La voce di suo padre fu come un colpo di frusta e Jessica si staccò a malincuore dalle labbra di Michael.
«Non avrei dovuto», fu la prima cosa che uscì dalla bocca di Michael.
«Non dirlo mai più dopo avermi baciato o potrei pensare che tu sia pentito dalla scelta della dama», rispose Jessica accarezzandogli il volto.
«Jessica, io non posso più garantirti il futuro che meriti...».
«E quale sarebbe il futuro che merito? Tra le braccia di un vecchio che fa battute lascive sul mio conto a tavola con la mia famiglia?», rispose Jessica piccata, mentre si riabbottonava la giacca da equitazione.
A quelle parole la mascella di Michael si contrasse e, quando udirono la voce del duca chiamarla insieme a quella di suo padre, lo vide stringere i pugni.
«Adesso calmati», lo esortò Jessica prendendogli una mano tra le sue, «dobbiamo rispondere o capiranno che li stiamo ignorando».
«Hai ragione», approvò Michael ricambiando la stretta.
«Siamo qui, vi veniamo incontro padre», urlò Jessica per farsi sentire. «Prendimi in braccio, farò finta di essermi slogata una caviglia, altrimenti non si spiegheranno come mai non siamo tornati indietro. Soprattutto potrò risparmiarmi la compagnia di quell'uomo disgustoso fino all'ora di cena con la scusa di riposare», aggiunse rivolta a Michael.
Michael non se lo fece ripetere due volte e la sollevò tra le braccia, dirigendosi verso il torrente. Quando il duca li vide spuntare dai boschi la sua rabbia fu evidente: di certo guardarla tra le braccia di un altro non doveva fargli piacere.
«Temo di essermi slogata una caviglia», disse Jessica per bloccare sul nascere qualunque protesta, «ho bisogno che Michael mi porti, non ce la faccio a camminare».
«Certo, mia cara», rispose suo padre, «fortunatamente abbiamo fatto portare il calesse sulla strada principale: potrai tornare a casa con quello».
Jessica si limitò ad annuire, accompagnando il gesto con un espressione di dolore per rafforzare la sua condizione. Poi notò che insieme a suo padre e al duca c'era un terzo uomo armato di fucile e subito entrò in tensione.
«Dov'è quella bestiaccia?», chiese il duca alterato, non potendo sfogare la sua collera direttamente su Michael.
«I cavalli sono entrambi legati a un albero, dopo che avrò portato lady Jessica fino al calesse andrò a recuperarli, Vostra Grazia», rispose Michael pacato.
«Non ci sarà bisogno di recuperarli entrambi», rispose il duca con asprezza, «Stephen, fatti indicare la strada da questo stalliere a vai ad abbattere quella bestiaccia. Non voglio rivederla mai più», ordinò all'uomo.
«Non ne comprendo il motivo», intervenne Jessica tagliente, bloccando l'uomo che stava già iniziando ad attraversare il ruscello. «La giumenta non ha fatto niente di male, la colpa è stata mia, l'ho punta con questa spilla da balia che avevo usato per sigillare la manica della giacca che si era scucita», spiegò.
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Un mistero per lady Jessica
Genç Kız EdebiyatıATTENZIONE - LEGGERE IL CAPITOLO INTRODUTTIVO «I segreti, per una donna, sono come le spine per una rosa: più ce ne sono e più pungono.» Inghilterra, 1840. Lady Jessica Baker, figlia del Conte di Kerrik, si annoia nel collegio in cui è stata relegat...