Nonostante l'avversione per il duca, Jessica scelse con cura la sua tenuta per la passeggiata a cavallo: dopotutto si stava preparando per Michael, non certo per lui.
La giacca rossa da equitazione, portata sopra il corsetto, esaltava la sua splendida figura; e lo sbuffo di pizzi della candida camiciola leggera che spuntava dalla giacca creava il giusto contrasto con i suoi capelli corvini. Quel giorno li portava raccolti sulla nuca, con qualche morbido ricciolo lasciato libero ad arte. Scelse un delizioso cappellino con il nastrino dello stesso rosso della giacca e, guardandosi allo specchio, si trovò molto graziosa. Le spiaceva non poter indossare i calzoni per andare a cavallo, come aveva già fatto di nascosto insieme ad Abby e Michael, ma di sicuro sarebbero stati considerati disdicevoli e non voleva fornire al duca una scusa per squadrarla meglio. Le piaceva di più cavalcare a cavalcioni come gli uomini, ma sarebbe stato inaccettabile per una donna.
Quando arrivò alle scuderie trovò il duca già lì ad attenderla insieme a sua madre e, come al solito, le riservò un altro dei suoi sguardi lascivi.
«Siete incantevole anche oggi, mia cara, nonostante il vestito di ieri vi donasse di più», l'accolse mellifluo.
«Vostra Grazia, se non smetterete di adularmi quando mi farete un complimento non saprò mai se è sincero», rispose Jessica, fingendo di stare al gioco.
«Mia cara, una bellezza come la vostra non ha nulla da temere», replicò il duca compiaciuto, «ora è finalmente il momento di vedere il vostro regalo».
«Michael!», chiamò sua madre imperiosa, «porta subito la giumenta di lady Baker».
Jessica dovette reprimere l'impulso di inveire contro la madre, che trattò Michael come il più infimo dei servi. Poco dopo lui arrivò, tenendo la testa china, e al suo seguito fece la sua comparsa una splendida giumenta bianca. Era davvero un animale meraviglioso e Jessica non faticò a sperticarsi in ringraziamenti verso il duca, in fondo non poteva certo essere scortese o dire che l'animale non fosse bello.
«Permettete», disse il duca, e senza nemmeno darle il tempo di rispondere la sollevò spingendola in sella.
A Jessica il contatto con le mani di quell'uomo, che le strinsero la vita con studiata lentezza, diede un fastidio che a fatica represse. La misura fu colma quando arrivò Michael con il suo cavallo e si rese conto che il corpulento duca, per montare in sella, stava per usare le mani di Michael unite a coppa come staffa.
«Bene possiamo andare dunque», fece per avviarsi il duca, facendo un cenno di saluto verso sua madre.
"Ora o mai più", pensò Jessica.
«Ma, madre, senza nemmeno uno chaperon?», domandò con studiata ingenuità.
«Jessica, si tratta del tuo futuro sposo, non ci sono pericoli», rispose sua madre.
Jessica sapeva fin troppo bene che in un'altra occasione ella non le avrebbe permesso mai e poi mai di partire per una scampagnata da sola con uomo.
«Madre, io ritengo che ci debba accompagnare qualcuno, mi sono note le buone intenzioni di Sua Grazia», aggiunse a beneficio del duca, «ma non potrei tollerare che qualche mala lingua spargesse qualche voce sulle nozze».
Jessica vide chiaramente gli ingranaggi del cervello di sua madre che si mettevano in moto. Era sicura che la stesse spingendo a quella passeggiata in solitaria per compiacere un desiderio del duca, ma sapeva anche che non c'era cosa che sua madre temesse di più dei pettegolezzi.
«Cara, temo che tu abbia ragione, ma non saprei chi mandarti. Io non cavalco, come ben sai; tuo padre e tuo fratello non si alzeranno prima di qualche ora; Mariette teme i cavalli...».«Ci sarebbe Michael», le fece notare Jessica con studiata indifferenza.
«Michael?», domandò sua madre inorridita dall'espressione contrariata del duca.
«Certo, madre. Ho fatto preparare un cestino di vivande, per allestire un pic-nic sul prato, speravo in una piacevole giornata campestre», disse sorridendo radiosa verso il duca, «ma mi serve per forza qualcuno che ci segua con un animale carico delle provviste. Non posso certo portarle io, né tantomeno Sua Grazia».
Alla prospettiva che avesse voluto organizzare un pic-nic romantico per il duca, il viso di sua madre si rischiarò dalle nubi perché aveva fatto intendere che vedeva Michael come un facchino, nulla più.
«Mia cara bambina, hai proprio ragione», approvò sua madre rivolgendole un ampio sorriso, poi si apprestò a chiamare Michael .Vederlo tornare a capo chino ferì profondamente Jessica, ma se voleva che il suo piano andasse a buon fine doveva proseguire come se niente fosse.
«Michael», lo apostrofò nel tono più freddo di cui era capace, «va' in cucina da Mariette e fatti dare le vettovaglie per il pranzo: ci accompagnerai nella passeggiata di oggi».
«Come desiderate, lady Baker», si limitò a rispondere Michael quasi senza guardarla.
Se lo avesse fatto avrebbe tentato di trasmettergli le sue vere intenzioni con lo sguardo. Non poteva credere che lui la pensasse felice di quella situazione. Quando Michael finì di caricare le vettovaglie sul suo cavallo e si accodò, iniziarono la cavalcata. Come aveva previsto Jessica, il duca in sella era lento e goffo, cosa niente affatto strana per un uomo della sua stazza. Proseguirono passeggiando lentamente per un buon tratto: egli non fece che vantarsi dei suoi nuovi possedimenti e Jessica, per non insospettirlo, gli diede corda.
Giunti in cima alla collina, ammirarono tutta la maestosità di quella che una volta era la tenuta di Michael: la vista era da togliere il fiato. Prati verdi e ben curati, alberi secolari dai tronchi imponenti e una spruzzata d'oro che iniziava a imbiondire le loro chiome. Ogni tanto un colpo di vento produceva un'onda frusciante e qualche foglia si staccava dai rami, galleggiava per un po' in un mare d'aria invisibile e poi si perdeva, quel venticello portava con sé l'odore della campagna.
«Ecco la vostra nuova casa, mia cara», interruppe i suoi pensieri il duca indicandole Castel Huntingtower. «Una volta sposati potrete farne ciò che vorrete. Avete voglia di dare un'occhiata?».
"Come se non ci avessi passato anni", pensò Jessica tra sé.
«Certo, Vostra Grazia», rispose compita .Era giunto il momento di passare alla seconda fase del piano.
Si misero in marcia per discendere il declivio e Jessica, a un certo punto, iniziò ad aumentare l'andatura della cavalla in modo discreto. Si rese subito conto che il duca faticava a starle dietro e, quando fu abbastanza lontana da non essere vista, fece in modo di spronare la giumenta ancora di più.
Quasi subito sentì il richiamo allarmato del duca.
«Lady Jessica, non andate così veloce, potrebbe essere pericoloso», urlò trafelato.
«Aiuto! Ho perso il controllo!», gridò Jessica di rimando, fingendo che la cavalla si fosse imbizzarrita.
Quando era ormai vicina al boschetto nei pressi della proprietà, deviò in modo che il duca la perdesse di vista. Conosceva una radura a picco su un dirupo, alla quale si arrivava tramite quella strada nascosta: lei, Michael e Abby ci andavano sempre quando non volevano essere trovati. Il duca non l'avrebbe mai raggiunta, ma Michael sicuramente sì.
Sperava che il suo piano funzionasse e presto lo avrebbe saputo.
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Un mistero per lady Jessica
Chick-LitATTENZIONE - LEGGERE IL CAPITOLO INTRODUTTIVO «I segreti, per una donna, sono come le spine per una rosa: più ce ne sono e più pungono.» Inghilterra, 1840. Lady Jessica Baker, figlia del Conte di Kerrik, si annoia nel collegio in cui è stata relegat...