Capitolo tre

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  Tate ed Ellen furono i primi ad accorgersene e quando si guardarono Ellen lesse nello sguardo di Tate la sua stessa idea. Poco dopo anche gli altri si accorsero di quello che era successo e tutti avevano lo stesso sguardo. Il portellone si era aperto poco,ma bastava solo una piccola spinta e si sarebbe spalancato, questo l'avevano capito tutti, solo che il furgone andava troppo veloce, se si fossero lanciatisi sarebbero spiaccicati al suolo. Dovevano aspettare che l'autocarro rallentasse, ma allo stesso tempo dovevano sbrigarsi prima che qualcuno si accorgerse di quello che era successo. Quegli attimi passarono in un profondo silenzio, nessuno parlava, come se ogni minimo rumore li avrebbe fatti scoprire.Erano tutti immobili con gli occhi fissi sullo spiraglio di luce che entrava dalla fessura che aveva creato il portellone aperto. Ellen adesso riusciva a vedere che era sera. Tutti erano tesi, pronti all'azione, come se fossero pronti ad andare sul campo di battaglia non appena gli avessero dato il via. Quegli attimi di tensione sembrarono a Ellen infiniti, non avrebbe saputo dire se fossero passati pochi minuti o molto di più, sapeva solo che poco dopo il furgone passò su un dosso e quello fu il momento buono, l'attimo fugace. Passando su quel dosso aveva rallentato il giusto per non spiaccicarsi al suolo, Tate non si fece scappare l'occasione:spalancò completamente il portellone,prese in braccio Ruth e saltò. Atterrò su due piedi come un vero professionista, si sbilanciò leggermente in avanti e stava per cadere sulle ginocchia, ma si rimise in equilibrio e iniziò a correre con Ruth in braccio che si stringeva al suo collo, per nulla spaventata, anzi sembrava quasi divertirsi, Ellen non ebbe il tempo di ammirare l'atterraggio di Tate perché si lanciò anche lei subito dopo di lui. Cadde sulle ginocchia, le sue ginocchia però ne uscirono per lo più intatte, solo una piccola sbucciatura, ma non era quella che le faceva male. Aveva messo le mani davanti per proteggersi e aveva funzionato per il suo scopo, solo che le aveva messe nel punto sbagliato, la mano sinistra era finita sua una pietra tagliente e si era graffiata, le stava uscendo del sangue, ma valutò che il taglio non era poi così profondo e che la ferita si sarebbe cicatrizzata in poco tempo, anche se le faceva male un accidenti. L'altra mano era in condizioni migliori anche se lo strusciamento su quella stradina di campagna le aveva procurato un bruciore così intenso che avrebbe volentieri urlato tutte le maledizioni che conosceva,ma si fece forza, digrignò i denti e si alzò . Con sua sorpresa vide che Tate era molto lontano da lei: in pochi secondi si era allontanato tantissimo, era davvero veloce. Mentre stava iniziando a correre al suo fianco sfrecciò August: -Tutto a posto pulce degli stivali ? e le fece di nuovo l'occhiolino. Ellen alzò gli occhi al cielo chiedendosi come fosse possibile che in una situazione come quella si mettesse a scherzare, iniziò a correre per raggiungerlo e dietro di lei notò che May era appena saltata e lo stesso stavano facendo gli altri, ma il furgone si era fermato, doveva essersi accorto di qualcosa. Questo spaventò Ellen abbastanza da farla accelerare e superare August che a quanto pareva, per essere un ladro, non era molto veloce. La sua intuizione era giusta, infatti dopo pochi secondi Ellen vide con la coda dell'occhio un uomo che scendeva dal furgone. Accelerò ancora di più fino a quando sentì degli e spari si girò per vedere: l'uomo bassino e pelato, non riusciva a vedere altro, aveva sparato al cielo per intimorire May e i gemelli che avevano messo subito un freno alla loro corsa,mentre notò che con l'altra mano teneva stretta la maglietta di Adelaide che era caduta e l'aveva afferrata subito. Ellen spaventata continuò a correre seguendo l'orma di Tate che inspiegalbimente con Ruth in braccio correva senza fermarsi a prendere fiato. L'uomo aveva rinchiuso di nuovo tutti nel furgone e adesso correva verso di loro; erano solo quattro i ragazzi in fuga: lei August Tate e Ruth. Continuò a correre nonostante le imprecazioni dell'uomo e gli spari e ringraziò sua madre. Se non fosse stato per lei avrebbe perso il fiato molto prima e sarebbe di sicuro in quel furgone. Non aveva mai capito perché sua madre insistesse tanto ad avere la sua compagnia quando andava a correre sulla spiaggia, ma adesso la ringraziava perché era grazie a quelle corse mattuttine che adesso forse sarebbe riuscita a scappare da quel pazzo maniaco.Sobbalzò quando sentii un altro sparo che le sembrò che l'avesse sfiorata di poco, si girò di scatto e vide August cadere come un sacco di patate. Quel fottuto bastardo l'aveva colpito. Ellen gridò spaventata, ma si fermò per pochi secondi e quando vide che quell'uomo si stava sempre più avvicinando, iniziò di nuovo a correre il più veloce che poté e più spaventata che mai. Corse così veloce che raggiunse Tate e riusciva a vedere il viso di Ruth, riuscì a vedere sul suo volto per la prima volta la paura e le lacrime che le scorrevano sul viso, mentre Tate continuava a correre anche se il suo passo stava iniziando a rallentare, forse per il peso di Ruth che non era una di quelle bambine tutt'ossa. All'improvviso Ellen sobbalzò di nuovo: un altro colpo di fucile liaveva raggiunti e aveva quasi sfiorato Tate: anche se non era stato colpito lo sparo fece sobbalzare anche lui e distratto da quel rumore inciampò, Ruth ruzzolò a terra e quando Ellen li raggiunse lo stesso aveva fatto l'uomo cheera ormai vicino. Tate si alzò velocemente, ma ormai correre era inutile l'uomoera troppo vicino e a quanto pareva aveva una buona mira, li avrebbe colpiti. Guardòla sorella e disse – Scappa Ruth, forza scappa. Lui invece si avviò verso l'uomo con aria minacciosa come se volessesfidarlo, Ruth non si mosse guardandolo senza capire e lo stesso Ellen cheaveva smesso di correre senza sapere nemmeno lei bene il motivo. Tate si giròdi nuovo e urlò – Scappate ... Ruth vai ti prego. Ellen, come se si fosse ripresada quel momento di pausa prese in braccio Ruth che non si muoveva e inziò acorrere. Le sembrò quasi che Tate le avesse accennato un grazie, ma non ci fecetroppo caso e corse il più veloce che poté, ma Ruth la rallentava, non facevaaltro che urlare di lasciarla, voleva correre verso il fratello. Non capivaquello che stava succedendo, forse i due stavano lottando dai rumori chesentiva, ma non si voltò mai indietro, doveva allontanarsi il più possibile,doveva essere veloce. All'improvviso sentì uno sparo e subito dopo l'urlostraziante di Ruth, non si girò indietro, aveva troppa paura di vedere lascena, Ruth continuava ad urlare: – Tate! Tate! lasciami andare,lasciami, Tate! Iniziò a singhiozzare, ma Ellen nonla lasciò e continuò la sua corsa, l'uomo doveva aver iniziato a seguirle, manon aveva sparato, 'non erano al tiro ' pensò, ed era notte, non le potevavedere bene, dovevano soltanto allontanarsi dalla luce. In lontananza Ellen vide la fine della strada,dopo di essa c'era un boschetto. Se soltanto fosse riuscita a raggiungerequella specie di bosco si sarebbero potute nascondere lì dietro qualche albero,ma ormai le forze iniziavano a mancarle, non poteva continuare a portare Ruthin braccio. Cosi la fece scendere, ma la tenne stretta per la mano : – Ti prego Ruth dobbiamo scappare devi correreadesso hai capito ? - No, dobbiamo prendere Tate- le risposesinghiozzando. – Tate ti ha detto di scappare ed è quello che devi fare hai capito ? -Tiprego Ruth. –Va bene. - Abbassò le spalle in segno diresa e puntò lo sguardo su i suoi piedi. Cosìtenendosi per mano iniziarono a correre. Non ci volle molto per arrivare al boschetto che stava al margine dellastrada, dovevano solo scavalcare lo spartitraffico, Ellen alzò Ruth e la fecescivolare lentamente dall'altro lato. Quando era ormai a cavalcioni sullospartitraffico si voltò indietro, ma non vide nessuno, tirò un sospiro di sollievo, poi d'improvviso si rese conto chenon c'era proprio nessuno, dove erano finiti August e Tate ? Era sicura chedovevano essere caduti nella direzione in cui guardava, ma nulla, non livedeva. Forse erano scappati, forse non avevano avuto ferite gravi, madov'erano ? Se fossero scappati li avrebbe visti, ma se non erano fuggiti chefine avevano fatto ? Maledizione! e cosa gli era accaduto ? Aveva sentito icolpi e aveva visto August cadere a terra, a Tate non sapeva cosa fossesuccesso, ma dalle urla di Ruth doveva essere caduto anche lui, e allora dov'erano? Mio Dio, erano morti?! Feriti ? Cosa gli era successo ? Non riusciva acapirlo, non trovava una risposta eppure non potevano essere spariti nel nulla.Ruth sobbalzò distogliendola dai suoi pensieri, non fece nemmeno in tempo a chiederleil motivo che lo capì da sola, aveva sentito lo stesso rumore che adessosentiva anche lei. Si affrettò a scendere dallo spartitraffico. L'inseguimentoera ricominciato. Ellen prese di nuovo per mano Ruth e iniziò a correre,dovevano riuscire a raggiungere una strada, quel boschetto doveva pur spuntareda qualche parte. Ce la potevano fare, una volta raggiunta la strada sarebbepassato qualcuno che li avrebbe aiutati. Continuavano a correre, ma nonriusciva a capire se avevano ancora quell'uomo alle calcagna oppure no, sapevasolo che non sarebbe riuscita a correre ancora per molto e lo stesso Ruth,oramai la stava trascinando, dovevano fermarsi anche solo per qualche minuto.Purtroppo non era in forma, nonostante le corse sulla spiaggia con la madre, ilsuo corpo non era più abituato a correre: erano tre anni che non lo faceva, aqualche metro da lei vide un albero più grande degli altri. Le infondevasicurezza,' li sarebbero state al sicuro per un po' , si disse. Quando lo raggiunsero ci impiegò un po' primadi riuscire a parlare: doveva riprendere fiato, non pensava di stare così malefinché non lo fece, le bruciava la gola come non mai e non riusciva a regolareil respiro. Le gambe le prudevano , doveva essere la circolazione, si accorseche anche Ruth faticava a riprendersi e le fece cenno di sedersi. Dovevanorestare per più di un minuto, sperò soltanto che quell'uomo non le avesse vistealtrimenti sarebbe stata la fine,avrebbero fatto tutto per nulla. Quando siriprese riuscì finalmente a rivolgere la parola alla bambina: - Ehy Ruth, comestai ? Ce la fai a correre ancora per unpo'? dobbiamo riuscire a chiedere aiuto.- – Mi fannotanto male i piedi.- – L o so, lo so. Ma dobbiamo farcela.- Ruth scoppiò in lacrime e affondò il viso nella pancia di Ellen.Singhiozzando e con le lacrime agli occhi disse: - Tate, Tate è morto ?- Ellen nonsapeva cosa rispondere quella domanda, l'aveva colta alla sprovvista, cosapoteva dirle ? La staccò dal suo corpo e le asciugò le lacrime con le dita, poi siabbassò per avere il suo viso contro il suo: - Hey, devi stare tranquilla, il tuo fratellone è forte, sono sicura chese la caverà. Sarà molto orgoglioso di te, quando gli racconterai di quanto seistata brava a correre e a raggiungere i soccorsi, vedrai, ti riempirà dicioccolate calde.- Ruthannuì, ma non smise di piangere silenziosamente, stava male, ma si rendevaconto del pericolo, era in allerta almeno quanto lei e si sorprese di quanto ibambini potevano improvvisamente smettere di esserlo nelle situazioni piùdifficili. Erano lì da quasi cinque minuti, era già troppo tempo, non potevanorimanere di più, dovevano muoversi. Aspettò però un altro paio di secondi perfar calmare Ruth quel tanto che bastava per rimettersi in fuga, per la primavolta in quell'attesa si rese conto che faceva davvero freddo. Il vento gelidole aveva sfiorato la pelle e si era sentita pungere l'epidermide come se tantipezzi di ghiaccio appuntiti la stessero perforando, si rese conto che i peli sistavano rizzando e le stava venendo la pelle d'oca. Quel gelo era ancora piùterribile sul suo corpo, accaldato come era dalla corsa, si sentiva bruciare lapelle ogni qual volta che il vento la sfiorava, dovevano riprendere la lorofuga, prese di nuovo la mano di Ruth è iniziò a correre. I suoi piedicontinuavano a muoversi , ormai sembrava quasi non accorgersene più, verso unameta che però non raggiungevano mai. Si era resa conto che si erano perse,dovevano attraversare il bosco seguendo la direzione in cui erano entrate e sarebbero arrivate alla strada parallela,ma non era ancora successo, era impossibile che quel boschetto fosse cosìgrande, dovevano per forza essersi perse, doveva aver cambiato direzione senzaaccorgersene e adesso chissà dove stavano correndo, forse stavano addiritturatornando indietro. Non aveva idea di dove fossero e non riusciva orientarsi,era troppo buio per vedere ad un palmo dal suo naso. Non riusciva nemmeno acapire se era seguita oppure no, a ogni rumore dietro di lei sobbalzava, senzasapere se fosse l'uomo con il fucile o se fossero gli animali. I passi di Ruthiniziarono a cedere, non riusciva più a starle dietro per quanto si sforzasse eormai anche lei aveva rallentato il passo, i muscoli delle gambe le imploravanopietà, non ne potevano più, erano giorni che non faceva altro che sforzarsi dicamminare ed erano giorni che lo faceva verso una meta vana. Per la prima voltada quando era entrata in quel boschetto non era più certa di farcela. Lasicurezza con cui aveva convinto se stessa che avrebbero raggiunto la strada echiamato i soccorsi stava svanendo e risaliva a galla solo la paura,l'ansia ela confusione. Non potevano continuare a correre senza senso, doveva cercare dicapire da che parte andare, di trovare la strada, si fermò di scatto, così diimprovviso che Ruth andò a sbattere contro la sua schiena. – Che succede ?-Le chiese con la sua fievole voce affannata dalla corsa. Ellen le fece cenno di zittirsi e si alzò sulle punte come se cosìpotesse allungare anche le orecchie e non solo il corpo. Dopo pochi secondi sul suo viso apparve un meraviglioso sorriso. – Hai sentito ? -Era il motore di una macchina quello, siamo quasi vicine Ruth.- La bambina le accennò un sorriso, ma non dimostrò altri salti di gioia o per la stanchezza o perché forse a differenza di Ellen, lei non aveva sentito un bel niente. Ellen si arrampicò su un albero, sapeva che la strada era vicina, doveva solamente trovare la direzione giusta, anche se era buio sperava che da un albero avrebbe visto la luce dei fari di una macchina o l'illuminazione della strada, qualcosa che le indicasse la via. Aveva intimato a Ruth di riposarsi sotto l'albero e di non muoversi, la bimba era ben felice di ubbidire al suo ordine. Era da un po' su quell'albero, ma non vedeva assolutamente niente,pensò che quel rumore era solo uno scherzo della sua mente che voleva a tutticosti sperare, credere di essere vicina alla salvezza, doveva essere stato unillusione, non c'era stato nessun rumore, aveva ormai perso le speranze e stavaper scendere dall' albero, quando si sentì illuminare per pochi secondi lagamba. Era stato il faro di una macchina che passava, ne era certa, si girò discatto, la strada era alle sue spalle era vicinissima, adesso sapeva chedirezione prendere. La gioia per aver visto la strada la fece distrarre,mise il piede sul ramo in modo sbagliato e il piede slittò, sbilanciandola, nonriuscì a evitare di gridare mentre scivolava giù dall'albero, successe tuttocosì in fretta che quando si portò la mano alla bocca ormai era troppo tardi.Aveva firmato la sua condanna a morte. Se quell'uomo era vicino adesso sapevache direzione prendere, era stata una stupida, una vera idiota, non avrebbedovuto urlare, avrebbe volentieri sbattuto la testa contro l'albero per la suacompleta idiozia, ma non c'era tempo da perdere, se l'uomo era davvero vicino, avevanoun motivo in più per arrivare allastrada. Prese di nuovo Ruth per mano che la guardava spaventata cercando dicapire cosa le era accaduto, ma non c'era tempo di spiegare, dovevano andareall'istante. Continuarono a correre e ormai erano vicine, riusciva a vederel'altro spartitraffico, ce l'avevano fatta. Forse l'uomo non l'aveva sentita,poi i suoi sogni andarono in frantumi. Sentì un rumore, un suono atroce che lerimbombò nelle orecchie: era un sparo, era lì, le aveva trovate e a pochi passida loro c'era la strada. Ce la potevano ancora fare, un ultimo sforzo e poi ...Non riuscì a terminare il pensiero, sentì un formicolio al collo qualcosal'aveva punta e poco dopi secondi un impatto come se qualcosa la spingesse aterra. Quando fu con la faccia nella terra, accasciata si rese conto di quelloche era successo, l'aveva colpita. Era finita, ed era tutta colpa sua, se soltantonon avesse gridato. – Ellen, Ellen ti prego alzati.- Ruth la scuoteva con le sue piccolemanine e piangeva accanto a lei. – Ruth scappa, raggiungi la strada e chiama i soccorsi.- Incominciòa sentirsi stanca, gli occhi le si chiudevano, era come si stesse addormentando,come se all'improvviso fosse stata colta da un sonno profondo. Era questo chesi sentiva quando si moriva ? -Ellen ... Lavoce di Ruth fu l'ultima cosa che sentì poi più nulla soltanto buio e freddo     

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 26, 2016 ⏰

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