutte quelle informazioni, quei pensieri e quelle ultimi giornate martellavano forte nella mia mente che l'unico rimedio possibile sembrava dormire. 

E così feci. Mi addormentai. 

Anche i sogni erano inquieti. Una guerra tra stregoni e uomini. 

Tanti corpi per terra, senza vita o feriti. Io vedevo tutto in prima persona, come se fossi partecipe di quello scontro così violento. 

Attirò la mia attenzione una donna. Una donna con il colore dei capelli uguale al mio. 

L'uniforme faceva parte di lei, come se fosse la sua pelle. Una spada della stessa lunghezza della sua gamba, o quasi. 

Si voltò e per un istante i lunghi capelli coprirono il suo viso. 

Non potevo crederci, era mia madre. 



Gotax. La terra dimenticataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora