Era 22 ottobre 4000, di sera, io e Gim ci incontrammo in un bar, a Lief ovest per fare un aperitivo. "Due bicchieri d'inchiostro grazie" Chiese Gim ad un barista dall'aria stinta dall'età.
Iniziò la partita locale Emerald contro Sonic mentre sorseggiavamo quella schifosa broda nera e iniziò a crescere fra di noi una reciproca simpatia, unita ancor di più dalla fiducia in un mondo migliore. Capii che entrambi volevamo riportare il colore ad Omnimania, e lo spirito combattivo di Gim mi faceva sentire forse di poter contare su un appoggio sicuro. Studiammo un piano.
L'indomani presto ci ritrovammo, zaino in spalla, pronti per tentare l'impossibile: far partire quel cimelio di Dorado depositata dietro le prime montagne piatte dell' Olas per dirigerci verso Burk e riportare a casa i colori.
Era passato ormai molto tempo, Panzo era morto, ma la repressione era stata così forte che nessuno aveva mai pensato di poter tornare a vivere una vita normale. Le nuove generazioni si erano abituate fin dalla nascita a questa vita e pian piano le emozioni erano state dimenticate. Gim ed io avevamo una missione ben chiara e pur essendo consapevoli del fatto che potevamo morire da un momento all'altro, non avremmo mai mollato. Passarono anni luce, molti, quando finalmente giungemmo a destinazione. Appena atterrati venimmo scoperti subito, Gim e io fummo trasferiti nella prigione galattica aperta di Floredia, il pianeta verde, situato nella galassia h-234. Un luogo meraviglioso, natura allo stato puro. Mi ricordava la mia infanzia, prima della guerra. Utilizzando le mie conoscenze acquisite sulla Terra trovai presto del carburante fossile che si formava naturalmente sotto aree boschive e permetteva di rimettere in moto Dorado... Mi sentivo una fonte inesauribile di risorse, abituarmi a vivere alle condizioni australiane era stata una grande scuola di vita. Decidemmo di non lasciare subito Floredia ma di cercare nuove informazioni sul furto dei colori.
Dopo alcune indagini, scoprimmo che su quel pianeta si trovava un saggio, anch'egli confinato perché considerato 'nemico del sistema'. Era l'unico che conosceva il luogo di deposito dei colori, raggiungerlo però non fu un' impresa facile. Solcammo monti, attraversammo mari e lo trovammo in un bosco pieno di foglie, rintanato nella sua casetta. Appena arrivati gli raccontammo velocemente tutti i fatti che erano accaduti , il vecchio era un tipo tutto d'un pezzo e decise di accompagnarci. Viaggiammo per non so bene quanto, sembrava di non arrivare mai quando entrammo d'impatto nell'Intramondo, il misterioso mondo ultraterreno situato fuori dall'universo. Ci trovammo in una realtà fantastica quasi astratta: pareva di essere nel mondo dei sogni. Inizialmente ci apparve di fronte un'interminabile strada tempestata di figure impossibili da interpretare, poi apparvero delle rotaie e subito dopo passò accanto a noi un treno e con stupore misto ad amarezza mi resi conto che era lo stesso che vedevo sempre da quando ero piccolo.. Scoprii quindi che quel vecchio ferrame portava, dopo un lungo e pericoloso viaggio, direttamente al Monte Imperio. "Un collegamento diretto con la terra quindi!" pensai in un sussulto di speranza. La tentazione di scappare via e tornare al mio paese natale era tanta ma preferii salvare prima Ominmania.
[1] Inchiostro
[2] Nave spaziale risalente all'epoca della guerra dei colori
[3] Satellite artificiale usato dai pirati come centrale operativa
[4] Altura situata al centro dell'Intramondo dove si accumulano sogni e incubi
STAI LEGGENDO
Ominmania: alla ricerca dei colori (versione parziale)
FantasyImmaginatevi un mondo privo di colori dove tutto è monotono e stinto, un mondo piatto, insapore. Ecco a voi una storia unica ed emozionante con protagonista un ragazzo di nome Jack Picasso, che essendo vissuto in una terra colorata, riporterà, dopo...