Capitolo 2.

553 13 3
                                    

Sei nell'Anima

Estate 2007

- Sophie, non ce la faccio. - disse portando le mani sul suo volto.
Mi avvicinai a lei, senza dire una parola l'abbracciai forte. Ci sono persone che, per essere confortate, necessitano di mille parole d'incoraggiamento. Lei no, ad Emma bastava un abbraccio e si sentiva sicura, protetta. La conoscevo come le mie tasche, sapevo esattamente come comportarmi in qualsiasi situazione. Sapevo quando lei aveva bisogno di me ed io c'ero, sempre.
- E se dovessi perdere? - chiese guardandomi dritta negli occhi. I suoi occhi, in quel momento, parlavano per lei: aveva paura, tanta paura. Era insicura e fragile.
- Vorrà dire che non capiscono nulla! - risposi sorridendole.
Abbozzò un sorriso, poco convinto.
- Coraggio! - continuai - Sei brava, hai una voce che farebbe invidia a chiunque, hai grinta, sei bella. Cosa vuoi di più?
Emma non si rendeva conto delle sue capacità, tendeva sempre a sminursi, a non sentirsi mai all'altezza della situazione ma era tanto, tanto determinata. Era testarda, quando si trattava dei suoi sogni nulla poteva mettersi in mezzo. Sapeva di essere brava, lo sapeva perche tutti glielo dicevano.
Io avrei tanto voluto darle i miei occhi, le mie orecchie ed il mio cuore per farle capire quanto talento avesse racchiuso in quel metro e sessantacinque di donna.
- Emmanuela Marrone? - si avvicinò a noi una donna alta, di bell'aspetto sulla trentina.
- Sono io.
- Andiamo, tra poco tocca a te.
Lessi il panico nei suoi occhi.
- Spacca tutto - dissi stringendole la mano - io ti aspetto qui.
Mi stampò un bacio e seguì la donna. Le seguii fino ad arrivare all'entrata del palcoscenico, cercai un posto per poterla guardare da dietro le quinte.
- Ha bisogno di qualcosa? - mi chiese un tecnico.
Lo guardai confusa. - Non potrebbe stare qui, sta cercando qualcuno? - continuò.
"La prossima concorrente ad esbirsi è Emmanuela Marrone!"
Mi voltai a destra, verso il palco per guardarla, dimenticandomi dell'esistenza dell'uomo.
- Signorina! - esclamò nuovamente.
- Ehm no, non sto cercando nessuno. - risposi distratta senza togliere lo sguardo da Emma.
- Non può stare qui!
- Appena finisce lei, me ne vado!
Se ne andò senza aggiungere altro, probabilmente scocciato dalla poca attenzione che gli stavo prestando.
Partirono le prime note di America di Gianna Nannini ed Emma si dimenticò di tutte le sue insicurezze, delle paure, di qualsiasi cosa. Lei era così: appena iniziava a cantare entrava nel suo mondo, un mondo in cui era se stessa, in cui era sicura.
Finì di cantare, aspettò qualche istante e ringraziò, uscendo poi di scena. Riuscivo a scorgere alcuni dei giurati della gara, i quali annuivano sorridendo. Andai incontro ad Emma, che non appena mi vide, mi saltò addosso.
- Sei stata bravissima! - esclamai, stringendola forte.
- E' andata bene, vero? Ho cantato bene? - chiese esaltata.
Le sorrisi - Certo che hai cantato bene!
Il viso di Emma venne illuminato da un sorriso a dir poco meraviglioso.
Amavo quel sorriso.
Poco dopo la competizione si concluse, di lì a poco avrebbero annunciato i risultati della gara. Il vincitore avrebbe ottenuto un contratto discografico. Era davvero difficile riuscire a sfondare nel mercato discografico, nessuno veniva preso sul serio. Emma ci aveva provato diverse volte, aveva bussato alla porta di diverse case discografiche che, però, gliela avevano sempre sbattuta in faccia.
Non aveva mai perso la voglia di riprovarci, la sua determinazione l'avrebbe portata lontano, ne ero sicura. Ci teneva moltissimo a quella competizione, era ad un passo dall'inizio del suo sogno.
Arrivò seconda. Niente contratto discografico.
Appena elessero il vincitore, Emma scoppiò in lacrime.
- Non è possibile, non è possibile! Arrivo sempre ad un passo ma non ce la faccio mai! MAI!
Le strinsi la mano e le asciugai le lacrime.
- Emmanuela, ascoltami. - non la chiamavo quasi mai per nome, nessuno lo faceva. - So quanto ci tenevi, so quanto fosse importante per te questo concorso, ma non è né il primo, né l'ultimo. Ci saranno altre opportunità, altri contratti, altri concorsi. Hai ventitrè anni, non è la fine.
Mi guardò con gli occhi gonfi e rossi, appoggiò la testa sulla mia spalla.
- Grazie. - sussurrò.
- Per cosa?
- Per credere in me, per esserci sempre.
La abbracciai forte. Era il minimo che potessi fare: era la persona che amavo di più al mondo, era il mio grande amore, avrei fatto qualsiasi cosa per lei. Credevo in lei più di quanto credessi in me stessa, coltivavo la sua passione ed i suoi sogni insieme a lei. Speravo più di lei che qualcuno la notasse, che si accorgessero del suo talento e che intraprendesse il lavoro dei suoi sogni.
Io non avevo grandi ambizioni, a me bastava essere felice. Lavoravo in un bar del nostro paese, Emma diceva sempre che io ero sprecata per quel tipo di lavoro, che ero troppo bella per lavorare in un bar di paese e che se mi fossi presentata ad un provino, mi avrebbero presa subito come modella. A me piaceva lavorare lì e la moda non faceva per me. Sapevo di non essere una brutta ragazza, ma non credevo di poter diventare famosa per la mia bellezza.
Stavamo insieme da quasi quattro anni e, fortunatamente, non eravamo mai state costrette a nascondere la nostra relazione. Il paese era piccolo, tutti all'inizio parlavano ma con il tempo nessuno ci faceva più caso. I genitori di Emma erano strepitosi, avevo un rapporto meraviglioso con loro, soprattutto con suo padre che consideravo anche un po' mio.
Vivevamo la nostra relazione con serenità, nonostante l'omosessualità fosse ancora un tabù per moltissime persone in Itaia, soprattutto al sud.

