Erano solo cacciatori

120 16 1
                                    

E' da più di un'ora che camminiamo senza sosta, sento le bolle sotto i piedi che bruciano e la gola secca. Abbiamo perso tutti i nostri viveri a causa della fuga di Asino. Anche gli animali mi abbandonano.

Sto veramente male, ma non ho aperto bocca. Delle volte mi sento un peso per gli altri, e in questo momento mi sento così anche con lui. - Siamo quasi arrivati - annuncia. In lontananza vedo i tetti delle case. La minor parte sono di mattoni, come quello di casa mia ma i rimanenti sono di paglia intrecciata.

Il paese è piccolo e si vedono che le case sono intonacate o di bianco o giallo, giallo tenue.

Sento nitrire e in un primo momento non ci faccio caso, pensando che sia Asino. Aspetta, Asino è scappato. Guardo Giulio che in questo momento ha un'espressione allarmata. Una voce maschile ci giunge alle orecchie. Forse un soldato.

Giulio mi prende per un polso e inizia a correre trascinandomi. Cerco di andare con la sua stessa andatura ma per me è impossibile, è troppo veloce.

Svolta a destra e blocca la nostra corsa sfrenata entrando in una grotta naturale. Ci sediamo, abbiamo entrambi il fiatone. Vediamo un'ombra che si avvicina, stringo la mano di Giulio tra le mie. - Complimenti, davvero una grande conquista - dice un uomo passando davanti l'entrata della grotta, seguito da un ragazzo con una volpe morta in mano. Erano solo cacciatori. Sospiro.

Abbraccio Giulio - Paura? - chiede con un lieve sorriso, annuisco e poggio la testa nell'incavo del suo collo.

***

- Sono senza parole...- commento alla visione di quel paese. Bambini che scorrazzano e giocano di qua e di là, donne che acquistano cibi genuini per i loro figli. Anziani, seduti in cerchio su delle vecchie sedie, con i rispettivi nipotini sulle ginocchia, a raccontarsi storie di gioventù. Ragazzine che ammirano le vetrine di una pasticceria. Una coppietta di ragazzi che passeggia mano nella mano, facendo invidia anche al re e alla regina.

Questo è un vero paese. Dove si conoscono tutti e ci si rispetta a vicenda. Dove non c'è la vendetta ma il perdono. Dove c'è la vita e non la morte.

- Non mi avevi detto che fosse tutto così bello qui...- dico a Giulio senza distogliere gli occhi dall'allegra gente -...è tutto così piacevole, magico...-. Sorride e mi prende per mano guidandomi verso una delle tante piccole case. Entriamo e lo guardo perplessa - Madre, sono qui!- urla dall'ingresso per farsi sentire nella stanza accanto. Una donna, giovane ma trascurata, con alcuni fili di capelli grigi, due piccoli ma dolci occhi verdi e con un grembiule che un tempo doveva essere bianco, si affaccia dalla porta scorticata della cucina. Alla vista del figlio inizia a corrergli incontro finendo per tuffarsi tra le sue forti braccia.

Quando scioglie l'abbraccio e mi guarda con gli occhi ancora pieni di gioiose lacrime ne approfitto per parlare. - Piacere, Cecilia. - mi presento porgendogli una mano che lei rifiuta, sostituendo il gesto con un caloroso abbraccio. Esito ma alla fine cedo alla dimostrazione d'affetto, anche se in realtà questa è la prima volta che cu vediamo.

Una ragazzina con dei rigogliosi ricci rossi esce dalla cucina e le s'illuminano gli occhi alla nostra vista, abbraccia Giulio e poi lui me la presenta - Mia sorella... - le sorrido - Agnese - completa lei.

- Ciao, piacere di conoscerti. Io sono Cecilia -

- Lo so, mio fratello ha parlato molto di te nelle lettere che ha spedito - automaticamente arrossisco per la sua dichiarazione, mentre Giulio le lancia un'occhiata assassina.

- Quanti anni hai? - mi chiede sempre la giovane, ignorando lo sguardo del fratello - Sedici, e tu? -

- Tredici -.

Non li dimostra affatto ma preferisco tenermi il commento per me. - Vieni, ti mostro la casa, cara - dice la signora prendendomi sotto braccio.

Prima mi guida verso una piccola ma ordinata cucina, delle pentole sono sul fuoco e al loro interno ci deve essere del buon cibo a giudicare dal profumino che emanano.

Poi usciamo e passando per il piccolo ingresso arriviamo in un salottino. È piccolo e vecchio, ma le tonalità allegre e l'esagerata pulizia lo rendono davvero un posto piacevole.

Oltre al bagno al piano inferiore non vi è più nulla, quindi mi guida su per una scala.

- Stai attenta qui - mi avverte l'esile donna al mio fianco indicando uno scalino della stretta scala.

Stando in allerta arrivo fino in cima, seguendola. La scala porta ad una piccola stanza con due letti. - Questa è la camera dei miei figli. Ma potrai alloggiare in quella mia e di mio marito - mi spiega, piegando il braccio verso una porta sulla sinistra.

- Grazie, ma io dormo anche fuori, non è un problema rassicuro. Annuisce con un sorriso - Vieni, ti preparo qualcosa... - continua invitandomi a scendere.

Arrivate in cucina trovo Giulio intento a raggirare qualcosa in pentola, e la dolce Agnese concentrata a pettinare i capelli di una bambola.

- Cecilia, mangia qualcosa - mi ordina Giulio. Annuisco.

- E se vuoi, dopo, puoi andare a rinfrescarti - aggiunge la donna di casa.

- Grazie - sussurro.

La serata trascorre tranquillamente, senza la presenza di un capo famiglia. So che l'uomo è un boscaiolo, deve essere davvero un uomo pronto a spaccarsi la schiena in due per dar da mangiare ai figli.

Ma forse si sono resi conto che come boscaiolo non guadagna molto, e quindi hanno dovuto mandare il figlio a lavorare. Dovrei ringraziarli, altrimenti non avrei incontrato l'uomo della mia vita.

Chissà magari un giorno riusciremo a vivere senza avere paura della società e della mia famiglia. Sogno di sposarmi, un giorno e mettere su famiglia. Forse in un futuro tanto lontano, so che non sarà facile in queste condizioni fare avverare i miei desideri.

Vorrei semplicemente un modo per avere Giulio sempre al mio fianco e una scusa per non smettere di amarlo.

Spazio autrice

Non so se sono in ritardo, ma so che il capitolo è un po' breve, comunque spero che vi sia piaciuto lo stesso.

Lasciate una stellina e ditemi cosa ne pensate.

Kiss,
lettrice_incognita

Un amore contro tuttiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora