Sua sorella lo accompagnò a fare shopping, e, dato che sicuramente lei era una gradino sopra lui per esperienza nel campo della moda, fu un vero successo.
Optò per un completo nero dal taglio piuttosto classico, a cui coordinò le sue inseparabili Air Jordan rosse.
La maschera era semplice, in stile veneziano e nera: secondo Emily, si abbinava perfettamente ai suoi capelli. Si sentiva soddisfatto, felice.
Ma l'eccitazione durò poco: Anita lo chiamò il pomeriggio prima del ballo, e lo invitò a casa sua per scambiarsi il regalo.
Ignorando le lamentele di Noah, fu proprio Balthazar ad accompagnarlo.
-In bocca al lupo!- sorrise perfido seguendolo verso il portone di noce bianco, sul quale spiccava un'enorme quanto pacchiana ghirlanda di agrifoglio ricoperta di un'imbarazzante e viscida neve fasulla.
Noah vide ridacchiare il compagno di soppiatto.
-Ti prego- sussurrò piano, con voce suadente -Inventati qualcosa per farci uscire il prima possibile da lì. Dille che devi ancora comprare il vestito per domani-
Balthazar, annebbiato dal tono e dalla vicinanza al ragazzo, annuì con ardore.
Suonarono il campanello di ottone, godendosi gli ultimi momenti di gelido vento, e si strinsero la mano, forse per infondersi coraggio reciprocamente.
-Ehy, tesoro! Vieni!-
Anita aveva aperto la porta e, ignorando totalmente Balthazar, aveva trascinato all'interno della bellissima villetta il fidanzato.
Noah le baciò una guancia affettuosamente, poi fece cenno all'amico di seguirlo, lo sguardo che a stento tratteneva la sofferenza opprimente che lo stava travolgendo.
Non odiava Anita, anzi: era una ragazza fantastica, piuttosto sveglia e bella, e fin da subito ne era rimasto colpito. Solo che ultimamente, avrebbe preferito passare il suo tempo con Balthazar; già il fatto che fosse lì, accanto a lui in quel "delizioso" momento, lo rendeva felice.
-Mamma, papà, è arrivato Noah!- urlò la ragazza scuotendo con un sorriso la coda di ricci rossastri.
I suoi genitori accorsero annoiati, e squadrarono in modo imbarazzante il ragazzo.
Noah tese la mano pallida e magrissima al padre di Anita, che subito la strinse.
-Buonasera, signori Thompson-
-Ciao, Noah- risposero in coro i due, elegantissimi in smoking e tailleur.
-Beh, signori, lui è Balthazar - disse indicando il bel biondo accanto a lui - Il batterista della band-
Il loro sguardo scivolò sul ragazzo, che tese una mano in direzione dei due.
Solo la signora Thompson, i capelli a caschetto di un bellissimo arancio naturale, la strinse, riservandogli un cordiale quanto caloroso sorriso.
-Purtroppo abbiamo davvero poco tempo: Balthazar deve ancora comprare l'abito e le scarpe per domani sera. Ma vi abbiamo portato i regali!- spiegò felice Noah.
-Jane, ci prepareresti tre cioccolate con panna?- chiese Anita con gentilezza alla domestica vestita in modo casual e sportivo.
La donna annuì e sparì nella cucina bianca come il latte.
I tre ragazzi ne approfittarono per sedersi sul divano di pelle che occupava gran parte del salotto, e Anita si interpose tra i due.
-Ragazzi, io e Albert abbiamo alcune faccende da sbrigare alla location del galà. Anita vi lascerà i regali per conto nostro- disse sua madre indossando un lungo cappotto color crema.
Noah le porse un grande pacco rosso, sfoggiando il suo solito sorriso impertinente, e questo lasciò a bocca aperta la donna.
-Non dirmi che mi hai fatto un regalo, tesoro...- ridacchiò richiamando il marito, che intanto si era già avviato verso la porta avvolto in una sciarpa rossa davvero formale.
-In realtà vi ho fatto un regalo. Ad entrambi- spiegò il ragazzo.
Al che la donna strappò l'incarto e sollevò il coperchio della scatola marrone: al suo interno c'erano un plaid grigio e celeste, una cravatta Hermes e una bellissima collana adornata da qualche pietra preziosa -di cui Noah non ricordava assolutamente il nome specifico.
-Grazie mille! Sei davvero un ragazzo speciale! Anita ha davvero fatto centro- lo ringraziò calorosamente, poi si congedò velocemente assieme al marito.
Balthazar sembrava molto a disagio, tormentato dallo sguardo sprezzante di Anita e da quello accusatorio della governante. Guardò il compagno e, un sopracciglio alzato in modo teatrale, mimò con la bocca un "Andiamocene, perfavore".
Nascondendo un innocente sorriso, Noah porse alla fidanzata una busta di seta nera, e le disse di indossare tutto la sera successiva.
Radiosa, la ragazza si avventò sulla sua bocca rosea, ignorando bellamente il suono strozzato uscito contemporaneamente dalla gola dei suoi due ospiti.
Riuscito a divincolarsi senza essere troppo scortese, Noah mise in scena una commedia degna di nota.
Guardò l'orologio e sgranò gli occhi.
-Oh cazzo- esclamò poco elegantemente -Non mi ero accorto che fosse così tardi!-
-I negozi stanno per chiudere- lo appoggiò Balthazar, avviandosi verso la porta con passo svelto.
-Dobbiamo proprio andare, Anny. Ci vediamo domani sera!-
-Ma...- tentò di dire la ragazza, afferrando la mano del fidanzato con fervore.
-Ti chiamo!- concluse Noah, poi chiuse la porta alle sue spalle, lasciandosi dietro Anita, il suo regalo, e due cioccolate calde e fumanti.-Dovevamo berle, quelle cioccolate- disse Balthazar tra una risata e l'altra, piegato sul sedile con la testa appoggiata sul volante scuro.
Noah notò con piacere quanto armonioso risultasse il suo volto in preda agli spasmi dovuti alle risate: le mascelle squadrate si tendevano completamente, creando due piccole fessure ai lati della bocca, e gli occhi si circondavano di infinite piccole rughe dall'aspetto dolcissimo e nettamente contrastante dal Balthazar che appariva in pubblico.
-Già. Povera Jane, tutto quel lavoro sprecato...- concordò asciugandosi le lacrime e continuando a guardarlo di soppiatto.
-Ho una fame cane!- quasi urlò il ragazzo alzando la testa di scatto in modo che i suoi occhi cozzassero con quelli Noah almeno per qualche secondo. Non riusciva a smettere di farlo.
-Ordiniamo una pizza?- chiese l'altro, poi controllò le chiamate perse sul cellulare.
"Anita, 12 missed calls -Mom, 2 missed calls -Em', 1 missed calls"
Involontariamente un'imprecazione si fece spazio tra i suoi denti dritti e varcò le labbra screpolate dal freddo.
Si accorse subito dell'ulteriore chiamata in arrivo da parte di sua madre, e non esitò a rispondere con tono innocente.
-Pronto mamma... No, sono con Balthazar fuori da casa sua... Mangiamo una pizza, non torniamo a casa... Ti voglio bene anche io-
Riattaccò tirando un sospiro di sollievo ad occhi chiusi, senza notare che l'amico aveva abbassato lo sguardo in evidente imbarazzo.
-Le hai detto qualcosa di noi?- azzardò con voce appena udibile, il motore acceso da pochi secondi che rombava in modo piacevolmente roco.
Prima i tergicristalli in movimento e poi la musica leggera dei twentyønepiløts colmarono il silenzio teso dell'abitacolo.
Balthazar picchiettava le dita sul volante, come ormai era abituato a fare da una vita sulle sue innumerevoli batterie; Noah, invece, lo guardava di soppiatto mentre si dondolava seguito a ruota dal cappuccio orlato di pelliccia chiara.
Una brusca e improvvisa sterzata li portò vicinissimi: i loro nasi si sfioravano.
Ignorando entrambi la strada, si guardarono come per la prima volta.
-No- confessò - Come avrei potuto? Non sappiamo neanche noi quello che siamo-
-Penso che sia arrivato il momento di parlarne, no? -Non so se voglio continuare a vedere Anita guardarti come se io non ci fossi.
-Lo penso anche io- Non voglio continuare a fingere di essere solo tuo amico, quando invece voglio essere l'unico a baciarti.
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Il mio primo Natale
Romance'Il mio primo Natale" è una still tratta dal mio libro Young & Unclean. Racconta del primo Natale vissuto da Noah come lead singer degli Over the Edge, una band pop-punk. Per farsi un'idea più chiara dei personaggi e degli eventi precedenti consigli...