Nei momenti come questi l'unica cosa che riesci a fare bene è piangere.
L'unico dolore che ti lacera il petto, letteralmente. È un dolore come se ti strappasse via il cuore per poi calpestarlo facendolo in mille pezzi.
Nessuno dovrebbe provare una cosa simile, ma io la sto provando.
Mi alzai dal letto sperando che anche oggi non dovessi andare a scuola ma non di certo mi aspettai di ricevere un 'buongiorno' del genere: un vassoio pieno di pietanze da mangiare e con un bigliettino appoggiato vicino alla tazza con scritto 'È ora di svegliarsi principessa, lavati e indossa qualcosa di carino. Ti aspetto di sotto.'
Lo avrò letto 23 volte per capire chi lo avesse scritto ma diedi poca importanza perché poteva essere benissimo Rebecca o Christian o tutti e quattro insieme. L'ultima non penso che avrebbero scritto una parola per ciascuno ma poco mi importava sapere chi fosse, non avevo voglia di stare chiusa in casa per altre 3 settimane.
Quindi, scesi dal letto e presi un asciugamano pulito da sopra al mio mobile dove nonna metteva sempre la roba pulita, stirata e piegata.
Andai a farmi una doccia e mi lavai anche i capelli, uscì dopo neanche 20 minuti buoni e attaccai il phon cercando di asciugarli in modo da farli diventare lisci senza la piastra. Fallimento totale, dato che uscì dal bagno che sembravo un leoncino e l'unica cosa che c'era da fare era attaccare la piastra. Altri cinque minuti per passarmi la piastra, grazie i miei capelli corti fino alle spalle non occorreva un'ora o chissà. Aprì le ante dell'armadio e optai per un vestito molto semplice: bianco con qualche fiorellino sparso sia sulla gonna che sul busto, non riuscivo ad allacciarlo per il seguente motivo: la cerniera era impostata dietro alla mia schiena. Cercai -inutilmente- di tirarla su ma dopo vari tentativi sentì il vestito un po' più stretto e mi girai di scatto per vedere chi fosse stato e sopratutto chi mi aspettava di sotto.
Lo guardai dritto negli occhi, nero sul verde. Era veramente lui? No, impossibile.
Scossi la testa perché ero davvero convinta che tutto ciò era un'allucinazione ma mi alzò il viso con un dito e mi sussurrò un dolce 'Annabelle.' Dio, stavo impazzendo. Come gli era cambiata la voce! Ora i suoi capelli sono un po' più corti, non ha più quell'ammasso di ricci che tempo fa amavo coprirgli la faccia mentre dormiva per poi svegliarsi perché gli dava fastidio.
Sorrisi. Dio solo sa quanto mi era mancato ma non potevo e feci un passo indietro.
Alzai lo sguardo puntandolo dritto nei suoi occhi.
'Dylan, esci da casa mia.' Riuscì a dire solo questo finché non mi ritrovai delle possenti braccia che mi stringevano fra il suo petto e d'allora capì chi mi rendeva così vulnerabile, così fragile ma allo stesso tempo forte, chi riusciva a capirmi e distruggermi nello stesso tempo. Chi vuole andarsene via in silenzio ma poi ritorna nello stesso modo facendo quasi impazzire dalla rabbia e di felicità una persona.
Può un essere umano far provare tutto ciò? Questo mi chiedo. Un solo e misero abbraccio riesce ad aggiustare un anno pieno di malinconia e perdite.
Io non volevo fargli pena ma ne avevo così bisogno.
Si staccò lui tenendomi per i fianchi come se non volesse lasciarmi, e a dire la verità neanche io.
'Annabelle, lasciami spiegare.' Rimasi in silenzio, sinceramente volevo ascoltare la sua versione dei fatti e non fidarmi completamente alle parole delle sue amiche che non facevano altro di invidiarmi. Annui e continuò a parlare.
'Ricordi quella sera in cui mi dissi di andare a prendere una torta al cioccolato perché avevi un forte mal di testa ma poi ti sei addormentata? Beh, fino a lì è tutto vero. Andai in questa pasticcieria e mentre la stavo per prendere ricevetti un messaggio da Jake, il mio migliore amico, in cui c'era scritto: 'Passa un secondo a casa che non mi sento per niente bene.' Sapevano benissimo che quella sera dormivo da te ma naturalmente a loro non stava bene. Presi la torta e passai prima da lui credendo realmente che stesse male. Appena entrai in casa trovai il finimondo.
Una quarantina di persone stavano giocando al Beerpong in cucina, altre venti persone ballavano sopra al tavolo in salone con la musica più alta del dovuto e infine un Jake con Dafne, Claiton e Martha divertirti mentre mi guardavano. Oh, Annabelle ti giuro che ho fatto una scenata di quelle che non ho mai fatto in vita mia. Neanche quando mia madre continuava a sorseggiare qualche bicchiere di alcol..'
Lo guardai per tutto il tempo, fissai le sue labbra come si muovevano in modo lento e come la sua voce usciva rauca ma potente. Ma volevo vedere fino a che punto avrebbe continuato..
'Mentre stavo per andarmene mi afferrò per un polso Yovanna, sai quella stretta amica ai tempi dell'asilo? Era da moltissimo che non ci vedavamo quindi iniziammo a parlare del più e del meno finché non finì ubriaco, nudo nel mio letto ma accanto a me un'altra persona.. Annabelle, sono stato uno stronzo, un coglione e cazzo, mi dispiace da morire. Ho ricevuto ogni tuo messaggio in cui mi dedicavi le tue lettere e le ho stampate.
Annabelle devi credermi.'
'E poi?'
'Vuoi sapere altro? Sei sicura?' Annuì, tanto di male in peggio. Sapevo cosa fosse successo ma volevo sentirlo dire da lui.
'L'ho messa incinta, Annabelle. Ma non vuole sapere più nulla di me perché mi ha urlato contro di averle rovinato la vita. Adesso è scappata a casa dai sui genitori a Westminster e del bambino non ne so più nulla.'
'Era per questo che mi hai mollato in faccia quello schiaffo?' Rimase in silenzio, non commentando. Continuai.
'Era per questo che ogni sera non andavi a dormire se non mi insultavi dicendomi le peggio cose e mi stringevi il polso fino a farmi piangere?' Non rispondeva ma si limitava ad abbassare lo sguardo. Sussurrai 'Non sono un giocattolo e finché non crescerai non ti permetterò di usarmi e farmi del male, un'altra volta.'
'Annabelle, ti prego! Dammi una seconda possibilità vedrai che cambierà tutto e quei momenti non li ricorderai più! Te lo giuro Annabelle!' Ridacchiai per la frase che aveva appena detto. Quei momenti non li ricorderai più. Come si possono cancellare? Soprattutto a me che non dimentico mai nulla. Ma c'era qualcosa che mi teneva stretta a lui. Lo amavo troppo per lasciarlo andare. Forse era quello di cui avevo bisogno.
Forse avevo bisogno di lui. O forse avevo bisogno di qualcuno che riusciva a darmi amore e se lui sarebbe riuscito a sorprendermi come allora, era quello giusto.
'Annabelle, parlami ti prego.'
'Cosa devo dirti?!'
'Dammi un'altra possibilità.'
Forse non ero pronta a sopportare cose più grandi di me, ormai mi ero convinta: l'uomo è nato per soffrire come le scintille voltano in alto.
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YOU'RE MY PROBLEM.
RomanceTratto dalla storia. 'Era fatta di una musica triste, una di quelle musiche che si sentono durante una scena triste di un film, o quelle di una canzone d'amore finita male. Era una melodia così vuota, che quasi non riuscivo a guardarla. Eppure era c...