I know you can be saved

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Il secondo messaggio lo scrissi a distanza di qualche settimana dal primo. 

So che puoi essere salvato.

Erano le parole di mio padre quando ho detto alla mia famiglia che sono gay. Mia madre reagì bene, mi abbracciò e mi disse che mi voleva bene, così fece mia sorella e anche mio padre, beh se non fosse per quella frase. Trovo curiose, quasi divertenti le cose che si dicono i genitori che non vogliono accettare la sessualità dei figli. Non è una malattia, non puoi curarla o salvarmi, e non voglio nemmeno che qualcuno ci provi. L'avevo scritta ironicamente su un post-it, come una presa in giro. Lo attaccai nei bagni vicino ai laboratori di chimica, in mezzo a iniziali nei cuori, insulti e frasi a caso scritte in pennarello. Il mio spiccava in mezzo aglli altri, un pezzo di carta giallo in mezzo alle piastrelle sporche. Rimasi appoggiato a guardare il vuoto per un po', per esattezza fino a quando il prof non ha mandato un mio compagno a vedere se stavo bene; e visto che non potevo rispondergli: sisi sto solo fissando il muro, dissi di essere stato male e me ne andai a casa.

Mia mamma venne a prendermi a scuola, e in macchina tutto ciò che riuscivo a pensare era a quella frase, magari qualcuno l'avrebbe anche potuta trovare di conforto, magari avrebbe aiutato qualcuno, magari avrebbe avuto l'effetto contrario che aveva avuto in me.

Lo speravo con tutto il mio cuore.




Ecco il secondo post-it, ci tenevo solo a dirvi che l'idea mi è venuta perchè, come è successo nel primo capitolo, io e una mia amica abbiamo attaccato un post-it di incoraggiamento in un autobus e allora da quel giorno ogni tanto attacchiamo in giro post-it incoraggianti. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 03, 2016 ⏰

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