Capitolo 5

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Gentili passeggeri, iniziamo l'atterraggio. Vi preghiamo di tenere allacciate le cinture di sicurezza e di addrizzare completamente lo schienale della poltrona. Da questo momento non è più possibile utilizzare dispositivi elettronici. Vi ringraziamo per aver scelto la nostra linea.
- ehi scricciolè, siamo arrivati.-
Sento Luca che mi tocca ripetutamente la spalla. Lentamente e a fatica, apro gli occhi...
- ah, eccoti, pensavo non ti svegliavi più.-
- 'svegliassi'. 'Svegliassi', Luca. Possibile che a 18 anni ancora non hai imparato i congiuntivi?-
- aoh, ma pure quando sei mezza morta fai la maestrina!-
Mi alzo lentamente dal sedile e prendo la borsa.
- beh, se non ci fossi io a fare la "maestrina", chi salverebbe la nostra lingua dai tuoi continui attentati alla grammatica italiana?-
- spiritosa...-
E così dicendo, mi mette una mano in testa, scompigliandomi i capelli. Sa che lo odio.
- wow, come mai non reagisci?-
- sto cercando di contare fino a dieci. Altrimenti a quest'ora ti sarei già saltata al collo.
Ride senza rispondere.
Finalmente la fila diminuisce e riusciamo ad uscire dall'aereo. Andiamo al nastro a recuperare le valigie e dopo circa una mezz'ora (wow, si vede che siamo tornati in Italia!)
Usciamo muniti di bagagli e ci dirigiamo verso il treno. Dopo circa un'oretta e mezza abbondante arriviamo a Pomezia, dove prendiamo un taxi, che ci avrebbe portati fino a Torvajanica. Dietro di noi c'è anche il camion dei traslochi. Finalmente, dopo una mezz'oretta, scendo da quell'odioso taxi, dove l'unica stazione radio disponibile era radio Maria, che oltretutto ero costretta ad ascoltare perché il mio cellulare era morto. Beh, dopo undici ore di volo! Ma per fortuna tutto è finito!
Alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti a casa. Ahh, casa! Che bella la mia casetta! Apro e... sento di nuovo quel profumo, di nuovo quella sensazione, l'aria di casa. È più bella di come me la ricordavo. Scarico alcune cose e poi mi dirigo nella mia adorata camera. Una volta dentro, cerca di trattenere le lacrime per l'emozione per la commozione: tutto è esattamente come lo avevo lasciato. Nonostante sia stata via, non ho mai scordato l'aspetto di questa casa.
Il mio fantastico letto ad una piazza e mezza, il mio enorme armadio, le mensole piene di libri e la scrivania dove passavo le ore a disegnare... e poi ci sono i poster, tanti, tantissimi poster riempiono la camera, ormai sembra che ci sia la carta da parati. Oddio, non ci posso credere che mi piacesse Zac Efron! Beh, come biasimarmi, avevo 12 anni! E poi, ovviamentr, c'erano le foto... io e Luca da piccoli, ma soprattutto io e la mamma. Una lacrima scende lentamente lungo la guancia, rigandomi il viso. Non ci posso credere, nonostante tutti i discorsi di incoraggiamento che faccia a me stessa, ogni volta, ripensando a lei, mi metto a piangere.
Tiro su col naso, mi asciugo le lacrime e mi riprendo.
Inizio ad aprire la valigia e a mettere via vestiti, libri, DVD e gingilli vari.
Poi metto via la valigia e mi metto sul letto a scrivere sul diario della mamma.
*21:30*
Sono ormai immersa nella scrittura del diario, quando ad un certo punto sento suonare il campanello.
- Lucaaaa! Vai ad aprire?!-
- no! Sono impegnato!-
Immagino. Come al solito sara impegnatissimo a giocare alla PSP!
Papà non ci provo neanche a chiamarlo, tanto o si sarà addormentato o starà attaccato al computer, subito al lavoro...
E vabbè, come al solito tocca a me " salvare" la situazione. Sbuffando, chiudo il diario lasciando dentro la penna per tenere il segno e lo metto sotto al materasso. Mi alzo dal letto e raggiungo la porta d'ingresso. Apro la porta e mi trovo davanti...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 07, 2016 ⏰

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Lontani, ma non troppo|| Mirko TrovatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora