autobus

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Iniziò a camminare, col suo fare un po' lento e un po' maldestro, e dopo poco arrivò alla fermata. C'era anche Jason lì : i due si salutarono timidi, un po' tristi.
Lei si mise ad aspettare l' autobus per la scuola, si sedette sul marciapiede a gambe incrociate, scrutando ancora una volta il cielo che stava via via divenendo più chiaro. I coetanei presenti la guardarono come al solito con occhio sinistro.
La ragazza rideva della pseudo normalità di quei giovani : era sicura che anche a loro sarebbe piaciuto sedersi, ma preferivano starsene lì, la sigaretta in mano, a mantenere immobili i soliti canoni che facevano della persona un essere alla moda, normale e così palesemente noioso.
Il mezzo arrivò in ritardo, dopo circa un quarto d'ora rispetto al dovuto.
La ragazza salì velocemente e si sedette in uno dei posti in fondo, quello più isolato, vicino al finestrino.
Dopo cinque minuti era già persa tra sé e sè, solite canzoni negli auricolari e sguardo ormai distaccato.
Sentì una mano sulla spalla. Era calda, morbida.
Si girò : Jason.
"Ehi..posso sedermi qui?".
Alla domanda la ragazza lo squadrò e lui si sentì stranamente in imbarazzo. Lei tolse la cartella scolastica dal posto accanto al suo e lui si mise vicino all' amica.
Non parlarono per lungo tempo, neanche una parola.
Il ragazzo decise allora di sciogliere il ghiaccio.
"..tutto bene? Ho saputo che ti hanno chiamato, è fantastico! Dovresti accettare al volo opportunità simili, non capita spes-.."
Interruppe. La ragazza non lo stava ascoltando.
Continuò : "Zelda? Potresti degnarmi di uno sguardo?"
Lei si voltò di scatto : "Jason, i tuoi amichetti ti hanno fatto diventare monotono. Sei noioso. E non chiamarmi così".
Silenzio.
Il ragazzo nascose il suo malessere per quelle parole.
Rispose con un pensieroso "ok..", si alzò.
Jason aspettò per un paio di minuti, in piedi, l'arrivo della sua fermata. Fortunatamente questa non distava molto da dove erano.
Lei intanto non smise di guardarlo.
Non potè fare a meno di pensare che quello che gli aveva detto poco prima era vero. Era così diverso.
Riconosceva ancora gli occhi di lui, verdi, vividi, che però erano ormai sepolti sotto coltri di fango che gli impedivano di vedere tutto ciò che stava perdendo.
Quando Jason scese lei lo intravide prendere dalla tasca il pacchetto di sigarette.
Allora la ragazza posò di nuovo gli occhi sul finestrino e sulla distesa di alberi in lontananza che stava, con il freddo, lentamente morendo. Alzò di nuovo il volume della musica e si lasciò trasportare.

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Scusate il lungo ritardo ma ho davvero avuto molto da fare.
Spero questo capitolo vi piaccia.
Foto mia.
-A

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 29, 2016 ⏰

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