3.

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Corro.

Corro più veloce che posso, non solo perché non voglio arrivare in ritardo ma anche perché sono scandalizzata e anche tanto. In due giorni, due fottuti giorni ho incontrato il mio idolo per ben due volte. È un sogno lo so, per questo corro, di solito nei sogni quando inizio a correre mi sveglio ma non succede niente sento solo i polmoni in fiamme e stranamente sento il bisogno di correre ancora più veloce.

È tutto reale.

Okay, respira.

1,2,3.

Non posso credere che tutto questo sia successo a me.

Senza rendermene conto sono già davanti al locale con soli due minuti di ritardo. Entro e vedo subito la chioma biondo-rossiccio di Greta e vado verso di lei, quando arrivo al tavolo noto che i suoi non ci sono ancora e la cosa mi fa molto strano, sono sempre così puntuali.
Appena mi giro per chiamare il cameriere e chiedere dell'acqua vedo i genitori della mia amica nonché amici secolari di mia mamma.

"Ciao tesoro, quanto sei cambiata! Quasi, quasi non ti riconoscevo ormai ero abituata a vederti con i capelli sempre di un colore diverso"

Scoppio a ridere e la abbraccio "beh si devo dire che ho smesso da un annetto e finalmente sembro quasi una persona normale"

"Mi sa che tua madre aspettava solo questo" dice il padre di Greta con un sorriso compiaciuto

"Ehy!" Dico tirandogli un pugnetto sulla spalla "non stavo così male infondo!"

"No ma il verde non è il massimo, ammettilo"

"Avevo tredici anni, per quanto me lo rinfaccerete?" Chiedo con faccia disperata

"Solo per un altro po' dai" dice ridendo Greta

Iniziamo a mangiare e parliamo del più e del meno e poi tutti mi accompagnano in stazione.

Sono seduta sul treno aspettando che parta e intanto guardo fuori e ripenso a questi ultimi due giorni a dir poco strani e inaspettati.

Il treno inizia a muoversi e mi appaiono davanti le immagini di me e Shawn mentre parliamo, a poco a poco i miei occhi si chiudono lentamente e quando mi risveglio sono a casa.

Home sweet home

O magari no.

Da quando ne ho memoria ho sempre voluto andare via da qui, vivo in una città bellissima ma è tutto quello che la circonda e che la completa che mi fa schifo. Le persone, gli atteggiamenti, tutto.

Vivo qui da sempre e da sempre mi sono sentita fuori posto, qui nessuno ha mai capito come sono fatta per davvero e non ho mai avuto la possibilità di essere me stessa senza bisogno di nascondermi o fare finta di essere qualcun'altro.

Sono sempre stata troppo diversa, troppo intelligente, troppo libera, troppo indipendente, insomma troppo ma non abbastanza.

Mi sono sempre sentita chiusa e oppressa qui nonostante il fatto che ci siano delle persone a cui voglio bene e delle persone che stimo profondamente ma semplicemente non sono fatta per questa vita ma tutto questo è cambiato due anni fa.

Due anni fa ho realizzato il mio sogno, ho passato un'estate in Arizona in una famiglia che mi ha accolto e mi ha fatta sentire una di loro. Lì mi sono fatta molti amici e non credo di essermi mai sentita così libera e felice di come lo ero in quel posto, nessuno mi giudicava e nessuno pensava che io non avessi il look o gli atteggiamenti giusti. Tutti mi ammiravano per la mia intelligenza e non mi prendevano in giro per essa, in poche parole lì era la mia isola felice ed era la vita che avevo sempre voluto.

Quando sono tornata ero una persona completamente diversa e ho iniziato a fregarmene di chi c'era qui e così con tanto impegno e tanti sacrifici adesso sono qui, a tre mesi dalla fine della scuola con una borsa di studio per la mia università dei sogni, la ASU nella mia amata Arizona e la NYU di New York e in pochissimo tempo dovrò prendere una decisione.

Mentre vado a prendere il pullman per tornare a casa vedo in lontananza una piccola folla e così mi avvicino, sento una voce femminile che intona una canzone fin troppo famigliare, avvicinandomi ancora di più mi accorgo che è mia sorella, come ho fatto a dimenticarmene? Lei si esibisce tutti i weekend davanti alla stazione. Cantare è la sua grande passione e lo è stata sempre, l'anno scorso ha avuto un'offerta da una casa discografica italiana ma ha dovuto rifiutare per finire gli studi. A settembre si trasferirà a Sacramento dove ha trovato una casa discografica pronta a renderla famosa, sono così fiera di lei.

Mi avvicino e cerco di farmi spazio nella folla, appena sono abbastanza vicina lei mi riconosce e mi salta addosso

"Booboo sono così felice di vederti" mi sussurra stritolandomi

"Anche io topina, mi sei mancata in questi giorni"

"Aspetti una mezz'oretta che finisco la sessione e poi torniamo insieme a casa?"

"Certo perché no" rispondo con un sorriso.

In fondo non è così male tornare a casa.

I don't even know your name Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora