L'altra me

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Ero una bambina felice: vivevo con la meraviglia negli occhi, pochi amici preziosi accanto, una canzone in testa e un libro in mano.
Ricordo ancora la senzazione delle guance indolenzite la sera, dopo aver avuto per tutto il giorno il sorriso sulle labbra.
Avevo solo undici anni quando erano apparsi i primi segnali...

Era il mio compleanno, avevo deciso di comprare un libro nuovo e in vetrina avevo visto un volume interessante: era nero e sulla copertina scura spiccavano due occhi, blu come i miei.
Avevo appoggiato un dito sul vetro per indicare ai miei genitori la mia scelta, quando mi ero accorta di un particolare sconcertante: il mio riflesso aveva cominciato a dissolversi, e al suo posto mi era sembrato che fosse apparso del fumo bianco. Senza darvi peso avevo acquistato il libro e avevo continuato allegramente la mia giornata.
Qualche ora dopo avevo calpestato una pozzanghera e il mio riflesso era di nuovo andato in fumo, e lo stesso era successo quando avevo pulito lo specchio del bagno dal vapore della doccia, prima di andare a dormire.

Non sapendo cosa fare avevo detto tutto a mia madre.
All'inizio pensava che io facessi uso di sostanze stupefacenti, mi aveva portata da un medico e mi aveva fatto fare fare controlli su controlli ma a quanto pareva ero sana come un pesce.
Io continuavo a vedermi evaporare e lei diventava sempre più paranoica. Aveva fatto in modo che prendessi degli psicofarmaci inibitori, che avevano fatto sparire quello strano fenomeno.

Il mio sollievo era durato poco: nel mio dodicesimo compleanno era avvenuto l'incontro più spaventoso della mia vita.
Ero appena tornata dalla festa, avevo aperto la porta della mia camera e avevo trovato una ragazza davanti allo specchio. Era la mia copia esatta, ma aveva la pelle più bianca, le unghie mangiate a sangue e soprattutto i suoi occhi, del mio stesso colore blu acceso, erano cerchiati pesantemente di nero, dalle sopracciglia agli zigomi, e più infossati.

Mi aveva guardata inclinando la testa e aveva riso lievemente. Non dimenticherò mai le sue parole:《Emma, io sono una parte di te. Non potrai ignorarmi in eterno, prima o poi riuscirò a portarti con me e potremo essere finalmente riunite!》
Poi si era dissolta in fumo bianco, davanti a me e al mio sguardo attonito. Il mio specchio non mi rifletteva.

Avevo chiamato la polizia, i servizi segreti, perfino gli istituti psichiatrici, cercando qualcuno che potesse identificare quella pazza e fermarla prima che mi facesse del male, ma nessuno mi aveva presa sul serio.
《Le sto dicendo la verità! Quella ragazza era uguale a me e dopo avermi parlato si è come dissolta! Dovete fermarla prima che torni!》
《Signorina, lei deve farsi visitare, potrebbe essere molto malata. E le consiglio di evitare di bere alle feste, quei drink possono essere molto pericolosi.》
Era comprensibile che nessuno mi credesse, ma sapevo quello che avevo visto.

L'unica possibilità rimasta era evitare ogni specchio; mi trasferii con la mia famiglia in campagna, in una casa senza specchi né vetri, senza uscire quasi mai e studiando da sola. La ragazza non si era più fatta vedere.

***

Oggi la sveglia non ha fatto in tempo a suonare: sono già in piedi!
Finalmente è il mio compleanno; compio 13 anni e i miei genitori mi porteranno in un antico castello, infatti io amo i luoghi antichi e misteriosi, pieni di cose da scoprire. Non a caso il mio libro preferito è ambientato in un castello medievale.
Quest'anno farò in modo di non vedere uno specchio: ho calcolato ogni momento della giornata e sono certa che non accadrà niente di male.

Mi vesto, esco di casa e salgo velocemente in macchina, non vedo l'ora di arrivare.
Dopo qualche minuto il profilo di una grande torre appare su una collina, e presto mi ritrovo davanti ad un enorme edificio di pietra.
Appena la macchina si ferma, quasi mi lancio fuori e corro subito verso il pesante portone. Mio padre mi urla:《Divertiti, tesoro! Noi ti aspettiamo qui!》
Do una forte spinta ai battenti ed entro nel castello.

All'interno si presenta un grande atrio da cui partono tre rampe di scale; qui dentro è spoglio e buio, e ho difficoltà nel vedere i dettagli. Una volta che i miei occhi si sono abituati decido di prendere la scala di mezzo, quella che dovrebbe portarmi alla torre.
Percorro incerta i gradini scivolosi e ricoperti di muschio fino ad arrivare in un piccolo ambiente quadrato; ci sono delle grandi fenditure nei muri che fungono da finestre e in un angolo ci sono un tavolo, un libro e un oggetto altissimo, coperto da un telo.

Spinta dalla curiosità, tiro la pesante stoffa, rivelando... uno specchio!
Il terrore mi invade, mentre tento invano di coprire di nuovo la superficie lucida con il telo.
Osservo impotente il fumo bianco condensarsi davanti a me, mentre indietreggio verso un muro; in una manciata di secondi il mio peggiore incubo è qui.
Urlo.
Riesco solo ad urlare, a sfogare tutta la mia paura con la voce, mentre lei ride con un'espressione distorta di felicità.

Prende il libro sul tavolo e me lo mostra: è identico al mio, non è possibile!
Lo apre e mi mostra le pagine completamente nere.
Da una finestra entrano nuove volute di fumo che stanno trasportando qualcosa; si avvicinano alla sua mano e lasciano cadere un altro libro, sicuramente il mio: lo apre e le pagine sono bianche.

Con uno scatto disperato corro verso la porta, ma lei è più veloce e mi afferra per un braccio; mentre mi dimeno vengo trascinata verso lo specchio. Cosa vuole fare?
《Te l'ho detto, non puoi scappare! Adesso verrai con me e staremo insieme per sempre.》
Le mie urla si fanno più acute quando il suo corpo entra nello specchio, che prima era vuoto.
Sento il dolore di mille aghi che mi trafiggono, quando la mia mano entra in contatto con lo specchio.
Lei continua a tirare, credo che voglia far passare anche me dall'altra parte.
Il dolore è sempre più insostenibile e anche il mio urlo si sta facendo più debole.

Non voglio che continui, non voglio stare per sempre insieme a quell'essere... preferisco morire.
Con un ultimo sforzo riesco a staccarmi dallo specchio e dalla sua mano; indietreggio scomposta, e quando trovo la finestra semplicemente mi lascio andare.
Neanche il fumo riesce a fermare la mia caduta mentre il vuoto mi accoglie.






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