Il tempo di un giorno noioso

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Sono passati , questi anni, affogando in modo pedissequo ,quietamente nella routine e nei fondi di caffè illeggibili.
Continua a pensare a quella fottuta donna, alle sue mani che corrono sulla sua pelle.
Forse cerca di tagliarla e affogarla nei suoi pensieri, ma è inevitabile.
Ormai deve farlo di persona.
Storce la faccia e digrigna i denti.
In quella stanza buia, quei venti metri quadri subaffittati.
Le danno fastidio le loro risa dentro la mente.
Stavolta giocheranno ad un nuovo gioco.
Non sarà comunque lei ad ucciderla, ma il tempo passato finora.
Il tempo accumulato. Di colpo fatale.
Le potrebbero dire ancora qualcosa.
A lei, Sofia, la ragazza strana, apatica, che porta rancore, con tendenze omicide, e il nome da puttanella, dopo tutto quello che è successo.
Sarebbero capaci di dire che esagera.
La stessa esagerazione delle lacrime che innondarono il campo di grano quel pomeriggio d'estate , qualche anno fa.
Vuoto.
Suoni vuoti.
I loro suoni vuoti.
I loro sguardi che emettono emottoici , vuoti suoni bagnati.
Ha ancora bisogno di sciogliere la tensione un attimo prima di uscire.
Si accende disinvolta la sigaretta, inspirando così forte da spaccarsi i polmoni.
La stanza buia, che sembra quasi vuota,  si illumina per qualche istante di una piccola fiammella rossa.
La sua pelle fredda vibra come se non bastasse tutto questo a scaldarla.
E ancora passa il vento e sbatte le imposte contro i mattoni logori nel silenzio più assoluto.
Tiene spesso le finestre aperte così quando c'è la nebbia entra anche dentro il suo appartamento e non ha la concezione degli spazi, non si accorge del brutto colore che hanno le pareti mesi.
Potrebbero davvero dirle qualcosa?
Sarebbero forse capaci di dire che non ha senso tutto questo.
E forse, solo forse, avrebbero ragione.

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