Capitolo 1: Steel

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"Le foresta è così fitta...
Ma non mi fa paura! Mi attira..."
Pensai.
Ero adagiata sul letto ai piedi del padrone quando un rumore metallico, molto fastidioso, mi penetrò le orecchie.
Aprì appena gli occhi il tanto giusto per vedere il mio padrone alzarsi.

Balzai giù dal letto e rincorsi l'uomo giù per le scale.
Miagolai per attirare la sua attenzione e farmi dare la mia colazione. L'uomo si voltò e mi accarezzò, faccendo così muovere la targhetta del mio collare celeste.

Emisi delle leggere fusa mentre lui riempiva la mia ciotola di croccantini secchi e duri. Mi sarei accontentata: come sempre.
<Ecco, Steel.>, mi porse il cibo e iniziai a masticare.

"Sono davvero insipide!". Inghiottì il primo boccone sforzandomi. Il collare mi stringeva rendendo difficile inghiottire il cibo che i miei padroni mi davano.

Non finì neanche le crocchette, che sgusciai fuori dalla porticina per gatti.
Il sole iniziava ad illuminare il piccolo giardino, delimitato dalla staccionata di legno. Mi stiracchiai lentamente, godendomi quei leggeri raggi.
Mi alzai e passeggiai sull'erba ricolma di rugiada.
Volevo vederla ancora, mi piaceva guardare la foresta e immaginare come fosse fra i rami intrecciati degli alberi e quella tetra oscurità.
Balzai elegantemente sulla staccionata, lì mi aquattai e iniziai ad osservare la foresta.
<Che bella.>, affermai. <Voglio, voglio vedere com'è!>, mi misi sulle quattro zampe.

<Ehi! Steel!>, una voce assai familiare mi fece voltare. <Ancora a fantasticare?>, ridacchiò un gatto.

<Puppy...>, riconobbi il gatto castano. Con lui c'era un altro gatto marrone scuro, forse suo fratello.
Puppy faceva parte di una cucciolata numerosa, ma i suoi fratelli e sorelle erano già stati adottati. Tutti tranne quel gattino al suo fianco.

<Cosa vuoi?>, abbassai lo sguardo ai piedi della staccionata, squadrai i due gatti e mi aquattai nuovamente.

<Non essere maleducata!>, mi consigliò ironicamente Puppy. <Volevo presentarti il mio fratellino! Se scendi, te lo presento.>, suggerì sorridendo. Mostrava un sorriso furbo come se stesse cercando di tendermi una trappola. Che stupido! Io non ci sarei mai cascata!

<Perché non salite voi?>, suggerì. Lui strinse gli occhi e guardò il fratello.

<Sai, mio fratello è molto giovane, non sà ancora arrampicarsi!>, spiegò, frustando l'aria con la coda.
<Se potessi scendere, sarebbe davvero gentile da parte tua.>, scossi la testa.

<Forse dimentichi un dettaglio...>, lui piegò la testa.
<Io non sono gentile!>, risi.

Puppy sguainò gli artigli e fece pochi passi in avanti.
<Allora, mi sà che dovrò farti scendere con la forza!>.
Balzò e mi si scagliò addosso, caddi all'indietro e lui mi bloccò a terra.
<Mi aspettavo fosse più difficile!>.

Spinse i suoi artigli verso la mia gola. <Cosa stai facendo?!>, gridai in preda al panico.

<Giochiamo, no?>, sghignazzò.

Gli artigli si avvicinavano sempre di più. Strinsi i denti e tentai di liberarmi, ma fu inutile.
"Perché?! Perché lo sta facendo?!", pensavo.

Mi lasciò. <È noioso giocare con te...>, ammise sfacciatamente. <Non c'è gusto! Ti arrendi facilmente... ma in fondo cosa mi aspettavo? Sei la figlia di Crusade!>, finito di parlare se ne andò.

Mi rialzai e mi pulì accuratamente il pelo.
<È solo una stupida palla di pelo!>, sbottai infastidita.

<Chi?>, smisi di pulirmi e alzai il muso per vedere il possessore della voce. Era seduta sulla staccionata e mi fissava con i suoi occhi castani.

La guardai. <Puppy...>.

<Lo sai com'è fatto, è un cucciolo troppo cresciuto.>, ci scherzò su la gatta.

La guardai meglio. Il mio sguardo si fermò sul suo muso, solcato da diverse cicatrici, e poi sul suo collare: fucsia con una targhetta consumata e opaca. <Ma lei... come fa a conoscerlo?>, domandai muovendo pochi passi in avanti.

<Oh! Io conosco un numero sconsiderato di gatti!>, si alzò, <Conosco anche te!>, e poi scappò via, verso la foresta.

"Appena svegliata e già così tante cose strane... allora mi immagino come finirà la giornata!".
Decisi di tornare dal mio padrone e di finire il mio pasto-per quanto squallido fosse- e così feci.

***
Era ormai notte fonda e io ero incantata dal bagliore lunare che, quella notte, rischiarava ancor più l'orizzonte.
Mi fermai a pensare a quella gatta. Il collare era segno che anche lei- come me -viveva con i Bipedi, ma l'odore sul suo manto era diverso, selvaggio. Richiamava quello della foresta.

La foresta...

Quanto avrei voluto visitarla! Era un sogno che avevo fin da quando aprì gli occhi e quella gatta, che rimaneva solo un ricordo sfocato, mi parlava delle prede, del sottobosco brulicante di vita, quella vita che mi avevano insegnato a rispettare.

Ma poi ciò svanì.
Mi ritrovai lì, con i Bipedi.
Da tempo mi sentivo ripete 'Nameless' o 'Sei solo la figlia di Crusade, un fallimento!' E ne ero veramente stanca.

Non ricordavo chi fosse Crusade, per me, che avevo vissuto praticamente da sempre con i miei padroni, non sapevo chi fosse questa Crusade.

Sapevo, però, che ciò non faceva per me! Il pessimo cibo, lo spazio ristretto e tutte quelle carezze, mattina e sera! Io volevo le prede, correre tra gli alberi e soprattutto: volevo essere libera!
Niente più catene o collari, via tutto!

Così strappai il mio collare e lo lanciai.
Saltai fuori dalla finestra e balzai giù sul prato. Lo attraversai e spiccai un salto che mi fece atterrare sulla staccionata.
"È ora!", mi convinsi.
Lanciai un ultimo sguardo alla casa nella quale ero cresciuta, nella quale i miei ricordi vivevano e dove fui abbandonata già da tenera età. Sapevo, però, che nuovi ricordi mi aspettavo una volta oltrepassati i pali di legno.

E allora scesi e corsi verso il buio della foresta e attraverso il fruscio delle foglie.

Mi fermai di colpo. Due occhi scintillanti parevano osservarmi dal cespuglio nel quale il loro possessore era nascosto.
Mi si gelò il sangue. Rimasi ferma in quella posizione, troppo impaurita per muovermi, mentre con la coda dell'occhio osservavo quelle luci nel buio.

Presi coraggio, e mossi un passo.
Pessima scelta.
Venni sbattuta al suolo e lanciata più e più volte. La vista si offuscò e, giurai, di aver sentito il rumore delle mie ossa rompersi.
L'ultima cosa che vidi fu un guizzo di peli appartenenti a un manto luminoso e appariscente.
Poi... niente.

*Nota dell'autrice*
Primo capitolo! Vi è piaciuto? E il prologo?
Vi è mancata almeno un po questa storia? Spero di si!
Commentate, per farmi sapere se devo continuare, e votate per lo stesso motivo!
UN CALOROSO SALUTO A VOI, GUERRIERI!! ^~^

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