Sentii dei rumori strani provenire dalla cucina. Aprii gli occhi, convinta che fosse Kat, intenta a preparare qualcosa. Mi accorsi subito che era notte fonda e, giratami verso destra, notai che la mia amica stava beatamente ronfando, ignara dei rumori provenienti dalla cucina. Sgranai immediatamente gli occhi: c'era qualcuno in casa nostra.
Mi alzai cercando di fare meno rumore possibile, spostandomi a passi felpati verso la stanza di Kat. Mentre io procedevo nel camminare sentivo il rumore della seconda pentola che incontrava il pavimento, caldamente accompagnato dalle parole non molto pulite di chi stava beatamente saccheggiando la nostra cucina. Con la velocità di un ninja in fuga raggiunsi la mia amica, strattonandola leggermente per farla svegliare.
"Kat, porco due, svegliati!" esclamai in sussurro. Speravo che al suo risveglio non emettesse un urlo in grado di svegliare tutto quanto il palazzo.
"Mmmh lasciami dormire mamma!" bofonchiò lei in tutta risposta, alzando un braccio in direzione del mio viso. Fortunatamente riuscii ad evitare la sberla, chinandomi con una mossa degna di Jill Cooper. Continuai a strattonarla e chiamarla fino a che non mi accorsi dell'inutilità dei tentativi di svegliarla. Ormai senza speranze, camminai fino al bordo del letto privandola delle sue amate coperte rosa e lasciando che il freddo la schiaffasse dal materasso al pavimento. Mentre stavo per girarmi un tonfo sordo mi vece sussultare.
"Hey, ma c-cos..." iniziò sollevandosi col busto, mentre si stropicciava confusamente un occhio, per il sonno.
"Kat abbiamo un ospite indesiderato...e non sto scherzando!" sussurrai allarmata dai rumori che continuavano a provenire dalla cucina. Sollevata dal fatto che non ci avesse sentito, mi avvicinai a Kat, notando i suoi occhi sgranati nel sentire il rumore sempre maggiore di stoviglie sparse. Iniziai seriamente ad agitarmi: non mi ero mai ritrovata in situazioni del genere.
"... Non sarà mica un topo?!" esclamò. Si alzò, alla ricerca della sua coperta, nel tentativo di rintanarsi nuovamente al calduccio. Mentre si alzava per prenderla mi diede una testata sullo stomaco ed entrambe finimmo bellamente spalmate a terra. Nonostante la posizione molto ambigua, la guardai attentamente negli occhi, mentre arrossivamo entrambe con i rispettivi nasi a pochi centimetri l'uno dall'altro.
"Scusa" mi chiese, notata la smorfia di dolore "Possiamo prendere il topo, adesso?" continuò.
"Ma quale topo, cretina! C'è un ladro in casa! Deve aver fatto proprio un bel bordello in cucina, non hai sentito i rumori?!" bisbigliai alterata.
"A dire il vero, l'unico rumore che ho sentito è stato quello del tuo stomaco a pezzi...scusa ancora" aggiunse con una leggera smorfia di cattiveria.
Ci alzammo molto lentamente da terra, indicandoci le vie da prendere. Io sarei andata verso il divano, rasente al muro, prendendo un vaso quando sarei passata vicino al tavolino. Kat andò verso la destra, non so a cercare cosa. Mi ritrovai a pochi centimetri dallo stipite, prima di spiaccicarmi alla parete iniziai a origliare. "Dove cazzo li avevo messi...porca puttana!" bisbigliava tra sé e sé. Era una voce maschile, profonda. La luce lunare, filtrata dalla finestra, illuminava la sua sagoma muscolosa. Aveva un corpo bilanciato e, probabilmente, il nero ne accentuava le forme nel buio. Riuscii a capire che era biondo da un ricciolo che fuoriusciva dal passamontagna. Non feci a tempo ad accendere la luce ed entrare, che Kat mi passò davanti correndo e iniziò a picchiare il ladro con l'estintore. Non contenta di avergli quasi spaccato un braccio, mentre lui si rialzò urlando dolorante decise di raccogliere la padella e colpirlo in testa.
La guardai perplessa, sotto alla luce gialla della cucina.
"Kat..."
"Sì?" rispose.
"Che cazzo hai fatto?" chiesi timidamente, muovendo passi all'indietro, mentre tentava di avvicinarsi con la padella.
