Tre pizze e due Pepsi dopo, i due ragazzi si salutarono con un tenero bacio a fior di labbra, poi Noah si avviò verso casa sua sui suoi piedi.
Il cielo era scuro e nebbioso, e la Luna già faceva da padrona al panorama.
Si sentiva decisamente felice: da quando aveva conosciuto Balthazar, la sua vita era decollata velocissima verso una meta tanto a lungo agognata e sudata.
Erano perfetti, insieme: se è vero che gli opposti si attraggono, allora loro due non potevano separarsi.
Eppure, si accorse in quel momento quanto poco sapesse di lui, e quanto invece lui gli aveva rivelato.
Non conosceva il vero Balthazar, solo quello dei tristi racconti che aveva ascoltato trattenendo lacrime moleste e disperate: magari il ragazzo voleva che lui conoscesse solo la persona che era stata in passato, il tossico infelice e oppresso dal senso di colpa, tuttavia non voleva proprio accettarlo, dopo aver visto qualche sprazzo di vitalità e sarcasmo coinvolgente.
Era il suo unico pensiero.
Con una carriera in ascesa (e i presupposti per una vita molto più che agiata), Noah non poteva desiderare altro, se non la felicità per la persona a cui si era straordinariamente affezionato nei cinque mesi precedenti, e nella sua mente non c'era cosa più felice di svegliarsi la mattina di Natale con qualche regalo sotto l'albero. Sapeva con certezza che Balthazar non ne aveva neanche uno, così fece ciò che mai si sarebbe aspettato di fare: aspettò il primo autobus e si avviò verso il centro della città, palpitante come un cuore infiammato da migliaia di luci al neon.
Quello di Noah, però, era infiammato da qualcos'altro.L'unica cosa che non aveva calcolato, però, era che non conosceva affatto i gusti del compagno di band.
Questo, sommato ai fan urlanti che volevano autografi e foto, lo isolarono in uno stato d'ansia e disperazione tale che fu costretto a sedersi su una panchina lontano da tutti.
Guardando i passanti con aria assorta, iniziò a pensare al regalo da comprare: doveva essere un indumento, magari la maglia di una delle band per cui andava matto? Oppure un bel libro?
Magari nessuno dei due.
Traballando, si diresse al bar più vicino ed ordinò un caffè.
-Tu sei il cantante degli Over the Edge, vero? Ho sentito la cover di Fallingforyou e devo ammettere che ci sapete fare-
Noah guardò il cameriere davanti a lui con un mezzo sorriso.
-In persona- gongolò, sorseggiando assorto il doppio caffè macchiato. Fuori il traffico infuriava più impetuoso che mai, e le persone intorno a lui erano una massa frenetica e chiassosa.
Si sentiva sul punto di svenire.
Pagò velocemente, poi si incamminò verso una galleria di negozi poco affollati che il ragazzo non ricordava di aver mai visto in tutta la sua vita.
Il primo, notò con stupore, vendeva antichi ninnoli degli Indiani del Nord America.
Noah entrò con passo malfermo: davanti a lui si stagliava un'angusta botteghina disordinata, con grandi scaffali di legno ricolmi di strani aggeggi. Nel locale aleggiava un profumo che pareva un misto tra aghi di abete e fiori selvatici.
Un ometto dalla pelle olivacea lo guardava sospettoso da dietro il bancone.
-Posso esserti di aiuto?- gli chiese, la voce austera come l'espressione sul suo viso non più fresco.
- Devo fare un regalo ad un mio amico. Saprebbe consigliarmi qualcosa, signore?-
L'uomo lo studiò attentamente.
-Parlami di lui, ragazzo-
-Che cosa vuole sapere?- domandò Noah a voce bassa, ignorando la vibrazione insistente del suo cellulare.
-Qualcosa di personale, oppure che significato vorresti dare al tuo regalo-
-E' un regalo di Natale, signore - ammise confuso.
Il proprietario del negozio scosse la testa con fare greve. -Allora non posso aiutarti. Mi dispiace- lo congedò, voltandosi verso una porticina di legno tarlato.
Noah si fiondò dietro di lui -No!-
Lentamente, l'uomo si voltò. Aveva un sopracciglio alzato.
-Lui, lui... è il mio migliore amico. E'...intelligente, m-molto intelligente. Brillante, direi. Non ho mai conosciuto una persona come lui.- sussurrò il ragazzo, senza guardarlo; le sue guance erano infiammate.
-E che cosa vorresti che fosse per lui questo regalo?-
-Vorrei... che gli ricordasse quanto tengo a lui. E che non lo giudicherò mai, e che non lo abbandonerò mai.-
Si meravigliò del tono solenne che aveva usato, e così fece anche l'uomo, che a occhi chiusi, sembrava esaminare le sue parole.
Dopo alcuni secondi, sparì verso l'interno del negozio.
Noah si guardò intorno, sempre più affascinato dalla merce esposta: c'erano meravigliosi flauti di Pan di diverse misure, copricapi piumati o ornati da palchi di cervi, archi di legno e frecce slanciate.
Nella parte più nascosta, notò, erano impilate curiose bottigliette e grossi tomi foderati di pelle sottile.
Si avvicinò silenziosamente ad un enorme libro rosso ed incominciò a sfogliarlo.
All'interno erano rappresentate tristi e cruente scene di guerra. Noah le riconobbe all'istante: erano immagini del genocidio degli Indiani. Un senso di irrequietudine crescente invase le sue giovani membra.
Toccò con le dita uomini e donne morenti, piccoli infanti riversi per terra, senza vita, gli occhi spalancati in una smorfia di paura. Vide ragazzi e ragazze dalla pelle rossastra stuprati da soldati in uniforme. E poi vide le riserve, immense distese di verde e marrone, il letto di nascita e l'altare di morte di infinite generazioni.
-Ti piace?- lo richiamò alla realtà una voce seria, appena dietro di lui.
-Non quello di cui parla, signore. Ma devo ammettere che è un libro molto bello- rispose, abbozzando un mezzo sorriso che non venne ricambiato.
-Ho quello che cercavi, ragazzo- gli disse, mostrandogli un meraviglioso scacciapensieri blu notte.
Era formato da un grosso cerchio al quale erano collegati altri dodici più piccoli e decorati da un'infinità di deliziose perline nere e spumose piume di ghiandaia blu e grigie.
Noah non aveva mai visto niente di più bello.
Ne sfiorò con le dita i profili di suede, un brivido leggero che gli percorse la spina dorsale.
Non aveva mai avuto uno scacciapensieri tutto suo, e non aveva idea dell'energia che poteva sprigionarsi toccandone i filamenti, come se ogni perlina contenesse una forza magica in grado di farlo star bene.
Immaginò Balthazar dormire nel suo letto, un leggero venticello che scompigliava i suoi capelli e muoveva le piume del mistico monile, e subito un sorriso sottile gli increspò le labbra.
-E' bellissimo, signore- commentò, e l'uomo annuì con fare affabile, provvedendo immediatamente ad impacchettarlo con una carta increspata marrone.
Il ragazzo provò un'immensa sensazione di potenza nello stringere i manici di corda della busta che conteneva il regalo per Balthazar. Come se il suo contenuto potesse in qualche modo fargli pensare a lui.
Aprì la porta sorridendo ancora, ma l'uomo lo richiamò.
-Ragazzo-
Noah si voltò all'istante.
-Non ti ho detto il significato dell'oggetto, temo.-
-E' così, signore-
-La pelle blu significa "pensiero". I dodici cerchi significano "sogni d'oro". Le perle nere significano "proibito"-
-E i le piume?-
-Oh, le piume di ghiandaia significano "amore"- disse, prima di sparire dietro la porticina di legno.
Noah rimase qualche instante immobile, fissando il vuoto.
Era davvero così evidente il significato che voleva attribuire a quel regalo?
Oh, ed era così evidente ciò che provava per Balthazar?

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Il mio primo Natale
Romance'Il mio primo Natale" è una still tratta dal mio libro Young & Unclean. Racconta del primo Natale vissuto da Noah come lead singer degli Over the Edge, una band pop-punk. Per farsi un'idea più chiara dei personaggi e degli eventi precedenti consigli...