Quella sera decisi di portarla in spiaggia, a Gallipoli. Sapevo che il mare di notte l'avrebbe fatta stare un po' meglio e che l'avrebbe calmata, facendole dimenticare per qualche ora la sconfitta del giorno.
La spiaggia era deserta, era circa mezzanotte. Ci sedemmo per terra, una di fianco all'altra senza dire una parola. Le presi la mano, intrecciando le mie dita alle sue.
Ogni tanto mi voltavo lentamente per guardarla mentre era assorta a fissare le onde del mare, lei si perdeva nei suoi pensieri ed io mi perdevo in lei.
Era così bella.
Emma ad un tratto si alzò di scatto.
- Che fai? - le chiesi confusa.
- Voglio cantare per te. - rispose. - Ti voglio dedicare una canzone, ma voglio cantartela io. - continuò.
La guardai senza capire, non sapevo cosa le fosse saltato in testa ma non glielo chiesi. Non volevo rovinare un momento così bello.
- Sono qui, ascolto. - risposi semplicemente.
Sorrise un po' imbarazzata, prese fiato e iniziò a cantare.

"sei nell'anima
e lì ti lascio per sempre
sei in ogni parte di me
ti sento scendere
fra respiro e battito
sei nell'anima"

Mi cantò Sei nell'anima, di Gianna Nannini. Era la sua cantante preferita in assoluto, il suo mito e il fatto che mi stesse dedicando una sua canzone aveva un valore immenso. L'ascoltavo totalmente rapita, la sua voce era accompagnata dalle onde del mare e la sua bellezza era illuminata dalla luna piena di quella notte. Si era creato un momento magico, durante il quale io mi sono sentita parte di qualcosa di meraviglioso. Emma mi aveva fatto entrare nel mondo che si creava quando cantava, mi aveva aperto le porte della sua anima.
Eravamo solo noi due, il mare e la luna. Niente di più.

"sei nell'anima
in questo spazio indifeso
inizia tutto con te
non ci serve un perché
saimo carne e fiato
goccia a goccia, fianco a fianco"

Cantò l'ultima strofa guardandomi dritta negli occhi e tornò a sedersi al mio fianco. Affondai la testa sull'incavo del suo collo e la strinsi forte, mentre le lacrime bagnavano le mie guance e la sua maglietta.
Lei prese il mio volto tra le mani e mi asciugò le lacrime con i pollici.
- Ti amo, Sophie.
La baciai con tutto l'amore che avevo in corpo. - Ti amo anche io.
- Questa è una delle mie canzoni preferite. - disse.
- Lo so. Infatti è ancora più importante per me.
- Te l'ho voluta dedicare per ringraziarti. So che non vuoi che io ti ringrazi, perché dici che non fai nulla di speciale. Mi stai affianco ogni giorno, sono quattro anni che condividiamo le nostre vite, quattro anni che mi ami come se fosse il primo giorno e per me, questo, è speciale.

Emma riusciva a lasciarmi sempre senza parole, in un modo o nell'altro. Le sorrisi dolcemente, senza sapere cosa dire.
- Soph, tu davvero sei nell'anima. - continuò - e credo che, comunque vadano le cose, ci rimarrai sempre.
Le sue parole mi fecero venire i brividi. - Lo credo anch'io. - risposi.
Mi abbracciò forte, poi mi baciò. Quella notte facemmo l'amore sulla spiaggia, sotto le stelle.
Fu una delle notti più belle della mia vita, uno di quei momenti che io amavo definire il mio per sempre, uno di quei momenti che non mi sarei dimenticata per niente al mondo.

RESTA ANCORA UN PO' | EMMA MARRONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora