Ominmania: il pianeta fumetto

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Quando riaprii gli occhi, o meglio, quando iniziai a riprendere conoscenza, pensavo di essere in un incubo. Non avevo più gli occhi, non avevo più né mani né gambe: mi ero ritrovato ad essere un bastoncino con un cerchio al posto della testa, ero diventato uno stramaledetto omino! Gli omini sono personaggi dei fumetti, ometti stilizzati, come quelli che si trovano disegnati sulla porta dei bagni per differenziare i servizi degli uomini da quelli delle donne.. Mi sentivo strano, tutto intorno a me era un disegno in bianco e nero e non ero solo.. ero circondato da centinaia di esseri stilizzati che camminavano nell'apparente viavai di una routine quotidiana. Mi alzai da terra sconcertato e immobile mi guardavo attorno incredulo. Sembrava sotto certi versi di essere in una città normale con negozi, strade, auto, questo mi lasciava perplesso perché sembrava che tutto fosse stato disegnato da un qualche fumettista terrestre.

Vedevo che i movimenti e l'organizzazione della città nella quale mi ero risvegliato assomigliavano molto a quelli a cui ero abituato. Iniziai a scoprire questo strano mondo quando, cercando di comunicare con qualche mio simile, mi resi conto di una cosa molto buffa, le parole che gli omini dicevano venivano scritte in vignette che si creavano sopra alla testa di colui che parlava: proprio come un vero fumetto, assurdo! Notai anche una certa ritmica nei movimenti, tutti si muovevano in modo meccanico.. sembravano automi senza emozioni. Capii subito che c'era qualcosa che non andava.. era tutto troppo uguale, gli omini sembravano esseri tristi e senza una personalità, mi facevano quasi paura: dovevo fare qualcosa.

Iniziai a fare qualche domanda in giro, mentre camminavo osservavo tutto ciò che mi circondava . Dopo diversi tentativi di ricerca , per capire la causa di tutta questa indifferenza, avevo solo collezionato dei "non ricordo" o "devo andare al lavoro" non mi capacitavo di come potessi essere l'unico in quel mondo ad avere ancora dei sentimenti.

Non sapevo cosa fare, il costante ricordo del mio mondo, del mio modo di vivere, fortunatamente mi impedì di appiattirmi ad una vita senza colori e in due dimensioni.

Fu cercando un qualche lavoro per mantenermi che conobbi Gim: un omino di esuberante statura con un particolare modo di esprimersi colorato, espressivo ed un lungo codino sulla testa.

Più una sensazione in realtà, perché Gim era abbastanza diffidente; ma più non parlava e più mi incuriosiva. Capii che lui sapeva qualcosa. Dovetti aspettare di giungere a casa sua e inventarmi una buona scusa per entrare prima di iniziare a parlare perché i dialoghi erano scritti e non era possibile scambiarsi informazioni riservate per strada. Mi confessò di essere un guerriero, nipote di Nokke e dai suoi discorsi scoprii che erano ormai passati quasi 60 anni dall'inizio della scomparsa dei colori. Mi raccontò la storia dal principio e molte delle cause che avevano portato Ominmania ad essere quella che era diventata, poi mi mostrò la leggendaria spada rubino, che custodiva gelosamente nello scantinato per non farsela sottrarre. I pirati, seguaci del grande dittatore Panzo, avevano rubato il colore dal quel mondo portandolo chissà dove nello spazio profondo. La leggenda narra che Panzo, un noto comandante spaziale, per sottomettere la popolazione la separò in due parti: gli omini e i pirati. A questi ultimi diede il compito di rubare tutto il colore del pianeta per prenderne il controllo. Non si conosceva con certezza la verità sui pirati, ma io ero deciso a scoprirla. Gim commosso mi disse che l'unica cosa che gli faceva ancora credere nella felicità era la spada: l'unico oggetto ancora colorato rimasto. Mentre mi parlava una domanda iniziò a ronzarmi per la testa: "Ma se il colore era sparito.. cosa cercavano ancora i pirati?"


[1] Leggendario gladiatore che combatté contro i pirati la guerra per i diritti dei colori nel 3940 d.C.

Ominmania: alla ricerca dei colori (versione parziale)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora