The beauty and the beast
Prima parte
'Una viola'
Il sole fece capolino all'orizzonte, illuminando tenuemente il cielo scuro con i primi raggi. Nell'aria aleggiava ancora l'odore della pioggia appena passata e Will lo aspirò forte, godendo di quella tranquillità mattutina.La sua vita era sempre così frenetica... Tra i fratellini, le medicine, l'aiuto in casa e le battute di caccia raramente riusciva a prendersi un momento per sé. A volte desiderava soltanto poter bloccare il tempo, metterlo in pausa per un po' e riprendere a respirare normalmente. Gli sembrava di correrla, quella vita. Troppo velocemente, si stava perdendo qualcosa sulla strada, lo sapeva, lo sentiva.
Ma come poteva fare? La sua famiglia aveva bisogno di lui, le persone a cui voleva più bene al mondo avevano bisogno di lui.
Paradossalmente sarebbe ciò che dovrebbe desiderare ogni uomo: essere indispensabile per qualcuno. E Will di certo non se ne lamentava, sacrificavano tutti tanto ogni giorno per potersi garantire una vita dignitosa. Il pane con cui si nutriva era frutto degli straordinari di suo padre, dei suoi sforzi. Lui non doveva essere da meno, anche se questo significava mettere in secondo piano i suoi desideri.
Socchiuse piano le palpebre, lasciando che i raggi caldi lo avvolgessero negli ultimi attimi di solitudine.
Poi il gallo cantò e dal basso si iniziarono a sentire i primi passi.
Sicuramente Michael si era appena svegliato e stava di nuovo cercando di fregare a papà l'arco, che era più bello rispetto al suo. Will sorrise, magari aumentando le ore nei campi degli zii per i successivi due mesi e chiedendo a Sammy uno sconto, sarebbe anche riuscito a regalargliene uno nuovo. Non poteva continuare a litigare con il padre solo perché il suo arco era vecchio e rovinato, finivano sempre per urlarsi in faccia e Will aveva seriamente paura che il fratello maggiore potesse andarsene, lasciandoli soli.
Michael ne avrebbe avuto tutto il coraggio, lo sapeva. Non era come lui, era più forte, più determinato e anche più ottuso, in un certo senso.
Ma ogni componente era indispensabile nella loro famiglia e un suo possibile abbandono li avrebbe distrutti tutti. Non si poteva.
Scese velocemente le scalette del fienile per poter tornare in casa a preparare la colazione. Sull'uscio incontrò proprio il fratello: la faretra in spalla, il sottile arco tra le mani e quella sua solita espressione dura sul volto (poi sotto sotto fosse il ragazzo più dolce del pianeta in pochi lo sapevano).
<<Hey Mick!>> lo fermò, lanciando un'occhiata rapida ma attenta al graffio sul braccio sinistro che si era procurato in una delle tante risse con i figli di Ares. Ares era un omaccione scorbutico che abitava nella cascina vicino alla loro e che aveva instaurato tra i due poderi un'incredibile rivalità. Qualche volta anche lui e Lee vi avevano preso parte, ovviamente in appoggio del fratello, seppure Will odiasse usare le mani. Soprattutto perché lui preferiva curarle, le ferite, piuttosto che farle.
<<Ciao Will, vado... beh, lo sai dove vado.>> Certo che lo sapeva, pensò. Andava a cacciare, o meglio, la versione ufficiale diceva che andava a cacciare. In realtà si allenava con dei sacchi di paglia nel colpire soggetti a lunga distanza. Michael adorava tirare ed era anche l'arciere più bravo che Will avesse mai incontrato. Un'arma a doppio taglio senza dubbio, infatti Michael finiva spesso col farsi male oppure veniva beccato ad allenarsi dai figli di Ares, che non sopportavano il talento naturale di Mick, nettamente migliore del loro.
<<Avvisa Aus e digli di passare più tardi.>> Will cercò di trattenersi dall'esprimere tutto il suo disappunto, ma non riuscì ad impedirsi di storcere il naso. Austin era il loro fratellino minore e ultimamente aveva dimostrato una particolare attitudine nel tiro con l'arco. Papà gli stava già insegnando i fondamentali della caccia nel bosco, ma quello che veramente interessava il ragazzo erano gli allenamenti segreti di Michael. Cosa non buona considerato che ciò lo avrebbe portato ad essere inesorabilmente immischiato nella rivalità con i figli di Ares, ed Austin era ancora solo un ragazzino! Senza contare che il bosco, a quell'ora e in quel periodo dell'anno, poteva rivelarsi molto pericoloso.
Non c'era bisogno che Austin lavorasse, Will avrebbe coperto anche le sue di spese se necessario.
<<Per favore Will, non immischiarti. È grande ormai, sa decidere da solo.>>
<<Grande? Mick, ha solo 15 anni!>> protestò, non voleva che il fratello corresse un rischio simile. <<Appunto! Lee a quell'età aveva già iniziato ad esibirsi alla locanda, io cacciavo e partecipavo alle gare e tu lavoravi a tempo pieno in infermeria! Adesso è arrivata l'ora che anche lui faccia la sua parte. Non puoi continuare a proteggerlo, lo sai.>>
<<Lo so.>> sussurrò. Lo sapeva, diamine, lo sapeva benissimo. Ma era così difficile lasciare che quel piccoletto che aveva visto crescere, che aveva cresciuto, prendesse la sua strada. Per lui sarebbe sempre rimasto il mocciosetto che si faceva la pipì a letto, o che non riusciva a dormire senza aver prima sentito la ninna-nanna. Ma doveva aprire gli occhi, i tempi erano cambiati e gli sembrava che fosse successo anche troppo velocemente.
Annuì piano. Il fratello sorrise, pizzicandogli una guancia come era solito fare da piccolo. Poi uscì e si avviò verso la stradina sterrata che conduceva da una parte in paese e dall'altra al bosco.
<<Will, ricorda: vivi e lascia vivere. Non perdere te stesso per stare dietro agli altri.>> Will avrebbe tanto voluto fermarlo e urlargli che, no, nessuno lì, in quel maledetto paesino di provincia avrebbe potuto vivere veramente. Tanto meno lui.
Non poteva perdersi.
Non si può perdere qualcosa che non si ha ancora trovato.
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The Beauty and the Beast // Solangelo
FanfictionWill è solo un comune paesano di Vatten, minuscola cittadina francese persa nel nulla. Tutto ciò che conosce sono i tetti bassi delle cascine dove abita, il canto del gallo la mattina all'alba, il gusto del bestiame appena cacciato e i miglior rimed...