Il sogno dei prigionieri

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Nell'accampamento militare l'atmosfera era fiacca: le reclute giravano libere per il campo e si spingevano anche nel bosco. Da mesi ormai erano stati mandati a cercare alcuni laboratori clandestini, ma dopo tutto il tempo trascorso solo i ragazzi, desiderosi di avventura, non desistevano.

La giovane Meredith si era incamminata nel bosco giorni prima, ma non era ancora tornata. Tutti l'avevano data per dispersa, ma non sapevano che lei avrebbe fatto di tutto per tornare indietro.

***

La stanza piccola e spoglia riusciva a stento a contenere l'agitazione dei ragazzi, quella sera.
Chiusi da anni nel grande edificio, erano affamati di notizie e nonostante fossero dispiaciuti per il "nuovo arrivato" erano anche curiosi, quasi entusiasti della novità.
In quel luogo tutto era finalizzato allo svolgimento dei test farmacologici, esercitati sui poveri prigionieri. Questi erano duramente sfruttati, ricevevano pasti poveri ed erano rinchiusi nelle stanze senza vedere mai la luce.
I quattro ragazzi, che abitavano nella stessa cella, avevano vissuto gran parte della loro vita nel grande laboratorio: si erano curati a vicenda e avevano condiviso i pochi ricordi, creando una forte amicizia. Tuttavia la speranza di poter tornare alla normalità e dimenticare tutto era spenta da tempo, a causa degli esperimenti e delle violente e frequenti punizioni.
Spesso, durante gli spostamenti, avevano anche scorto delle persone essere trascinate senza preavviso in alcune stanze da cui usciva il vapore; da allora non c'era più traccia di loro e questo spaventava i ragazzi più di quanto facessero i sorveglianti.

Quel giorno l'interesse di Jason, Chris, Mike e del piccolo Josh era nuovamente attivo e rimasero scioccati quando il sorvegliante gettò nella penombra della cella una ragazza.
Sotto gli sguardi sbalorditi dei quattro si rialzò, rifiutando l'aiuto di Jason. Dall'aspetto sembrava debole e indifesa ma le sue parole la smentirono.
《Che avete da guardare? Sarò anche disarmata ma non sono mica di vetro.》
Mentre gli altri si ritraevano confusi, Josh si illuminò.《Disarmata? Tu hai delle armi? Ricordo di averne vista una: si chiamava pistola e faceva tanto rumore. Tu hai una pistola?》
Sentendo le domande insistenti del ragazzino la ragazza si addolcì.《Certo, piccolo. Appena saremo fuori da questo postaccio te la farò anche provare.》
Ma quando si voltò verso gli altri tre in cerca di approvazione un'ombra passò sui loro occhi.

Un brutto presentimento cominciò a formarsi nella sua mente.
《Voi... voi non volete andare via?》
Le loro espressioni affrante le fecero montare dentro la rabbia.
《Non so perché siate finti qui, ma non potete continuare così in eterno! Ho visto come vi trattano: usati come cavie dalla mattina alla sera, picchiati tutti i giorni. Da quanto tempo non vedete un raggio di sole? Volete davvero dirmi che intendete passare la vita in quest'inferno?》
Jason - il più grande - decise di risponderle, colpito:
《Il sole...non lo vedo da tanto tempo che credo di averlo dimenticato. Ma non possiamo scappare: non sappiamo niente di questo posto e come facciamo a fidarci di te? Verremo uccisi subito e ti assicuro che non sarà stata una morte piacevole né veloce.》
Lei non si scoraggiò, quindi fece loro una proposta:《Allora presentiamoci, inizio io. Meredith Gregory, ho 17 anni e sono una recluta dell' esercito; stavo pattugliando la zona vicino a questo edificio quando mi hanno presa. Ammetto che attaccare da sola sia stata una mossa stupida, ma non potevo fare finta di niente dopo aver visto... credo fosse una specie di fossa comune. Voi sembrate sani, ma vi assicuro che quei corpi non lo erano affatto. Ma ora ditemi qualcosa di voi.》

Incoraggiati, anche i ragazzi si presentarono.
Jason Miles aveva 19 anni, era orfano e fu portato al laboratorio con l'inganno da bambino.
Chris e Mike Donovan, gemelli di 17 anni, erano lì circa dalla nascita e non conoscevano l'esterno se non per i racconti degli altri.
Josh aveva solo 12 anni ed era arrivato di recente, infatti conservava il carattere di un bambino.

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