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Se cerca di entrare nel tuo cuore, dalle la chiave, e una volta dentro, fai in modo che la perda. Solo così sarà tua per sempre.










Erano le dieci di sera.
Olivier se ne era andato da qualche ora, ed io andai a farmi una bella doccia fresca. Mi misi il pigiama pulito, il mio preferito, e mi rintanai nelle lenzuola fresche.
Avevo nascosto il mio tesoro sotto il cuscino, e lo presi, iniziando a leggere.
Chiunque l'avesse scritto, doveva amare la calligrafia, perché ogni tratto inciso donava un senso di equilibrio e perfezione.

"14 novembre 1942

Volerai con il vento, tra queste foglie d'autunno, ormai secche. Volerai nel cielo, osservando prati desolati, distrutti dall'odio che questa vita porta con sé.
Volerai sempre più in alto, ricordandoci che nulla è per sempre.
Volerai lontano, sulle orme di chi ha lottato per la vita, e ha perso, vivendo.
Volerai per dimostrare agli altri che lassù, ormai, è tutto migliore.
Non ci saranno più i rumori degli spari che sfioreranno le tue orecchie.
Non ci saranno più le urla delle donne, che si terranno la mano per paura di abbracciare la morte.
Non ci saranno più i pianti dei bambini, accanto a quei corpi freddi, lasciati in mezzo ad un campo che ha venerato solo la fine ingiusta di gloriosi d'animo.
Non ci sarà più nulla.
Ci sarà solo il silenzio di una vita, che non sarà più la tua."

Un brivido mi trapassò la schiena.
Il dolore di quelle parole invase il mio petto.
In fondo quello non era nemmeno dolore. La rassegnazione che ogni lettera portava con sé, era maggiore.
Nessuna illusione si celava dentro quell'inchiostro indelebile. Nemmeno la speranza avrebbe avuto senso.

Vedere la morte come unico rimedio al dolore terreno, generato dall'essere umano, era un qualcosa di contorto. Ma c'erano volte in cui nulla sarebbe servito, se non la fine.

Cos'era la fine?


***


-"Anjaaaaa! Scendi! È pronta la colazione!"- urlò dal piano di sotto mio padre, sempre molto elegante e gentile nei modi.
-"Arrivo.."- farfugliai, sapendo che non mi avrebbe sentita.
Uscendo dalle coperte, cadde il mio MP3, che raccolsi e riposi dentro il comodino.
Andai in bagno, raccolsi i capelli in una coda confusa, e mi lavai il viso. Mi vestii e scesi in cucina.
-"Dormito bene?"-
-"Sì sì, tu?"-
-"Abbastanza bene. Gisele ha l'influenza. Stanotte ha avuto la febbre alta, quindi le sono stato dietro un po'."-
Bevvi la mia spremuta e mangiai la brioche al cioccolato.
Il mio ragazzo sarebbe arrivato a momenti, quindi cercai di farmi trovare pronta il prima possibile.
Suonò il campanello, ed io raggiunsi la porta.
Partimmo dopo poco verso "scuola", deviando dopo qualche metro, senza farci vedere da nessuno.
Ero davvero emozionata.
Il cuore mi batteva nel petto, come se fosse stato fermo per troppo tempo.
Avevo bisogno di nuove emozioni, senza strafare, solo godermi qualche ora di libertà pura.

Durante il tragitto, la mia attenzione cadde su un ragazzo, un artista di strada.
Aveva una chitarra non troppo nuova, e cantava la versione acustica di Another Love.

Avevo scoperto quella canzone da qualche giorno, e l'amavo da impazzire.

-"I wanna take you somewhere so you know I care.
But it's so cold and I don't know where."- iniziò a cantare, quel bellissimo strumento, che emanava una sensazione di ricordo indescrivibile, di fatica, di sacrificio, di orgoglio.
Mi avvicinai a lui, mettendomi un po' lateralmente per non coprire la visione alle altre persone.

L'unica salvezza. -SOSPESA-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora