Capitolo 4

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Quando il grande orologio posto all'entrata dell'enorme villa diede prova di gran voce, ormai la luna era l'unica e vera signora di un firmamento trapuntato di diamanti astrali e la sala da ballo addobbata per l'importante evento ormai concluso risuonava labilmente delle voci di chi, in sparuti gruppi, ancora resisteva al desiderio al limite del dovere di cortesia d'andarsene perché la padrona di casa, ancora assolutamente vigile e vispa nel suo frenetico deambulare alla ricerca degli ultimi succulenti e incensurati pettegolezzi, potesse chiudere l'ingresso del suo palazzo e ritirarsi fra le lenzuola del suo solitario letto.

Non v'era più musica ormai da qualche ora e i posti riservati alla piccola ma diligente orchestra che elegantemente aveva intrattenuto e riempito l'atmosfera di famosi quanti apprezzabili componimenti, apparivano più come sedie in un aula scolastica abbandonata all'ingrato incedere di un tempo inquietante, benché comunque ondeggianti figure vive ancora animassero l'arioso locale.

Tra queste solo una interessava alle iridi cerulee che in disparte ne seguivano ogni singolo spostamento con lo stesso meticoloso interesse di una madre con il figlio, come se poi l'abito dal colore vivace potesse in qualche modo, soprattutto in quella relativa solitudine, nasconderne i movimenti.

Ad ogni modo, probabilmente fu il sordo ronzio incastrato tra le tempie e i timpani che ormai lo aveva portato al limite a farlo infine staccarsi dalla seduta su cui ormai riposava da tempo, stiracchiandosi il minimo indispensabile per non divenire maleducato ma quanto bastava perché in un sonoro coro di disappunto la gran parte delle sue articolazioni gemesse e scricchiolasse infastidita, effettivamente avvicinandolo più ad un vecchio pieno di reumatismi piuttosto che ad un giovane in piena forma quale avrebbe dovuto essere.

<Ve ne andate?>

Il roco domandare che quasi magicamente gli aveva riempito l'orecchio col suo melodioso esistere per poco non lo vece cadere letteralmente al suolo, lasciandolo comunque abbastanza scosso e sorpreso per che un gridolino ben poco maschile gli sfuggisse dalle labbra sottili, trovandolo a volgersi rapidamente verso la fonte dell'interrogativo.

<Quando siete arrivato?!>

Si pose senza troppe cerimonie una mano sul petto, deglutendo per regolarizzare il respiro nemmeno avesse appena finito di correre da una parte all'altra del suo terreno, a cui comunque ambiva un poco glorioso quanto necessario ritorno il prima possibile.

<Giusto ora, ma non ho mancato di notare quanto il vostro meraviglioso sguardo segua curiosamente da vicino il peregrinare di Miss Calder.>

Inarcò un sopracciglio con fare assolutamente sorpreso, inclinando giusto il capo in ammirazione di quella reazione ed emozione che nel tono cortese dell'altro non gli era comunque sfuggita.

<Sono il suo chaperon, è naturale io la tenga d'occhio>

si difese comunque, relegando sul fondo della mente affaticata e probabilmente nemmeno troppo interessata al momento quella punta di gelosia e possessività che in un primo momento non aveva mancato di notare nel morbido gorgoglio che era la voce del riccio.

<Probabilmente è così...>

enigmaticamente chiuse la questione, raddrizzando le spalle con solenne maestosità e lasciando lo sguardo di giada scivolare con ostentato disinteresse sull'intorno, su persone e cose come se null'altro da questo momento in avanti avesse il potere di tangerlo.

Lasciò che l'aria interrogativa lo dominasse ancora qualche secondo prima di stringersi nelle spalle con fare sbrigativo, riportando lo sguardo sulla sorellastra impegnata in chissà quale discorso con un capannello non troppo nutrito di uomini dall'aria assolutamente sopraffatta.

マスク (Masuku) - LarryWhere stories live. Discover now