Scende dalle scale.
Correndo e saltando due gradini alla volta.
Lo faceva spesso, da piccola.
Fiori stesi e panni appassiti.
Non ha mai trovato la voglia, ne la forza di leggere la storia della sua vita.
Sarà che scrive male, dicono.
Sarà che è svogliata.
Quella sbagliata.
Passando sul pianerottolo del suo vicino sente l'odore dei gerani che appassicono. Si ferma un'attimo per chiudere gli occhi e assaporarli.
Li riapre.
Ha sull'iride dei patti da chiudere.
Non è solita tenerli aperti.
Le avevano insegnato così, d'altronde.
Dopo tutto quello che ha fatto, deve pur renderle conto.
O meglio, renderle indietro quei pochi attimi di divertimento che avevano stretto e soffocato, con un unghie, artigli, ogni secondo dei dieci anni seguenti.
Che avevano tagliato, offuscato tutto e ancora stretto, fino ad esplodere nei suoi incubi.
Ad esplodere.
Ora.
Ora esplodono.
Esce di casa, fa tanto caldo.
Gli umori delle pareti umide in Sicilia, di quell'appartamento subaffittato su una nuvola sporca, colano vicino ai suoi piedi.
Cammina decisa.
Sa tutto a memoria, ormai.
Nella sua mente si disegnano come rami delle striscie di sangue e tutti i seguenti avvenimenti.
Tra i vicoli vischiosi, di cassonetti vuoti e finestre chiuse, corre.
Di grondaie non a norma, di tegole per terra.
Di stelle cadute , bambine suicide e lampioni uguali.
Tra le strade dissestate e i panni a stendere, corre.
Tra i viottoli silenziosi presi dalla luce del mattino, ride.
Nessuno è ancora sveglio.
Saranno le sei del mattino.
Alcune insegne che hanno perso le lettere le illuminano la via, mente cammina a passo serrato, ma ancora con grande portanza.
L'aria prospera ad essere soltanto un ricordo, nel momento esatto in cui l'assapora.
Fredda, opprimente, nauseante.
Ha rimuginato tanto, la, in quella casa.
Tutto quello che le ha tolto.
Tutto quello che le ha dato.
Ha bruciato tanto, la, in quelle mani.
Tutto quello che le han tolto.
Tutto quello che le han dato.
La polvere fitta, densa ,che fa venir voglia di trattenere il respiro, seppur sia all'aperto e abbia appena piovuto.
I marciapiedi stretti e dissestati dove faceva l'amore il vento.
Inizia a piovere, nuovamente, oscurandosi per un secondo il sole che stava nascendo.
Piove di quelle piogge taglienti.
Giù da li, come gocce di condensa sui vetri dei tram notturni , i randagi e poi le macchine in coda.
Le quattro frecce che fendono l'alba uggiosa.
Notte. Giorno. Notte. Lampo.
I poster e i cuori strappati sui muri.
Le corde rotte di una chitarra appoggiata.
Le magliette stese sui cavi e le scarpe sui semafori che colorano la strada bagnata come una sala da ballo.
Sottofondo di motori a pochi cavalli e tetti d'Eternit.
È arrivata davanti alla villa di sua zia.
Di colpo, come sogni lucidi, in tanti fotogrammi, le si ripresentano di nuovo i suoi incubi.
Un suono strozzato.
Le manca il respiro.
Quella mansione. Abitata nel corso di molti lustri da almeno sette famiglie.
Vento.
Lei, di fronte. Immobilizata, di pietra.
Tremando come una bandiera di fronte alla corrente.
Si ricorda perfettamente tutto, oh già. Non è passato nemmeno un giorno.
Si siede, riprendendo piano le forze.
Sua zia le ha dato appuntamento per le nove di sera.
Deve tenere una festa, ha detto.
Così aspetta.
Passano le ore, come attimi.
Rivede ogni istante nella sua testa convincendosi e non facendo altro che consolidare le sue intenzioni.
I suoi occhi sono vedette, fisse, determinate.
Fissano un utilitaria parcheggiata accanto a lei, ma sembrano passarvi oltre.
Non avrà nessun rimorso, non si pentirà assolutamente di niente.
Verso le otto iniziano ad entrare gli invitati, la scansano.
Lei non li degna nemmeno di uno sguardo.
Resta immobile.
Gonfia il suo petto prendendo aria.
Un respiro dolcissimo e pieno.
Pieno di tutto il coraggio e la rabbia accumulata giorno per giorno.
Si alza in piedi, di scatto.
Come un automa rimasto in stand-by per troppo tempo, aspettando di essere attivato.
Dall'altra parte della costa, il vecchio campanile gotico segna con campane registrare nove rintocchi.
E le montagne gli fan da eco, confondendo il numero.
Confondendo la gente.
Fermando il tempo.
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Il dolore delle mani
Mystery / Thriller"Passando sul pianerottolo del suo vicino sente l'odore dei gerani che appassicono. Si ferma un'attimo per chiudere gli occhi e assaporarli. Li riapre. Ha sull'iride dei patti da chiudere. Non è solita tenerli aperti. Le avevano insegnato così, d'al...