Prologo

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La folla ululava, era totalmente fuori controllo. I piedi battevano ritmicamente contro le gradinate in ferro con tale forza da farle tremare: lo stadio era stracolmo ed in fibrillazione.

"Non capirò mai i fan. Guardali come si aggrappano ad un sogno impossibile. Sono fragili corpi i senza identità: adorano idoli che non li degnano di un sguardo. Mi fanno quasi pena! Amano qualsiasi celebrità, non importa che si tratti di cantanti, sportivi o attori, non ci vedono nemmeno. Ammirano solo l'idea che hanno di noi e si perdono dietro un'immagine inconsistente. Ragazze troppo giovani per il trucco che indossano si gettano verso di noi per essere usate e sfruttate. Perché? Che senso ha?" Micheal fece una smorfia di disgusto verso la folla urlante sotto il palco.

"Sono persone come me e te, che stanno passando una bella serata ascoltando buona musica ad un concerto. Non guardarli come fossero vermi, per favore. Sono loro che comprano i tuoi dischi, sai?!" gli ricordò il suo manager.

"Stanno solo sprecando tempo prezioso, sperando di sfiorare per un attimo le vite di noi cosiddetti artisti, vite che credono stupende e avventurose, migliori delle loro. E non si rendono conto che dovrebbero semplicemente fare del loro meglio per vivere le loro di esistenze e creare qualcosa che rimanga perché il tempo che ci è dato è troppo breve."

"Dio. Ma stasera sei proprio morboso. Per carità vai sul palco e canta prima di riuscire a deprimere anche me. Tu scrivi canzoni e le canti perché vengano ascoltate, perciò una parte di te vuole sicuramente che quelle persone siano là a pendere dalle tue labbra. Vai e fa il tuo dovere."

Micheal salì lentamente sul palco, i suoi pantaloni di pelle scricchiolavano ad ogni passo, ogni loro cigolio simile al flebile lamento di chi sta subendo atroci torture ma non ha più voce per urlare. Lui e la sua band sistemarono gli strumenti, controllarono l'audio e finalmente, con una voce bassa, un po' roca, ma dolce e suadente al tempo stesso, iniziò a cantare.

La Vita è una grande mano che gioca con noi come con dei topolini in gabbia.

Si entra nella gabbia che è la nascita e allora si è costretti a vivere.

La mano ti mette davanti agli occhi tante esche che tu vuoi raggiungere,

ma devi superare mille ostacoli, finché tutto non finirà

quando la Vita si sarà stufata di vederti correre su e giù nella gabbia

e ti farà morire.....morire....

Una ragazza si faceva largo fra la folla. Micheal si concentrò su di lei, e sentì le lacrime salirgli agli occhi quando riuscì a scorgerne i tratti. Aveva lunghi capelli rossi, folti e ricci. Una figura alta e snella, occhi verdi curiosi e intelligenti. Un brivido lo percorse. Perché mai nel vederla si sentiva invadere da una specie di elettricità, eccitante, ma non completamente gradevole?Chi era?

Era semplicemente lei, quella di cui aveva bisogno con tutto il suo essere, per tutta la vita. La sola donna che avrebbe potuto amare. Si rispose. Ma come poteva sapere tutto questo, se non l'aveva mai vista prima. E poi era una fan! Lui odiava le sue ammiratrici.

A tratti il vento portava un profumo dolcissimo alle sue narici. Il suo profumo. Non era un essenza di fiori o frutta, gli ricordò l'odore del legno fresco in un camino ardente quando le prime fiamme lo avvolgevano, il sentore di una candela di cera accesa da ore, l'aroma di cenere ancora calda... e veniva emanato direttamente dal suo corpo, dalla sua pelle. Come la polverina di luce che usava Campanellino per incantare la gente. Il suo corpo fu conquistato quasi immediatamente, i sensi vacillarono. Desiderava catturare quel profumo, stringerlo fra le mani per poterlo sentire, respirare profondamente fino a consumarlo tutto, inebriato.

Sempre guardandola negli occhi attaccò una nuova melodia e cantò una delle poche canzoni d'amore che aveva scritto. Ora, vedendola davanti a sé si rendeva conto di averla scritta per lei.

Ti ho cercata a lungo per tutta la mia

Ho sentito un grido dentro la mia anima e poi ti ho visto.

Mi chiedo se ti rivedrò.

Nel corso del tempo ho sempre saputo che tu eri là

una regina solitaria senza il suo re

ti ho desiderata da sempre.

Ti rivedrò?

I giorni prima di te erano freddi e vuoti,

poi sei arrivata come una tempesta.

Come la forza di gravità non c'è scampo o via d'uscita.

Cado a terra ogni volta che ti guardo.

La ragazza ricambiò il suo sguardo ed iniziò a piangere.

Micheal si svegliò di colpo mettendosi a sedere al centro del letto. Il sudore freddo gli scorreva sulle scapole facendolo rabbrividire, era stato un sogno, solo un sogno.

La sua psiche gli aveva fatto rivivere quello che era successo poche ore prima al concerto. Aveva pronunciato le stesse parole sia nella realtà che nel sogno, tutto era stato identico, tranne quella ragazza.

Lei non era stata presente allo spettacolo, anzi non l'aveva mai vista in vita sua.


Stregata dalla notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora