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Non ricordo esattamente quando fu l'ultima volta che lo vidi. Erano settimane che pensavo al suo sorriso, ai suoi occhi, a lui. Diciamo che non riuscivo a pensare ad altro, lui era nella mia mente ogni santo giorno in ogni momento e luogo.

Frequentavo la New York University e fu un giovedì il primo giorno che lo vidi, era bello come sempre con la sua semplice maglietta nera e quei dannati jeans. Era appoggiato al muro vicino l'entrata mentre aspirava da una sigaretta, un gesto che trovo tutt'ora molto seduttivo. Fu proprio la sua seduzione a portarmi alla rovina. Ogni gesto che faceva ogni parola che diceva mi portava lentamente negli abissi e nell'oscurità. La sua oscurità.

Avevamo una lezione in comune, filosofia. Non avevo molti amici e spesso capitava che mi sedessi da sola ma quel giorno non fu proprio così.
Non si presentò e non mi degnò nemmeno di uno sguardo, se ne stava lí come se nulla fosse, e infatti era proprio così, ma non per me.
Lo guardai, e piú lo guardavo e piú mi chiedevo perché lui fosse qua, vicino a me.

"Smetti di fissarmi." lo disse con tono talmente duro che mi spaventò, era lo stesso tono che usa tutt'ora.

"S-scusa". Mi maledì per come apparsi debole.

E fu proprio in quel momento che l'insegnante entrò in classe e interruppe il nostro imbarazzante "dialogo".
Nonostante tutto continuavo comunque a guardarlo, era così maledettamente bello che ogni ragazza sarebbe caduta ai suoi piedi, ed io ero una di loro, come biasimarci?

Continuava a seguire la lezione con la mascella serrata e lo sguardo duro, come se fosse perennemente arrabbiato.

Non passò molto dopo la campanella che lui uscì dalla classe, lasciando quell'odore di fumo e menta che tutt'oggi adoro.

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