Il rumore di una porta aperta di scatto richiamò l'attenzione della giovane ragazza che, immersa nel silenzio e nella penombra del seminterrato, abbandonò subito il manichino a cui stava lavorando per accogliere gli ospiti.
Era l'anno 1930 ed Elena era probabilmente l'unica a vendere abiti da sposa a basso prezzo, in quella piccola cittadina dell'East Coast. Sapeva che avrebbe dovuto chiedere più denaro alle sue clienti per aiutare la sorella a mantenerle ma lei aveva il cuore troppo buono con le povere donne arrivate in america in cerca di fortuna proprio come loro; inoltre aveva guadagnato abbastanza da permettersi i materiali pregiati per l'abito di sua sorella, lo stesso che giaceva sul manichino in attesa di essere ultimato.《Elena! Come sta la mia futura cognatina?》
Come al solito era stato Bill il primo ad entrare in casa, seguito dall'ormai familiare gruppo di uomini, tutti con un sigaro in mano.
Per ultima entrò Beatrice, che abbracciò la sorella e rimproverò Bill di "non averle ceduto il passo come un gentiluomo dovrebbe sempre fare".
Nel frattempo gli ospiti si erano seduti attorno al grande tavolo di legno nel salotto e il più vecchio, Frank, aveva già messo le mani sul liquore in bella vista.
Quando furono tutti e sette sistemati e leggermente brilli, uno di loro si alzò, raggiunse un cassetto del vecchio mobile nell'angolo e ne estrasse un mazzo di carte e, tornato al tavolo, trovò le due sorelle intente a discutere sul solito argomento.
《Elena, per l'ultima volta, sei troppo giovane per giocare a poker!》
《Non sono tanto più piccola di te, solo cinque anni, e tu ne hai venticinque! E sono anche più brava!》
Purtroppo per lei anche Bill intervenne in favore della sua futura moglie e ad Elena dovette rassegnarsi a dover guardare il gioco un'altra volta.《Riky, hai intenzione di mischiare questo mazzo o hai bevuto tanto da dimenticare come si fa?》
L'uomo parve infastidito dal richiamo: detestava l'uso del suo soprannome, in quanto preferiva che fossero ricordate le sue origini italiane, e con esse il suo nome "Riccardo". Decise di lasciar correre, invece si affrettò a spegare la propria esitazione.
《Amici, non sembra anche a voi che manchi una carta? Le ho contate più di una volta e sono sicuro, tuttavia Beatrice non perderebbe mai una carta del suo prezioso mazzo, dico bene?》
Decisero di riordinare il mazzo e si accorsero che in effetti Riccardo aveva ragione.
《Proprio la regina di cuori! È un vero peccato aver perso la mia carta preferita.》
Quella frase scatenò una serie di battute all'interno del gruppo riguardanti il re di cuori e l'imminente matrimonio tra Bill e Beatrice. Quando gli scherzi cessarono, Elena portò loro il mazzo di riserva e la partita poté iniziare.Quel gruppo di persone che poteva sembrare tanto eterogeneo o stretto da legami occasionali diventava uno dei più affiatati durante l'attività preferita da tutti: il poker.
Il più sveglio e maturo di tutti era Bill, il quale aveva conosciuto le carte ai tempi del liceo insieme al suo migliore amico Jack e un altro compagno di scuola, Jerry.
Frank era stato iniziato al gioco proprio dal trio, poiché si era unito a loro durante una partita al bar in cui lavorava.
Gli altri componenti del circolo si erano aggiunti anni dopo: le due sorelle erano immigrate dall'Italia in tenera età ed erano state subito affidate alla protezione della famiglia di Riccardo, in nome di una vecchia amicizia; quindi i tre erano stati ammessi nel gruppo, che allora cominciava ad avere fama in città.
In realtà Beatrice non aveva mai permesso ad Elena di giocare seriamente poiché conosceva bene i rischi dell'azzardo ma la piccola era comunque presente ad ogni riunione e lentamente era diventata la sorellina di tutti.
L'ultimo arrivato, Lex, era giovane ma promettente e in fondo tutti sapevano che si era unito alla combriccola solo per stare vicino ad Elena, pur sapendo che era già fidanzata.Era tarda sera quando ogni ospite se ne fu andato, solo allora Elena tornò nel suo piccolo laboratorio nel seminterrato per porre gli ultimi ritocchi all'abito.
Nel buio di certo non si accorse della sagoma che si avvicinava, solo del pungente odore di alcool e della stoffa bagnata del manichino a contatto con le sue dita.
Chiusa in quel piccolo spazio sotterraneo, nessuno udì le sue urla mentre la sagoma gettava un fiammifero sull'abito e la chiudeva dentro, lasciandola consumare dalle fiamme da sola.
La mattina seguente, Beatrice si trovò ad affrontare un'orrenda visione.