Il mio strano lavoro

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Era una fresca giornata d'autunno,e con il mio fido compagno mi aggiravo per una delle Mie strade. la gente lo accarezzava ogni tanto, ma con mano timorosa, come se provassero paura.
I bambini spesso puntavano il dito verso di me, sgridati poi dalle povere madri ,che ormai erano madri solo di defunti.
Forse doveva essere così, dopotutto il mio ruolo implicava anche questo, e ormai mi ero abituato a ciò .
Continuai a camminare finché non arrivai in una stretta via, sulle pareti un cartello, che indicava che lì vi era un bar; e infatti ero diretto proprio in quel locale.
Entrai nel locale, il barista non mi riconobbe subito, ma il mio socio già presente nel bar fece notare con forte accento rumeno la mia presenza, il barista mi guardò e fece un largo sorriso, come per farmi capire qualcosa. Il bar non era particolarmente affollato fortunatamente. Mi avvicinai con calma al barista, dissi soltanto una parola, ben scandita con voce profonda:"pizzo".
Quasi fosse una parola magica l'uomo da che era molto felice diventò di colpo serio, e iniziò a supplicarmi di dargli altro tempo, diceva che mi avrebbe dato il doppio la settimana prossima, ma il mio ruolo mi obbligava a non fare favoritismi,anche se quel barista mi stava simpatico.
Uscito dal locale in fiamme tornai verso casa, sorseggiando un'ottima Pepsi offertami dal barista nei sui ultimi attimi di vita e pensando che finalmente potevo tornare alla mia dimora perché il turno della riscossione del pizzo era finito.

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