Capitolo 12

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«Allora, come sta andando la festa?» mi dice uno di loro venendomi in contro.
«Perché avete detto a Sam che ci siamo fatti? Non è vero» cambio discorso.
«Chi è Sophia?» chiede. «Ma come? È la tua ragazza e non la ricordi? Ora capisco come catturate le cavie: bello farsi di coca eh? Si vede lontano un miglio che siete strafatti» dico ironicamente «Sparite, non voglio avere a che fare con voi. Anzi avete fatto fin troppo.»
Il ragazzo col cappuccio mi avvicina la mano al viso, e gli altri lo incitano, ma mi faccio valere e gli mollo un calcio dove serve. Ora basta.

Il finto ragazzo di Sam fa lo stesso, ma non riesco a fermarlo.

Intanto arriva Brett «Tieni giú le mani stronzo!» gli urla.
Questo prende e tira a Brett un pugno facendolo ribaltare sul tavolo al quale ero appoggiata.
Cerco di fermarli fuori dal locale mentre corrono via, ma é stato impossibile.

«Joy, che succede?» fa Brett mentre mi raggiunge fuori «Oddio Brett! Come ti hanni conciato! Andiamo in ospedale, perdi troppo sangue» dico mentre salgo in macchina.
«Joy, cosa sta succedendo? Cosa volevano da te? Era il tuo ragazzo?»
«Ma che diamine ti viene in mente! A me piaci solo tu!» Mi mette la mano sulla coscia come conforto.
«Brett, non sta succedendo nulla. Non ho idea di cosa siano venuti a fare. Gli ho respinti e poi sei arrivato tu» mento.
«Lo frequenti?» mi chiede.
«Cosa? Il ragazzo col cappuccio? Ovvio che no! Non so nemmeno chi sia!» mento ancora: é lui che frequenta me, anzi che mi trascura.
«Non il tipo, il gruppo di sostegno.»
«No.»
Dalla volta in cui hanno scoperto che volevano farmi suicidare contro la mia volontà, anche mi avevano corrotta, i miei mi hanno iscritto a questo gruppo dopo la scuola.
Uno di quei soliti gruppi stupidi guidati da un vecchio che neanche sa cosa sia provare l'argomento.
Ho sempre fatto credere a tutti di essere andata, invece restavo in un aula a scuola dove studiavo, e quando vedevo i ragazzi del gruppo di sostegno uscire, mi aggregavo.
Cosí non facevo sospetti.
«Beh, dovresti tornarci.»
«Te lo scordi. Scendi che siamo arrivati.»

Il dottore dice che non è stato nulla, per cui è solo una semplice botta troppo violenta, diciamo.
Una botta perché ovviamente non abbiamo raccontato del cazzotto.

Essendo tardi dico a Brett di fermarsi da me a dormire, non penso proprio che i suoi genitori siano felici di vederlo in queste condizioni.
Lui si è giá infilato sotto le coperte, gli dò la buonanotte e scendo al piano di sotto.
«Il letto é un po' piccolo per due persone grandi come noi, ma non sará un problema se dormiamo insieme» mi invita.
«E va bene. Arrivo.»
Mi infilo anche io nel mio letto soffice «Buonanotte Tesoro.»
«Come di giá? Io volevo farti le coccole...» mi dice offeso.
«Puoi farmele anche mentre dormo. Ho sonno Brett, e tu devi riposare proprio come me che domani ho scuola.»
«Va bene Amo'. Notte» mi dice, ma dopo tre secondi continua: «Ehy Joy» lo lascio parlare, «grazie.»
«Non mi devi ringraziare, devi dormire» insisto.

«Ehy, ben svegliata! La sveglia non si sente?» scherza.
Mi metto seduta e trovo Brett sulla mia scrivania a petto nudo coi boxer. Ditemi che non è successo. Ho paura a chiederglielo. Mi limito a chiedergli l'orario: «Che ore sono?»
«Tra dieci minuti devi essere in classe» dice stringendo gli occhi per leggere l'ora sul cellulare, e poi abbozza un sorriso. Mi chiedo con quale coraggio osi dirmelo ridendo.
«Cosa!?» urlo.
«Hai mezz'ora ancora. Sbrigati» ammette, e gli tiro un cuscino addosso scoppiando a ridere.

Che bel sorriso...

Don't You Forget About MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora