Il giorni dopo, Asgard si trovava nuovamente nell'arena, per riprovare a combattere il grosso rettile.
Senza la folla che lo acclamava, ora era più concentrato sul suo obbiettivo: uccidere il drago per riconquistare la fiducia del padre e del villaggio.
Prese nuovamente il pesce ma, questa volta, lo lanciò in mezzo all'arena, in modo che il drago di concentrasse solo ed esclusivamente su quello.
S'incamminò verso le armi e prese un'ascia a doppia lama. Questa era disposta anche di una corda che, se tirata, estraeva una rete molto resistente. Serviva per bloccare i draghi e poi catturarli.
Accompagnata all'ascia, c'era uno scudo in legno con sopra disegnato un drago di ghiaccio, che si contorceva su se stesso.
Asgard camminò incontro al grosso portone che rinchiudeva il drago. Lo aprì con fatica e vide che questo era girato dalla parte opposta e che, quindi, gli dava le spalle.
Rimase a fissarlo per un bel po' di tempo, quando si accorse che una figura dietro di lui lo guardava incuriosito.
Era una bambina della sua stessa età dai lunghi capelli biondi, quasi bianchi, avvolti in una treccia e dagli occhi color marrone intenso. Portava un cappello da vichingo con le corna, segni che lei aveva già sconfitto più volte un drago, con una maglietta arancione di lana di bue e dei pantaloni marroni in pelle. Aveva diverse ferite sulle guance e sulle mani.
"Lo sai che a quest'ora i draghi dormono. Dopotutto, anche a loro serve un po' di riposo" disse quella bambina, che sembrava saperne molto più di Asgard riguardo a quei grossi rettili
"Da quando in qua a voi importa della salute di queste povere bestie" rispose il bambino in tono scortese
"Da quando abbiamo capito che se riposano possono essere più forti nei combattimenti" continuò a tono la misteriosa bambina
"Come ti chiami? Non ti ho mai vista, se per caso nuova?"
"Mi chiamo Eske, Eske Murphy. Si sono nuova, ma non per questo sono più debole...anzi" rispose indicando il suo elmo con le corna, cosa che Asgard non aveva
"Oh" uscì solo quel suono dalla bocca del bambino.
Era triste perché tutti i bambini che conosceva avevano ricevuto il loro primo elmo con le corna, tutti tranne lui.
Si girò di nuovo verso il drago dormiente, chiuse a chiave il portone e fece per uscire dall'arena, quando una mano non gli bloccò il braccio.
"Senti, scusa se ti ho detto qualcosa che ti ha fatto sentire male ma...forse dovresti affrontare questa tua paura verso i draghi. Devi capire che loro sono creature malvagie e che se gli dai una mano, loro prendono tutto il braccio. Capito il concetto?" chiese Eske guardando intensamente negli occhi di Asgard, notando dopo il filo di tristezza che si celava dietro quella figura sempre allegra e gentile con tutti.
"T-tu non capisci" rispose Asgard, liberandosi subito dopo dalla forte stretta della bambina.
Nessuno capiva cosa potesse provare il piccolo ragazzino in quel periodo di crescita. Tutti dicevano che era debole di carattere, che era così perché non riusciva a combattere le sue paure più grandi. Il padre continuava a ripetergli che non doveva sembrare una femminuccia davanti al suo villaggio, pensando che, in qualche modo, potesse spronarlo. Ma nessuno poteva capire i sentimenti del povero Asgard.
Dopo che ebbe finito di ripensare sull'accaduto, Asgard si ritrovò a camminare su di una spiaggia ai piedi del villaggio di suo padre.
Si stese sulla sabbia dorata e guardò il mare, piatto come un vassoio d'argento. Poco dopo si accorse che una figura si era seduta al suo fianco. Ma adesso tutti me stanno cercando? Non si può avere un attimo di pace?! Urlò Asgard nella sua mente
"Sai, anch'io ho passato il tuo stesso periodo" disse la figura
Il bambino aprì gli occhi per vedere chi fosse e noto che era la stessa ragazzina che aveva incontrato nell'arena
"Cosa vuoi ancora?" disse scorbutico Asgard
"Scusa sai! Stavo solo cercando di sollevarti un po' il morale?! Me ne vado" rispose offesa Eske
Si alzò per andarsene ma Asgard la prese per un braccio e la fece cadere di nuovo sulla sabbia, provocando un polverone
"E che...scusami tu. Sono troppo arrabbiato oggi"
Eske lo guardò confusa, ma poi fece un piccolo sottotetto e rivolse lo sguardo al luminoso e calmo mare.
"Cosa intendevi con ho passato il tuo stesso periodo ?" chiese Asgard dopo attimi di silenzio
"Circa due anni fa avevo paura di qualsiasi animale mi passasse davanti. Dopo ho capito che era inutile che continuavo a fare la femminuccia schizzinosa e così ho combattuto la mia paura" sintetizzò Eske
"Mio padre continua a chiamarmi così"
"Così come?"
"Femminuccia. È un nomignolo che mi ha affibbiato fin dalla mia nascita, e che io odio fino alla morte. Non lo sopporto quando mi chiama così ma sai com'è: tutto ciò che dice mio padre è legge, purtroppo"
"Anch'io penso che tu sia una femminuccia "
"Non ti ci mettere pure tu adesso"
"Prova a ripetermelo, ma prima mi devi prendere"
Così si alzarono tutti e due in piedi e Eske fuggì via prima che Asgard gli saltasse addosso.
Era un via vai di sue ragazzini che si rincorrevano ddivertiti mentre la bambina continuava a ripetere femminuccia al bambino.
Asgard fece un balzo in avanti e riuscì, finalmente, a bloccare con le mani la veloce ragazzina. La girò a pancia in su mentre lei continuava a ridere e disse "prova a ripeterlo". Solo dopo si accorsero che c'era troppa vicinanza tra loro due. Qualche centimetro in meno e i loro nasi potevano sfiorarsi.
Asgard si alzò di scatto e disse "O-ora d-devo andare" balbettò Asgard
"Ehm, anch'io. A domani allora"
"S-si certo, a domani"
Asgard ritornò a casa sua ed Eske fece lo stesso.
Si buttarono contemporaneamente sui loro letti e sospirarono un "che giornata!" prima di addormentarsi in un sonno profondo.
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