"Volevo evitare che estraesse un'arma dalla tasca...non è che ho esagerato troppo, vero?"
"Kat, porca puttana! Hai praticamente ucciso il ladro! Fammi dare un'occhiata, speriamo respiri" replicai guardandola in cagnesco. Prese tutte le stoviglie da terra, riordinandole dentro al lavabo, mentre io scoprivo il capo del povero malcapitato. Aveva gli occhi azzurri, la carnagione chiara, il viso giovane, avrà avuto sui vent'anni. Poggiai una mano sotto al suo collo: sentii il battito cardiaco, il che mi riassicurò sul fatto che fosse ancora vivo. Chiamai il 911, ma Kat, mi strappò via il telefono di mano, spiegandomi che, se l'ambulanza fosse arrivata, il cane della portinaia avrebbe abbaiato e, conoscendo il boiler urlante, l'avrebbe buttata fuori assieme al nostro povero martire. In un misto tra compassione e paura, decisi di fare una delle cose più pazze mai tentate prima: calarlo dalla finestra della cucina. Scesi lentamente le scale della palazzina, per farmi trovare vicino al cassonetto, nel vicolo. Kat legò tra loro alcune lenzuola, come aveva visto fare nei film due giorni prima. La lasciai fare nella speranza che non finisse il ragazzo nel tentativo di spingerlo sotto.
"Kat! Spingilo per la finestra! Mi raccomando, fallo con delicatezza: gli hai già rotto abbastanza ossa!" bisbigliai più forte che potevo.
Appena lei mi fece l'okay con la mano, mi tenni pronta. Non feci a tempo a vedere la punta della scarpa, che me lo ritrovai a qualche metro da me, in caduta libera. Uno strattone lo portò a schiantarsi di schiena contro alla parete. Per fortuna era già abbastanza tramortito da non sentire il dolore aggiungersi. Lo vidi iniziare a ondeggiare e notai che il nodo più vicino a Kat si stava pericolosamente allentando.
"Kat! Il nodo!" urlai d'impeto.
Non fece a tempo ad afferrare il resto del "cordone" che me lo vidi finire dentro al cassonetto con tutte le lenzuola pulite che avevamo. Mi coprii la faccia con la mano destra, facendo segno a Kat di scendere con la sinistra. Non ci mise molto ad arrivare, ma il mio sguardo bastò a farle capire la gravità di quello che aveva fatto.
"Spero che tu abbia una macchina! Non possiamo lasciarlo qui a morire!" la rimproverai.
"Sì, Abb, vieni" mi dice con un lieve sorriso e la voce fiduciosa. Mi allarmai pensando che stesse iniziando a diventare una pazza maniaca. Prendemmo di peso il ragazzo per trasportarlo sui sedili posteriori della vettura. Lasciai che Kat guidasse verso l'ospedale più vicino: tra noi regnava il silenzio. Approfittai delle luci che mi scorrevano vertiginosamente davanti agli occhi per riflettere su come stessero andando realmente le cose. Ero preoccupata per il ladro da un lato, per Kat dall'altro e non mi accorsi del camion che ci stava venendo contro alla nostra destra. Mi gelai e in quel solo e unico, interminabile secondo iniziai a rivedermi da piccola, mentre giocavo con la palla assieme a mia cugina, il mio primo giorno di scuola, l'ultimo di liceo, i miei compleanni migliori. L'ultimo pensiero, incredibilmente, fu l'aver incontrato Kat, l'averla potuta conoscere e l'averci stretto amicizia. Non riuscivo a pensare più a niente, non potei reagire: i miei muscoli divennero improvvisamente rigidi. Non ho idea di cosa successe in quel momento, ma appena sentii il corpo del biondino cadere tra i sedili, in mezzo alla macchina, compressi le urla e cercai di fare qualcosa, reclinando lo schienale in una manciata di secondi. Nonostante la brusca frenata di Kat, la vettura continuava spedita a causa dello strato d'acqua sull'asfalto. Chiusi gli occhi e attesi che la sorte facesse il suo corso...
STAI LEGGENDO
"Investita da una Stella"
FanfictionSeguire il proprio sogno. Per molti una meta importante, per altri una vera e propria avventura. Abbey è solo una ragazza, ma ha deciso di provare quanto più possibile dalla vita, ORA. Il suo viaggio non sarà facile, ma le sorprese che le sconvolger...