Se ti senti persa, confusa, con la mente annebbiata... Sappi che queste parole le hai scritte tu. Alexis. Io sono te. E se sei qui a leggerle per cercare conforto, non è la prima volta che succede e che è così che deve andare per giungere alla fine di questo gioco. Queste parole le hai scritte tu, per ricordarti che la cicatrice sulla fronte non è stato frutto della tua immaginazione, ma crudele realtà. È difficile trovare le parole giuste per dirlo, la penna trema insieme alle mie mani, ma sono certa che una volta giunta all'ultima riga, capirai. Queste parole saranno una guida al tuo ricordo. Cominciamo dal principio... Com'è che è cominciato tutto? Ah sì...
«Non riesco a smettere di pensarci, faccio sempre lo stesso sogno. Sembra che la mia mente lo stia facendo apposta...» Raccontai, grattandomi la fronte dal nervoso.
Era un giorno come tanti, della vita di un'adolescente come tante altre, in cui la stanchezza per le interrogazioni e le ore di studio avevano portato ad avere una voglia pari a zero. Perciò, come mia abitudine, avevo deciso di raggiungere l'unica persona che, letteralmente, avesse il tempo per ascoltarmi: la mia psicologa.
«Cosa vedi di preciso, Alexis?» Mi domandò la dottoressa Marine, affermando la matita affilata per appuntare ogni mia parola.
Lo sapeva: i miei discorsi andavano a parare sempre sullo stesso argomento. Non era nulla di definito, ma qualcosa in me era cambiato da quando avevo compiuto diciott'anni e non sapere che cosa fosse mi faceva andare fuori di testa. Fare sempre lo stesso sogno era abbastanza fuori dal comune? Pensavo di sì. Certo, non mi sarei preoccupata se si fosse trattato di immaginare un mondo colorato in cui passare le ore della notte, in cui tutto era perfetto e io ero felice. No, il mio era un incubo. Mi svegliavo con il sudore freddo che accarezzava la mia fronte.
«Vedo la mia stanza e io sono stesa tra le coperte» lo sapevo a memoria, eppure la mia voce tremò: «Ed è tutto così reale... Mi sento me, come adesso in questo momento, ho pieno controllo delle mie azioni e dei miei pensieri. Quando mi alzo, per mettermi seduta sul letto, puntualmente parte una canzoncina piacevole, ma in quel momento mi fa così male che mi viene da gridare forte. E fino a una settimana fa mi svegliavo così, con quel grido»
«Cos'è cambiato da una settimana?» Insistette.
«Sono riuscita ad andare avanti, come in una pellicola di un film messo in pausa. Ho resistito, mi sono costretta a restare dentro al sogno dopo aver gridato e ce l'ho fatta: la porta della mia stanza si è aperta, lasciando passare uno spiraglio di luce... Non so ancora che cosa si nasconda dietro a quella porta, e questo mi da fastidio» presi fiato dal racconto, lasciando la stanza nel silenzio: «Dottoressa Marine, mi prende per pazza?» Il mio battito cardiaco cominciò a rallentare.
Curva sul suo blocco-notes, con le ciocche nere che le coprivano le lunghe ciglia, lasciò che il silenzio venisse accompagnato solo dalla mina della matita che grattava il foglio di carta mentre appuntava i dettagli. Sollevò i suoi occhi grigi verso di me, e si spostò gli occhiali da vista dal volto: «Sono dell'idea che questo sogno ti abbia terrorizzata così tanto la prima volta, che tu stessa continuando a pensarci, condizioni il tuo cervello a ripeterlo in continuazione. Alexis, devi trovare la forza di pensare ad altro, perché così come ti sei costretta a proseguire, allo stesso modo sarai in grado di chiedere alla tua mente di metterci una pietra sopra»
Frutto della mia fragile immaginazione? Mi sembrava una scusa plausibile.
«Come? Come posso fare?» Domandai.
«Concentra la tua completa attenzione sulla vita quotidiana: scuola, compiti, ragazzi, amiche, hobby. E per massima intenzione, intendo di stilare quotidianamente una lista di cose fare, riempi ogni ora della tua giornata e leggi qualche libro o guarda una serie televisiva prima di andare a dormire. I tuoi pensieri devono restare occupati» i suoi suggerimenti sembravano avere un filo logico. Non pensarci. Peccato la mia testa funzionasse al contrario: più mi impedivo di pensare a una cosa, più ci pensavo.

STAI LEGGENDO
THE SEARCH
AdventureSe ti senti persa, confusa, con la mente annebbiata... Sappi che queste parole le hai scritte tu. Alexis. Io sono te. E se sei qui a leggerle per cercare conforto, sappi che non è la prima volta che succede e che è così che deve andare per giungere...