Parte senza titolo 5

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Cara Maryon,

questa è la prima lettera che ti scrivo dal suolo inglese. L'aereo è atterrato in perfetto orario, ho recuperato i bagagli e ho raggiunto mio padre che mi aspettava fuori. Degli Inglesi si dice siano un po' freddi e anche mio padre, nonostante sia stato circondato dal nostro "calore italiano", come dice lui, non sfugge a questa regola. Quando mi sono avvicinata mi ha accennato un sorriso e, dandomi un colpetto sulla spalla, mi ha detto solo:

- Welcome Alice.

Anche se non ti ho qui con me immagino la tua espressione nel leggere queste righe, sicuramente tu, così aperta ed affettuosa, saresti rimasta sconvolta di fronte a tale freddezza ma io no, io ci sono abituata, d'altronde mia madre lo dice spesso che un po' della fredda Inghilterra mi è rimasto dentro, che è una delle poche cose che mio padre mi ha lasciato. Tu la loro storia la conosci bene ma so che ti piace ascoltarla, perciò te la racconterò lo stesso, solo per non perdere l'abitudine anche ora che siamo così lontane. Mamma e papà si sono conosciuti in Italia, nel paesino di mare dove tu e io vivevamo (che strano effetto mi fa usare un tempo al passato ...), lui era in vacanza ovviamente. Mamma non conosceva una parola d'Inglese e papà poche in più d'Italiano, le solite frasi costruite usate sempre dai turisti, quelle che si trovano nei dizionari ma, nonostante ciò, riuscirono comunque a comunicare perché (e qui metto la citazione di mia madre, quella che ti piace tanto) l'amore parla una lingua universale. Alla fine erano così innamorati e papà così folle da decidere di abbandonare tutto per costruire qualcosa insieme qui, in questo piccolo e sperduto paesino. Ma mia madre dice anche che l'amore, se richiede troppi sacrifici, non è amore vero e per questo loro due avrebbero dovuto saperlo che la loro storia non avrebbe avuto un lieto fine. Per papà fu difficile adattarsi, lui era abituato ad una metropoli aperta e vitale come Londra e gli stavano strette le piccole stradine e la mente degli abitanti del luogo, le une, diceva, abituate al deserto invernale, non riuscivano a contenere tutto il caos e il disordine dei turisti durante la stagione estiva, le altre non sapevano accettare pensieri ed idee nuove .... per questo lui non si era mai sentito accettato. Alla fine forse nessun amore può resistere in queste condizioni, di certo non ce l'ha fatta quello dei miei genitori. Avevano resistito per qualche anno, io ne avevo cinque quando avevano divorziato e mio padre era tornato a Londra. Io, rimasta con mamma, avevo iniziato a vivere così, un po' in bilico, un po' a metà, con un piede qui e l'altro in un paese lontano e diverso che però qualcuno mi aveva sempre insegnato a chiamare casa. Ed ora eccomi qui, in questo strano ritorno alle mie altre origini. Non ci siamo visti molto mio padre ed io in questi anni, si sa, la distanza è qualcosa di duro e difficile, pone barriere che, per quanto sottili ed invisibili, il più delle volte ci sono .... questa potrebbe essere anche l'occasione per ricucire il rapporto con lui, per dare un senso vero e pieno ad una parola, papà, che fino ad ora mi è sempre sembrata un po' vuota, difficile da capire e da amare ...

Subito dopo dall'aeroporto ci siamo messi in viaggio verso casa, viaggio piuttosto breve, per lo più silenzioso, spezzato solo di tanto in tanto dalle solite frasi di circostanza, né io né mio padre siamo particolarmente chiacchieroni, poi è così, è un paradosso ma è proprio quando si hanno più cose da dire che si finisce per restare zitti, sarà che non si ha il tempo o che le parole non bastano mai ... Comunque dopo poco siamo giunti a destinazione, la casa è esattamente come la ricordavo, la classica detached house inglese, col giardino curato e le mura di mattoni rossi. Mentre scaricavo i bagagli dall'auto un urlo in lontananza ha attirato la mia attenzione:

- Ciao Alice, benvenuta!- Era Teresa, la nuova moglie di mio padre.

Di origini spagnole, non ha di certo il contegno algido e distaccato di mio padre, infatti, pur avendomi visto solo poche volte, è stata lei a corrermi incontro e ad abbracciarmi calorosamente. Mi ha fatto bene, mi ha fatto sentire finalmente un po' a casa, una persona attesa e desiderata, una della famiglia, non un ospite e basta.

- Cara, come è andato il viaggio?

- Tutto bene, grazie. D'altronde sono soltanto poche ore, neanche il tempo di salire sull'aereo che già si deve scendere.

- Vero, i nostri paesi sono vicini- mi ha detto sorridendo.

Mi piace questa donna e piacerebbe anche a te, ne sono certa. Ha un sorriso aperto e gli occhi grandi, come se tutto in lei fosse lì, pronto ad accogliere il mondo.

Dopo i soliti convenevoli mi ha accompagnata in camera, dove mi ha lasciata sola per sistemare le mie cose e dove ti sto scrivendo. È la prima cosa che ho fatto, intorno a me ci sono ancora le valigie da disfare. Guardo l'orologio, qui segna le sette di sera, tra un po' qualcuno verrà a chiamarmi per la mia prima dinner, spero davvero di trovare nel piatto il classico fish and chips, è buonissimo ed è un bel po' che non lo mangio...eh sì, d'altronde anche l'Inghilterra ha i suoi sapori e i suoi odori e stramente mi accorgo che in questi anni mi sono mancati...e quando qualcosa o qualcuno ti mancano è perché ti appartengono e fanno parte di te, no?

Mi guardo un po' intorno... ricordo bene questa stanza, ho alloggiato sempre qui nelle mie visite, è sempre stato un posto di passaggio, un po' come una stanza d'albergo, vuota e comune, senza personalità, un posto a cui non puoi affezionarti perché sai che prima o poi dovrai lasciarlo, riuscirò ora a trasformarla in casa, nella mia casa? Non ho portato quasi nulla con me della vecchia stanza, credimi, immagino già la tua smorfia incredula, come posso averlo fatto, proprio io così legata ai miei ricordi, così indissolubilmente legata al passato? E invece sì, il passato stavolta io lo voglio mettere da parte, è una zavorra che mi pesa troppo. Che senso ha restare attaccati ad un passato che ci ha fatto soffrire, che senso ha portare con noi i suoi incubi e non pensare invece a costruire sogni per l'avvenire?

Bel discorso, non c'è che dire, me lo sono ripetuta all'infinito prima di partire, cercando di convincermene ma si sa, fra il dire e il fare ... sai quanti discorsi mi sono ripetuta fino alla nausea in questi mesi, quante belle parole e frasi cariche di significato mi hanno accompagnata? Ma il problema quando cerchi di convincerti di una cosa è sempre lo stesso, la tua testa lo sa che ciò che ti ripeti e ti ripetono è vero, lo sa bene quale è la strada più giusta da seguire, è quando cerchi di convincere anche il cuore che iniziano i problemi ... sciocco testardo, non ne vuole proprio sapere, è un tipo tosto, che solo sbattendo più volte contro le cose se ne convince e capisce, ma quanti lividi e quanti segni ti lascia in questo cammino. Ma è giunto il momento di mettere da parte questi pensieri e scendere giù, non è bello far aspettare tutti proprio la sera del mio arrivo. Intanto tu sarai ancora in viaggio, la California non è poi così vicina. Non temere però, domani lo sarà anche questa mia lettera.

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