EPILOGO

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Dopo un'altra piacevole estate passata al mare, Heilrich Sterne era tornato in patria. Ma quell'anno, si sentiva meno malinconico all'idea di riprendere i propri ritmi. Non era passato per casa, come era solito fare, ma si era recato direttamente a Costanza, pronto a riprendere gli allenamenti.

Il mattino dopo il suo arrivo, alle sei, era già pronto in riva al lago. Non tutti i suoi compagni avevano fatto già ritorno, visto che le lezioni non sarebbero cominciate che una settimana più tardi, mentre i pochi presenti se la prendevano comoda, cercando di riposare un po' di più o recuperare con lo studio.

Dunque, quel giorno, si trovava solo sul pontile, a preparare la barca. Ma non sarebbe rimasto in solitudine molto a lungo.

Non erano riusciti a vedersi la sera prima, perché il suo treno era arrivato a tarda sera, ma non avevano mancato di scambiarsi messaggi, come durante tutti i giorni che li avevano visti divisi. Axel Lehman stava arrivando ed Heilrich era in trepidante attesa, sebbene la sua usuale lemma non tradisse l'impazienza.

"Ehi,ciao" lo salutò il ragazzino, spuntando di corsa dal sentiero laterale e saltellando sul pontile.

L'atleta lo accolse con il suo sorriso migliore, rimproverandolo bonariamente per il fracasso causato dai suoi passi pesanti, sulle tavole di legno.

L'altro, per nulla intimidito, fece spallucce, informandosi sui suoi ultimi giorni in Italia e il viaggio di ritorno.

"Hai visto le foto?" Concluse poi, un po' più vivacemente.

"Te l'ho detto" rispose Sterne, pacato. "Ho messo anche i "mi piace" e pure alcuni commenti."

"Sì, ma non è la stessa cosa" si lagnò il ragazzino. "Volevo sentirli dalla tua voce."

Heilrich sbuffo, continuando a sorridergli, ma finì di fissare i remi ai sostegni della barca.

"Quante volte devo dirti che sei un vero artista? Mi piace come hai catturato l'essenza di quel posto" aggiunse. "È stato bello guardarlo attraverso i tuoi occhi... e vedere me attraverso quel filtro. Ti ringrazio di non aver condiviso le inquadrature in pigiama o mentre dormivo."

Axel ridacchiò, arrossendo.

"Allora, vieni?" Lo incitò Heilrich, già sceso nella canoa.

"Io?"

"Certo, così vedi la differenza tra mare e lago. Qui l'acqua è molto più calma, è più facile, dai."

Titubante, il giovane afferrò la mano tesa del suo istruttore. Di fatto, non gli aveva mai dato lezioni, si era limitato a mostrargli come tenere i remi per distanziarsi dall'ormeggio e dato alcune indicazioni sul ritmo. Cose su cui Axel temeva sempre di fare confusione.

"Stavolta, però" annunciò Heilrich. "Ti siedi tu davanti. Così, ti tengo d'occhio e non batti la fiacca, come l'ultima volta!"

L'altro protestò, ripetendo di aver remato, anche se lui seguitava a non credergli.

Risero ancora unpo', prima di spostarsi in mezzo al lago. I remi scivolavano sull'acqua, provocando uno sciabordio ripetitivo e rassicurante, mentre Heilrich dava altre indicazioni al suo allievo, al fine di fare meno fatica.

Attorno a loro, la natura era affascinante. Un paesaggio del tutto diverso da quello estivo, ma ugualmente piacevole e anche più rassicurante.

L'atleta continuava a spronare Axel, che protestava di non essere capace di mantenere il ritmo.

"Tu sprechi energie, ecco perché non ci riesci: ti muovi troppo. Non alzare tanto i remi" cercava di spiegare inutilmente. Era come parlare al muro. Decisamente, il giovane Lehman si trovava più a proprio agio sulla terra ferma, che nella barca da allenamento a due posti.

Con un movimento più ampio dei precedenti, decisamente esagerato, Axel schizzò l'acqua, dalla punta dei remi, tutt'intorno, formando un pulviscolo contro la luce, che creò un guizzante arcobaleno in aria. Ma, oltre a provocare un'immagine piacevole, la remata lo fece sbilanciare, tanto da cadere all'indietro, in braccio all'amico.

L'atmosfera si fece irreale. Entrambi i ragazzi non osarono muoversi, né parlare, preda di un disagio palpabile. Ma quando Axel, farfugliando delle scuse sconnesse, fece per rialzarsi, le braccia di Heilrich avvolsero le sue spalle, bloccandolo a metà strada.

L'eco dei loro cuori si mescolava, creando un ritmico strepitio.

"C'è così tanta pace, qui" sussurrò l'atleta, senza guardare l'altro, che lo stava fissando dal basso, adagiato contro il suo petto.

Le dita di Heilrich accarezzavano piano le maniche dell'altro, cercando di trasferirgli il calore di quel goffo abbraccio. In realtà non sapeva bene cosa fare, era consapevole solo del fatto di stare bene lì con lui, in quell'esatta posizione.

"Che succede?" chiese timidamente Axel.

"Niente" rispose lui, in un soffio, spostando il suo sguardo carezzevole sul suo viso. "Stai scomodo?"

"No, ma è... strano."

"Sì"rise sommessamente. "Suppongo lo sia. Ma è anche bello."

Axel annuì, continuando a fissarlo con gli occhi sgranati.

"Ti metto a disagio?"

Il ragazzino scrollò leggermente le spalle, mentre le mani di Heilrich convergevano sul suo petto. Non sapeva esattamente come muoversi: era uno studente universitario, ma non gli era mai capitato di corteggiare qualcuno, tanto meno un ragazzo. Anche se era quasi sicuro di piacergli. Ci aveva pensato a lungo, durante gli ultimi giorni. Molti atteggiamenti di Axel, il suo rabbuiarsi, i sorrisi imbarazzati che gli regalava a volte... facevano pensare proprio a un ragazzo innamorato.

"Cosa pensavi di fare, adesso?" Lo interruppe dai suoi pensieri.

"La posizione e la precarietà d'equilibrio non aiutano, ma vorrei darti un bacio" sussurrò Heilrich, provocando un immediato rossore sulle gote dell'altro.

"Ma...io non pensavo... cioè, credevo ti piacessero le ragazze."

"Non lo so, lo pensavo anch'io, anche se non ne avevo ancora incontrata una che mi interessasse veramente. L'unica cosa di cui sono certo" spiegò con un'intensità unica nello sguardo. "È che, da quando ci sei tu, ho una ragione in più per essere felice della mia vita. Fin'ora le mie uniche passioni erano lo studio e lo sport, ma da quando il Sole ha rischiarato le mie giornate, tutto ha preso un altro significato!"

Axel sorrise imbarazzato al suo marcare sulla parola Sole(Sonne): lui.

Il ragazzino rotolò lievemente sul fianco, issandosi verso l'altro, misurando i movimenti per non far oscillare troppo l'imbarcazione.

"Vuoi ancora baciarmi?" Offrì, pieno di speranza.

"Tu vuoi?"

Quando Axel annuì vigorosamente, Heilrich si piegò in avanti, posando le proprie labbra sulle sue. Il bacio fu dolce e delicato, con dei timidi movimenti delle lingue, come se entrambi non si sentissero sicuri di osare troppo.

Le mani dell'atleta si strinsero maggiormente attorno alle spalle del suo Sole, mentre il bacio si faceva sempre più sicuro e il contorno del lago faceva da cornice alla nascita di quel sentimento così puro e prezioso.

"Io non ho mai avuto un ragazzo" balbettò Axel, una volta tornati almolo, mentre cercava di prestare attenzione ai propri passi nel scendere dalla barca.

"Neppure io" rise Heilrich. "Vogliamo provare l'esperienza insieme?"

L'assenso dell'altro fu il momento più gioioso, per lui. Quella era la felicità: la persona giusta con cui condividere le proprie passioni. E, per una volta, la passione e la persona coincidevano perfettamente.

Sì, Axel era il Sole e, si sa, il Sole è vita: la sua vita.

- FINE-





Tra sole e stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora