Non solo un branco

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Chiusi con prepotenza la porta di casa. Ero arrabbiata, stanca, frustrata, triste e desideravo svegliarmi dal quell'incubo che sembrava non volesse avere fine. Ero stufa di quella situazione, di trovarmi sempre in situazioni che non riuscivo a gestire e che mi facevano sentire impotente, io volevo sentirmi forte, capace, volevo sentirmi come se non avessi bisogno di qualcuno ed invece non ci riuscivo.
Entrai in camera mia, senza chiudermi la porta alle spalle, e mi lanciai sul letto stanca, ma non fisicamente, ma mentalmente. Avevo bisogno di riordinare le idee, dovevo trovare il modo di affrontare la situazione per poterne uscire, dovevo solamente reagire.
Sentii il telefono suonare e prendendolo sapevo già di chi fosse quella chiamata: "Scott". Lo lasciai squillare poggiandolo accanto a me, ma quello sembrava non volesse smettere. Era come se tutto pesasse su di me, come se l'intero Mondo stesse crollando ed io fossi l'unica a poterlo sorreggere. Mi morsi il labbro, tanto da sentire il sapore acre del sangue, mentre il telefono sembrava volesse continuare fino all'infinito, smetteva di suonare e, un secondo dopo, eccolo ripartire. Alla terza telefonata scattai. Mi alzai dal letto prendendo l'oggetto di tanto fastidio e lo lanciai con violenza contro il muro, poi lo vidi aprirsi e finalmente cadde il silenzio.
Sentii il respiro diventare irregolare, come se avessi corso per ore, ma la verità era che sentivo il bisogno scoppiare e fu quello che successe. Cacciai un urlo esasperato, pieno di odio, dolore e rancore mentre con violenza scaraventati tutte le cose, posate a casaccio sulla scrivania, a terra inciampando poi nella sedia, ricoperta di vestiti, che ribaltai a sua volta, infastidita. Infine la vidi; una maglia bianca, senza scritte o disegni, solo con dei bordini scuri. La presi lentamente, come se avessi paura di romperla, mentre sentivo il cuore scoppiarmi nel petto, prima di annusarne il profumo di colonia maschile che usava Stiles. Chiusi gli occhi ed indietreggiai piano piano, prima di sbattere la schiena contro l'anta del mobile e scivolare lentamente fin quando non mi trovai seduta a terra. Strinsi il pezzo si stoffa al petto e, improvvisamente, scoppiai a piangere. Era un pianto incontrollato, pieno di tutte quelle parole non dette, pieni di segreti troppo a lungo celati, pieno di sofferenza.
«Malia... - alzai lo sguardo e lo feci scorrere fino alla porta dove incrociai gli occhi di Scott – posso entrare?» annuii leggermente prima di notare le unghie da coyote, che piano piano stavano lasciando spazio a quelle naturali e da umana, mentre il giovane si sedeva di fronte a me.
«Come sei entrato?» chiesi senza guardarlo negli occhi.
«Sbattere violentemente la porta non equivale a chiuderla a chiave... hai perso il controllo?» mi guardai la unghie, che erano tronate normali.
«No, l'ho controllato- dissi semplicemente – avevo solo bisogno di sfogarmi» conclusi poi.
«Si, lo so» e con queste ultime parole, lo sentii sfilarmi dalle mani la maglia di Stiles e, anche se contro voglia, lo lasciai fare perché sapevo essere la cosa giusta. Mi alzai in piedi, mentre Scott sistemava il pezzo di stoffa sulla scrivania ormai vuota. Lo guardai indecisa sul cosa dire, ma per mia fortuna o sfortuna, sentii qualcuno bussare e quando mi voltai vidi Stiles, Lydia e Kira.
«Perché siete qui?» chiesi guardandoli, convinta che avrebbero cercato di convincermi, nuovamente, a prendere parte al piano.
«Branco o non branco, noi ci saremo sempre» alzai lo sguardo sull'origine della voce, Stiles. Rimasi senza parole. Io, che solitamente ero un fiume in piena, ero senza parole.
«Malia - guardai Stiles, che aveva preso nuovamente parola - che tu voglia accettarlo o no, siamo in questo casino insieme, che tu voglia accettarlo o no, non ti lasceremo sola, che tu voglia accettarlo o no, la tua presenza nelle nostre vite è improntate» abbassai lo sguardo fino a raggiungere le mie scarpe.
«Siamo in questo casino insieme? - chiesi senza voler ricevere una vera risposta, benché Kira stesse annuendo - ok, allora risolviamolo » conclusi sicura prima di sentire un "Si" lieve di Scott, mentre usciva dalla stanza seguito da Lydia, Kira e me. Mi fermai di scatto sullo stipite della porta e mi volta verso Stiles, che guardava un punto fisso che non riuscii a inquadrare.
«Tu non vieni?» chiesi incerta.
« Certo» mi guardò come se volesse aggiungere altro, ma tutto quello che fece fu lanciare un'ultima occhiata alla stanza e uscire con un mezzo sorriso. Seguii Stiles con lo sguardo fin quando non lo vidi sparire nell'altra stanza poi tornai a guardare la mia cameretta che era più incasinata del solito e quando mi resi conto cosa stava guardando Stiles pochi istanti, prima persi un battito. Era la sua maglia.

You're not alone || StaliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora