La portinaia si avvicinò a passo lento, salendo i gradini. Le pieghe del grasso sotto agli elastici la rendevano un grande incrocio tra un cotechino e l'omino Michelin, ma ci si sarebbe potuti abituare...molto lentamente. Io e Kat eravamo ancora strette in quel contatto che constatava il nostro essere sopravvissute. Ci staccammo sotto lo sguardo prepotente della padrona di casa che ci si avvicinò chiedendo con voce roca cosa fosse successo.
"Beh... la lavatrice è andata a fuoco, Mrs. Murgs" iniziò Kat.
"Un'altra volta!? Signorina Smart, la pregherei di evitare, almeno per altri due mesi, che prenda fuoco anche la prossima. Finora ne ho contate ventisette, di cui venti pagate da me... "
"Mi scusi, ma non ha controllato la causa? Mi pare strano che brucino unicamente le lavatrici di questo appartamento" chiesi, senza pensarci.
"E tu chi saresti, signorinella?! La sua nuova vittima? Non ho intenzione di starvi a sentire, non ora, non dopo. Provveda a sostituire l'elettrodomestico... "da sola", nuova comparsa!"
"A una condizione irrevocabile, però... e mi stia a sentire, o le faccio sequestrare il cane!" risposi.
"Cosa ti ha fatto il mio Pugo, eh?! Non toccherai questo piccolo pasticcino... vero pugone? Vero?" riprese accarezzandolo, per poi guardarmi in cagnesco con un "Forza, spara. Cosa vuoi?"
"Se troviamo la causa degli incendi nel bagno, lei ci ripagherà le altre sette lavatrici, la nuova e provvederà a sistemare il tutto. La prenda come una scommessa, ci guadagnerebbe in risparmio e non perderebbe il cane... anche se..."
"Anche se, COSA?!" chiese allarmata, con gli occhi sgranati.
"No, niente... lo capirà... forse...".
Con questa risposta uscimmo di scena chiudendole la porta in faccia con delicatezza, ondeggiandole il culo davanti a "passo da diva". Ero riuscita a pattuire una discreta somma di denaro, ma non so come, non mi sentivo soddisfatta. Ero sicura di poter trovare la causa dell'incendio, ma cosa avrei fatto, poi? Come avrei ripagato Kat della mia permanenza? A Mrs. Murgs pareva non importasse, ma a me dispiaceva, soprattutto per Kat. Avrei dovuto capire, avrei dovuto sapere cosa il mio subconscio cercava di dirmi, bloccando i miei pensieri. Decisi di fare una bella doccia calda, per schiarirmi le idee, ma il vetro era diventato nero come il catrame, come anche i muri e lo specchio.
"Kat!" la chiamai.
"Dimmi, tutto, Abb!" rispose dalla cucina.
"Dobbiamo pulire il bagno, o non troveremo mai la causa dell'incendio!"
Si avvicinò alla porta con due scope, una paletta e il bidone. "Iniziamo, allora, no? La pagherà per tutte le volte che abbiamo litigato... non è mica colpa mia se nel mio appartamento ci sono conflitti degni di una Guerra Mondiale"
"Aspetta, cosa intendi?" chiesi iniziando a pulire.
"Che tutti qua "sclerano" dopo meno di due settimane. Lei fa pagare gli affitti mensili, quindi ignora totalmente i miei coinquilini urlanti, quando riscuote. Sta solo aspettando che tu mi tiri piatti, bicchieri, coltelli o anche il televisore, per potermi buttare fuori in via definitiva..."
"Che grandissima stronza! Certo, anche se non ti fa pagare in più, ti sfrutta come risparmio sicuro: quello che non paghi lo incassa in lavatrici... bastarda!"
Calò il silenzio, lasciando spazio unicamente al nostro graffiare via con la spugna i residui di rame e fumo rimasti in bagno. Il muro andava evidentemente ritinteggiato, di conseguenza anche tutta la stanza. La doccia era tornata come nuova, come anche il lavabo e il water. Devo ammettere che quell'enorme macchia nera sul muro dava un certo nonsoché all'ambiente. Una volta che Kat uscì dal bagno, presi l'accappatoio e il cambio dalla valigia. Lei aveva intenzione di preparare una nuova ricetta: "Filetto in Crosta di sale". Per quanto diffidassi delle sue capacità culinarie, dopo l'episodio della lavatrice, decisi di fidarmi e la lasciai fare. Aprii l'anta della doccia, lasciando che il rubinetto permettesse all'acqua miscelata di riscaldarsi lentamente, mentre tiepide gocce trasparenti ricoprivano il mio corpo. Sentivo ancora i nervi tesi dalla preoccupazione per lo scampato pericolo e, sinceramente, credo fosse quello il motivo del blocco dei miei pensieri. L'acqua diventava sempre più rovente, la spugna nuova iniziò a riempirsi della stessa, sprigionando i profumi del bagnoschiuma che stavo premendo contro la mia pelle. Lo strofinio e la cura della mia pulizia mi fecero dimenticare tutto e lasciar scorrere nel calore dell'acqua tutte le preoccupazioni. Una volta sciacquato via il sapone dal corpo, attesi qualche minuto sotto al getto del sifone. Non volevo che quella straordinaria sensazione mi abbandonasse, non volevo che il freddo mi riportasse indietro. Così attesi che il vapore inebriasse completamente la stanza, che l'acqua arroventasse la mia pelle chiara sotto alla luce della lampada al neon filtrata dal vetro. Quando chiusi il sifone, sospirai. Mi coprii con l'accappatoio, mentre lasciavo che l'asciugamano che mi avvolgeva i capelli ne assorbisse l'acqua. Steso il tappeto a terra, mi osservai allo specchio, per quel poco che si vedeva a causa del vapore. Accesi il phon nel tentativo di rimuovere la patina che mi impediva la vista e di asciugarmi finalmente i capelli. Il calore dell'aria che usciva dal dispositivo mi riportò alla "pace dei sensi" che avevo provato nella doccia. Ero estremamente calma, tanto da non accorgermi che stavo passando più di un'ora e mezza in bagno. Fu Kat a distogliermi dall'incanto che si era venuto a creare.
- Toc, toc, toc -
"La cena è servita! Se riesci a sentirmi, muovi il culo!" urlò da fuori, ridacchiando.
Mi vestii in fretta, approfittando del calore ancora contenuto nella stanza, e uscii in pigiama.
"Carino l'unicorno" ridacchiò Kat
"Hum, grazie?" scoppiai a ridere.
"No, a parte gli scherzi, a me piacciono. Sono così... così..."
"Petalosi? Pucciosi?"
"Unicornosi, direi" concluse ridendo.
Ci sedemmo al lato del tavolo che dava al televisore, l'una vicino all'altra. Il tavolo era apparecchiato: una bottiglia di Coca Cola e una d'acqua stavano tra i nostri bicchieri. Al centro della tavola il famoso "filetto". Iniziammo mangiando una zuppa di legumi, per poi continuare, con il secondo accompagnato da un'insalatina leggera. La conversazione fu piacevole: i programmi serali americani offrono una marea di commenti da fare ai concorrenti, specie quelli che sballonzolano in bikini per tutta la spiaggia. Alla fine del pasto mi chiese come avevo trovato la cena. In cuor mio sapevo che non avrei potuto darle un dispiacere, perché si era rivelata incredibilmente brava in cucina, nonostante le mie aspettative non fossero molto alte. La lasciai sulle spine per una trentina di secondi circa: potevo notare il nervosismo dal movimento delle sue gambe. "Beh... sei una cuoca eccezionale, non c'è che dire. Mi è piaciuto tutto, davvero" mi complimentai. Lei mi saltò addosso in un silenzioso abbraccio di qualche secondo, per poi ringraziarmi e sparecchiare silenziosamente, balzando da una parte all'altra della casa. Mi sedetti sul divano a guardare il film che veniva trasmesso, una storia d'amore tra un indiano e una ragazza italiana. Senza accorgermene mi appisolai per qualche ora.
Quando riaprii gli occhi non avrei mai pensato di trovarmi in quella esatta situazione...
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"Investita da una Stella"
FanfictionSeguire il proprio sogno. Per molti una meta importante, per altri una vera e propria avventura. Abbey è solo una ragazza, ma ha deciso di provare quanto più possibile dalla vita, ORA. Il suo viaggio non sarà facile, ma le sorprese che le sconvolger...