Capitolo 1.

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Resta Ancora Un Po'

Milano, 30 maggio 2015
00:15

Quella notte Milano era particolarmente tranquilla, nonostante l'estate si stesse avvicinando c'era parecchia aria che scompigliava i miei capelli. Fortunatamente, non fu difficile trovare un taxi disponibile, entrai salutando il conducente: un uomo più grasso che alto, dall'aspetto buffo e gentile.
- Buonasera a lei, gentile donzella!
Sorrisi e gli riferii l'indirizzo del mio albergo. Il tassista era simpatico e quasi troppo socievole, cercava di attaccare bottone in qualunque modo ma, quella sera, non ero proprio dell'umore. Ero reduce da un viaggio di 14 ore e tutto ciò che volevo in quel momento era un letto su cui sprofondare.
L'uomo accese l'autoradio rassegnato dalla mia poca voglia di dialogare. Partì una canzone italiana che io non conoscevo. La cosa non mi stupì: dopo otto anni negli USA non ero più al corrente della situazione musicale italiana. Guardavo fuori dal finestrino, persa nelle luci della città. Ero assorta nei miei pensieri, quando un acuto catturò la mia attenzione. Chiesi al tassista di alzare un po' il volume della radio.
- Oh, ma allora ha la voce! - esclamò ironico. Non risposi, ero troppo concetrata ad ascoltare. Una voce femminile calda, potente, un po' graffiata cantava in modo quasi disperato:

"le nostre mani non si toccano
ma la mia bocca chiede ancora della tua
ma te che non mi cerchi e non mi vuoi
ma poi mi prendi, mi riprendi
e poi mi mandi via, via"

Ascoltai la canzone completamente rapita, c'era qualcosa di familiare ma non sapevo cosa. Il brano si concluse con una strofa semplicissima, quasi sussurrata con una dolcezza disarmante:

"mentre una lacrima scende
non sa dove andare
tu almeno resta ancora un po'"

Quella voce non mi era nuova, l'avevo già sentita in passato. Era una di quelle voci che difficilmente riesci a dimenticare: era particolare, forte e dolce allo stesso tempo, intensa, calda. La mia testa vagava tra le mie memorie, cercava di ripescare qualche ricordo nelle insidie della mia mente, ma nulla. Niente che mi potesse riportare a dove avevo sentito quella voce, a quando, ma soprattutto a chi apparteneva.
- Arrivati!- urlò il conducente, interrompendo il mio viaggio mentale.
Pagai il taxi ed entrai in albergo, consegnai i miei documenti al receptionist che, per fortuna, mi assegnò velocemente la stanza.
Presi l'ascensore e salii al dodicesimo piano, stanza 1207. La camera era davvero confortante ed elegante: le pareti nere e le luci soffuse rendevano l'atmosfera della stanza molto più soft. Guardai fuori dalla finestra che dava sullo skyline di Milano, nulla a che vedere con il panorama di Los Angeles ma non era niente male. Mi feci una doccia veloce e mi buttai a letto, sprofondando tra i sei cuscini che c'erano. Presi il telefono e controllai i vari social network, avvisai la mia migliore amica americana Ashley che ero arrivata sana e salva. Scambiai qualche messaggio con Ashley, ma era piuttosto indaffarata a gestire il nostro locale. Avevamo aperto da qualche anno un pub a Los Angeles, era il piccolo grande sogno che eravamo riuscite a realizzare insieme. Entrambe amavamo la musica: ogni settimana organizzavamo delle serate in cui chiunque poteva esibirsi liberamente.
Quanta gente avevo conosciuto e visto esibire in quei quattro anni, quante persone in cerca del proprio sogno erano entrate nel mio pub.
Mi rendeva felice vedere le persone suonare e cantare mentre preparavo i drink per i clienti, amavo il mio lavoro.
Ero partita per Los Angeles otto anni prima, perché non avevo più nessun motivo che
mi trattenesse in Italia. Forse, quella volta, feci una vera e propria follia a partire da un giorno all'altro ma lì trovai tutto quello che avevo sempre cercato. No, non l'amore. L'amore non lo volevo più cercare, ero scappata per dimenticarlo. Avevo trovato quella che io definivo felicità: persone vere e pure sulle quali poter contare in ogni momento, un lavoro ben retribuito e, dopo qualche anno, ero anche riuscita a realizzare il sogno in comune con Ashley.
Il locale era il mio secondo lavoro, era più una passione. Ero una fotomodella, piuttosto famosa e voluta a Los Angeles. Posavo per diverse campagne pubblicitarie, facevo da testimonial a negozi d'abbigliamento, usavano la mia immagine per pubblicizzare studi di tatuaggi e piercing ed ero spesso richiesta per serate in vari locali e discoteche. Questo ambiente mi portò a non avere mai una ragazza fissa al mio fianco, solo avventure di una notte, forse due. La cosa non mi dispiaceva: il mio cuore non voleva essere occupato da nessuna donna.

Non ero mai tornata in Italia prima, avevo come ripudiato la mia terra, cercando di cancellare tutto ciò che ero prima dell'America. Fui costretta però, quella volta, a soggiornare a Milano per una settimana per uno shooting importante.

Erano circa le due di notte, mi arrivò un sms da Ash "i'm always by your side, never forget that. love u S."
Quel messaggio mi fece sorridere, Ashley sapeva della mia titubanza nel tornare in Italia, sapeva che ero spaventata perché avevo paura di trovarmi a dover scavare nel mio passato e non volevo farlo.

03:45

Non riuscivo a dormire, il jetlag mi giocava brutti scherzi e non riuscivo a smettere di
pensare alla canzone sentita qualche ora prima in taxi. Non ne venivo a capo; conoscevo quella voce ma non la riconoscevo. Forse somigliava semplicemente a una delle tante cantanti che avevano suonato al locale ed io ero così fusa dal viaggio che non me ne rendevo conto. O forse.. no.
Improvvisamente mi venne in mente, mi ricordai di lei. Forse era.. no, era impossibile.

RESTA ANCORA UN PO' | EMMA MARRONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora