12. L'iris della fiducia

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Mi aspetta. Mi deve questo ultimo atto e ora sono pronta ad affrontarlo. Ma sono veramente pronta? Beh, lo spero proprio perché ho chiesto io di chiudere la partita e ora non si torna indietro.

Che gioco sia!

Mi alzo di corsa e precipitò in bagno per fare una doccia calda, mi passo a crema in tutto il corpo e mi vesto con cura, voglio che questo ultimo round sia speciale e in qualunque modo finisca darò il meglio di me, sarà così fino alla fine.

Nel giro di mezz'ora sono pronta, prendo la macchina e attraverso di corsa una città buia e silenziosa, verso l'appartamento dei segreti. Ed è l'Isabella più vera quella che apre la porta, che appoggia la borsa e le chiavi sulla sedia nell'ingresso e va diretta al salotto.

Sono sicura di me anche quando trovo la benda e non ci penso un secondo, la indosso, mi siedo e aspetto. Non ho paura, non ho nemmeno un dubbio. Sono calma, non sono più tesa e nervosa perché so che arriverà anche lui. Anche lui sente tutto questo trasporto ne sono sicura.

Sono solo ansiosa di averlo con me, dentro di me, sono ansiosa di sperimentare ancora i giochi che ha preparato per me, voglio assaporare in modo diverso questo ultimo round, essere cosciente e padrona di me stessa. Voglio imprimerlo bene in mente e poi, qualsiasi cosa succederà, l'avrò vissuta godendomela appieno in ogni istante. Sarà sempre una cosa che mi porterò dentro con me.

Dopo qualche minuto sento il clic di una porta che si apre, sta attraversando la stanza per arrivare e fermarsi proprio davanti a me. Fresco di doccia, come sempre, ho il suo odore nelle narici e avverto il suo respiro. Non dice niente e nemmeno io, sto assaporando la sua presenza, mi godo la vicinanza e non ho nessuna fretta. Questa volta l'oscurità della mascherina è confortante, non devo sostenere lo sguardo di nessuno, non devo avere fretta o dimostrare niente a nessuno, posso solo sentire con tutti gli altri sensi e aspettare senza troppi problemi. Lo sento perché tutto nell'aria è elettricità e attesa.

Con una mano mi sfiora una guancia. È calda e dolce, scende sul collo e abbassa le spalline del mio vestito. Ho messo di proposito un vestito leggero per potermi liberare velocemente da tutte le barriere tra noi. Con entrambe le mani lo fa scivolare ai miei piedi e rimango di fronte a lui solo con reggiseno e mutandine di pizzo nero, anche questi scelti apposta per il suo sguardo.

Traccia con i polpastrelli il contorno della poca stoffa che mi copre, sta disegnando sulla mia pelle una scia e io seguo ogni millimetro del suo movimento, perché lascia una traccia bruciante su di me.

Mi sgancia il reggiseno e lo toglie, il sollievo di sentirmi libera da costrizioni e sicura davanti a lui è inebriante, mi sta guardando e mi brucia la pelle. Mi sfiora ma ancora non mi tocca veramente, è dolce come una piuma e veloce come un soffio di vento.

Passa un dito sul bordo delle mutandine, da fianco a fianco, poi torna al centro e si sofferma sul pizzo, infilando un dito tra l'elastico e la mia pelle. Il solletico e un fremito mi fanno rabbrividire ma non indietreggio, ho le antenne dritte, sto captando tutte queste sensazioni e le faccio mie. Anche le mutandine finiscono per terra e io mi ritrovo lì, vulnerabile e bendata davanti a lui, ma fiera del mio corpo. Qualche tempo fa avrei tremato di paura o per l'imbarazzo di trovarmi così esposta. Ora invece ho la percezione del mio corpo e so quali sono le carte che posso giocare. Ho imparato a fidarmi di lui, e ora aspetto la sua prossima mossa, per niente intimorita. Voglio essere guardata, gli piace perché lo avverto nei suoi sospiri. So che mi sta ammirando, so che gli piace ciò che vede e io voglio stare qui e donarmi completamente a lui.

Mi prende tra le braccia e saliamo le scale, apre una porta e mi adagia sul letto. Avverto il fruscio dei suoi vestiti, lo immagino mentre si spoglia e la sensazione mi eccita ancora di più. Io rimango dove sono, non ho il bisogno di fare o dire niente perché questo momento è perfetto così.

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