Il cellulare squilló, e per un momento smisi di pensare a quel salice.
Era mia madre. Chiedeva dove fossi finita, poichè mi cercava da 20 minuti ed io non avevo risposto a nessuno dei suoi messaggi.
Accantonai l'albero e iniziai a correre per arrivare al più presto a casa, solo per evitare le domande dei miei genitori.
Mangiai poco e niente quel giorno e parlai in egual misura.
<< Com'è andata a scuola?>> Domanda che dopo 17 anni mia madre, Coraline, non ha perso il vizio di chiedere.
<<Bene>> le risposi.
Come avrei potuto dirle della Dama piangente, divenutala Dama scomparsa? O del libro del professor Phil? La nostra vita era calma, troppa calma e due notizie così strane in una sola giornata avrebbero potuto disturbarla, così chiusi ermeticamente
tutto dentro di me e risparmiai quella serie di particolari per i miei disegni.
Salì nella mia stanza. Presi il libro di favole. Girai la chiave nella piccola ma accurata serratura. Il libro non si aprì.
Provai più e più volte ma la chiave era incompatibile.
Il professor Phil avrà sicuramente confuso la chiave del libro con una dei suoi mille armadietti, dove accatastati i suoi libri invecchiavano insieme a lui.
Phil, diminutivo di Philippe, era un uomo di 35 anni, se non lo si vedeva nella veste di professore. Grandi occhi verdi, pelle chiara, capelli biondi e un corpicino esile. Ma dietro quel mucchietto di ossa e pelle si celava qualcosa, un mistero.
Non potevo permettere di dimenticare tutto ció che successe quella mattina, e così presi un foglio e disegnai quell'albero e il libro di favole. Disegnai anche la chiave e dopo aver arricchito il tutto con mille particolari, segnai la data : 20/10/2011.

17.35 era ora di mettersi a lavoro. Avevo 10 esercizi di matematica e conoscendo la mia avversità verso le materie scientifiche, ad esclusione di scienze, dovevo mettercela tutta a raggiungere minimo la sufficienza.
Ma il pensiero di quella giornata mi impediva di concentrarmi , così scaraventai i libri sul letto e assorta nei miei pensieri indossai una giacca a vento. Aprii la porta e uscii di casa quasi furtivamente. Il pensiero di quel salice inondava la mia mente, così decisi di ritornarci.
Ripercorsi la scorciatoia e durante il tragitto sentii una voce calda e amichevole salutarmi.
<<Ehi Eireen>>
Mi voltai e rivolsi lo sguardo verso quell'uomo e scoprì, con mia sorpresa, che era il professor Phil.
<<Salve professore, che ci fa lei qui?>>
<<Eliminiamo queste formalità Eireen. Non siamo a scuola, chiamami Phil>> e mi sorrise.
Scioccata da tale risposta gli risposi
<< Ok Phil. Come mai era dietro di me?>>
Il battito cardiaco aumentava, secondo dopo secondo.
<<Mi piace camminare. Ho scoperto un nuovo boschetto. Un mondo verde dove
puoi essere ció che sei realmente.
Lo conosci Eireen?>>
<<In realtà si. Ogni mattina lo attraverso per venire a scuola. Deve vederlo nelle giornate di pioggia prof....Phil. È veramente magnifico. La natura è capace di creare nuovi  colori, ma in quel bosco si posso trovare tutte le tonalità di verde presenti sulla Terra>>

Un breve silenzio cadde come un masso su di noi, ma il professor Phil riuscì ad uscirne domandandomi del libro di fiabe.

<<Professore... La chiave non combacia con la serratura, l'avrà sicuramente confusa con una dei suoi armadietti>>.

Inarcò  il sopracciglio destro e sorrise.
<<Pensavo riuscissi a vedere ciò che nessuno vede. Nessuno ad esclusione di me, è chiaro>>

-Le mie ipotesi erano vere. Il professor Phil aveva un segreto. Ma che cosa devo fare ora? Inventare una scusa e ritornare a casa? Oppure andare insieme a lui nel boschetto e chiedergli del salice?- mi domandai.

Optai per la prima.

<<Ora devo proprio andare pro...Phil. Devo completare gli esercizi di matematica e mia madre mi aveva chiesto aiuto per delle faccende domestiche. Ci vediamo a scuola. Grazie ancora del bellissimo libro Phil.
Ciao>> .

<< Luna nascente>> urló.
<< ... È la risposta ad entrambe le tue domande. Luna nascente, non guarderai più con gli occhi ma con la tua Mente>>.

È la risposa ad entrambe le tue domande....

<<Ciao professore.>>

Quali domande? Non gli avevo posto alcune domande.
Che cosa era successo al mio professore di storia e filosofia? Era uno scherzo? Qualcuno si voleva prendere gioco di me?
Non importa...le parole di Phil non avevano alcun senso.

<<Ciao Narciso>> salutai il gatto nero del vicinato ed entrai nella mia casa.

<<Eireen, dov'eri finita?>> chiese mio padre appollaiato sulla poltrona a leggere riviste scritte da giornalisti falliti.

<<Una passeggiata. Per staccare un pó dai compiti>> evitai scatole e scatoloni nel corridoi, come evitai le domande di mio padre.
Chiusa a chiave la porta della mia stanza.
Aprì il secondo cassetto della mia scrivania. Presi il blocco da disegno e la mia matita, accuratamente mordicchiata.

C'era il foglio sul quale avevo disegnato la Dama piangente e l'altro dove c'era il libro delle fiabe e la chiave.
Un albero come può sparire da un momento all'altro?? E quel libro cosa celava al suo interno?

Un attimo.
La luna nascente... No. Non era possibile.
Non poteva essere vero.
Come poteva il professor Phil essere a conoscenza del salice? No.
Io e le mie sciocche superstizioni. Nessuno era a conoscenza di quell'albero. Un albero che per quanto ne sapevo poteva essere frutto della mia immaginazione.

E se invece avessi ragione?
Dove sarebbe il confine tra realtà e fantasia?
E cosa centrerebbe la luna nascente con l'albero e il libro di fiabe?

Quella sera decisi di andare a letto presto.
I mille pensieri offuscarono la mia vista e pian piano Morfeo stava facendo il suo lavoro.
Dopo pochi minuti caddi in un sonno profondo, così profondo da potermi toccare con un dito.

Gotax. La terra dimenticataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora